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Figure retoriche: A Zacinto, Foscolo

di Ugo Foscolo
Figure retoriche:


Il sonetto si apre con una negazione forte, disperata ed eterna (ne più mai) che recide completamente le speranze del poeta di un ritorno all'amata isola natale (negazione ribadita in chiusura con: Tu non altro...).

Metricamente il componimento è costituito sullo schema: ABAB ABAB CDE CED
.
L'andamento tematico-emotivo nelle varie strofe tende, dopo la prima negazione, ad addolcirsi nella 1 e 2 strofa (le parole rima concorrono a questo effetto insieme alle immagini della natura e a quelle mitologiche), mentre nelle ultime due strofe il clima si fa più teso e scabro (eisglio, sventura, petrosa, sepoltura) e dolorso.

In generale la poesia si sviluppa come vocativo (Zacinto mia... che te specchi...Tu...), vale a dire che il poeta indirizza il suo lamento direttamente all'isola di Zante, personificandola e richiamandone alcuni aspetti geografici e mitologici (La nascita di venere, i viaggi di ulisse). Proprio con l'eroe omerico (ULisse appunto) il poeta (nella terza strofa) trova un punto di contatto; entrambi (pur se in modo diverso) sono infatti esuli dalla propria terra natia... la differenza sta però nel fatto che, se Ulisse potrà fare ritorno alla sua patria, Foscolo prevede per se stesso una sepoltura in terra straniera, lontano dagli affetti e quindi "illacrimata".


Perifrasi = V 2 “dove…giacque”

Sineddoche = V 7: “nubi”

Litote = V 6: “non tacque”

Antitesi = V 11: “baciò-petrosa”

a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura" (iperbato)



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