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Eliot: Assassinio nella cattedrale

di Thomas Stearns Eliot
Riassunto:

Siamo all’epilogo del dramma Assassinio nella cattedrale: Thomas Becket ha temuto l’omelia al suo popolo, ribadendo la sua posizione di contrasto con il re in nome della libertà della Chiesa che il re vuole asservire al suo potere. Ormai i cavalieri incaricati di ucciderlo stanno arrivando e il popolo e i sacerdoti consigliano l’arcivescovo a sprangare le porte della chiesa, a fuggire, a nascondersi. Ma Becket, che ha già vinto in cuor suo la bestia delle passioni e si sente pronto al giudizio di Dio, non vuole né sprangare le porte né fuggire perché è un prete, cristiano salvato dal Sangue di Cristo, pronto a soffrire col proprio sangue.
Questa breve scena del dramma di Eliot è molto movimentata, affollata di numerosi personaggi che però si esprimono collettivamente, per gruppi: i sacerdoti, il popolo (il coro delle donne), i cavalieri. In mezzo a tutti campeggia, veemente, Tommaso. Ognuno dei gruppi manifesta un particolare atteggiamento psicologico di fronte all’evento: i sacerdoti, pavidi e rinunciatori, non hanno capito a fondo il messaggio evangelico, troppo attenti e interessati alle cose del mondo, pronti quindi a piegarsi alle convenienze e alle circostanze. I cavalieri hanno da compiere un dovere di obbedienza al re, al più forte; provano gusto e accanimento nella loro missione, come giudica, capisce, sa di chi è il torto e la ragione, ma non può intervenire perché non conta niente (tanto più se è formato di sole donne pietose e piangenti); il suo turno sarà a cose avvenute, quando non potrà fare altro che disperarsi per un delitto di cui intuisce la gravità e su cui invoca la purificazione. Emerge sola, eroica, la figura di Tommaso, consapevolmente pronto alla morte in nome delle sue idee. Egli non combatte il re, ma testimonia la sua fede che ha già sperimentato in sé stesso vincendo le sue più forti passioni e che ora lo fa sentire uomo giusto, cristiano, prete, pronto ad accettare ogni prova per essere coerente alle sue scelte.
In questa conclusione il significato del dramma si amplia: la vicenda religiosa, lontana nel tempo, si sfronda in ogni caratterizzazione precisa e diventa emblema di ogni scelta di libertà morale, sacro diritto dell’uomo. Questa affermazione suonava coraggiosa nel 1935 mentre in Germania e in molti altri Paesi europei erano in pieno fulgore i regimi dittatoriali che avevano fatto dell’oppressione della libertà la loro bandiera.



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