Spiegazione
Con questa lettera il Carducci informa Giuseppe Chiarini della morte del suo unico figlioletto, Dante, di tre anni. Ricostruisce i vari momenti della malattia, poi si abbandona al ricordo affettuoso e compiaciuto del suo bambino, bello, intelligente, che gli metteva nell'anima una luce di bontà e di speranza. Nella prospettiva del triste domani, il poeta ha uno scatto di ribellione e una dichiarata professione di odio per ogni cosa. Conclude la lettera con un augurio per l'amico più caro: che l'ombra di un dolore simile al suo non lo minacci nemmeno lontanamente.
Commento
La lettera è una testimonianza d'affetto del Carducci per il suo bambino e della immediatezza con cui, dimenticando la sua formazione letteraria e le sue predilezioni culturali, il poeta vive tutto solo col suo dolore. Nessuna visione di paesaggio in cui si trasferisca e si concreti, come avviene di solito, il suo sentimento. La natura è assente; è nominata un momento per una dichiarazione di odio, subito corretta, per verità; ma nemmeno dopo la ritrattazione è invocata o ricordata come bellezza e forza rasseneratrice. Con l'amico il Carducci non ha pudori e può confessare di avere pianto e ruggito: la sua natura forte e battagliera si intravede in quel ruggire che meglio è chiarito dal cenno finale al suo odio contro il male, un odio impotente che preme sul cuore del povero padre senza poter trovare sfogo di vendetta. Di fronte alla morte non c'è possibilità di lotta.
Con questa lettera il Carducci informa Giuseppe Chiarini della morte del suo unico figlioletto, Dante, di tre anni. Ricostruisce i vari momenti della malattia, poi si abbandona al ricordo affettuoso e compiaciuto del suo bambino, bello, intelligente, che gli metteva nell'anima una luce di bontà e di speranza. Nella prospettiva del triste domani, il poeta ha uno scatto di ribellione e una dichiarata professione di odio per ogni cosa. Conclude la lettera con un augurio per l'amico più caro: che l'ombra di un dolore simile al suo non lo minacci nemmeno lontanamente.
Commento
La lettera è una testimonianza d'affetto del Carducci per il suo bambino e della immediatezza con cui, dimenticando la sua formazione letteraria e le sue predilezioni culturali, il poeta vive tutto solo col suo dolore. Nessuna visione di paesaggio in cui si trasferisca e si concreti, come avviene di solito, il suo sentimento. La natura è assente; è nominata un momento per una dichiarazione di odio, subito corretta, per verità; ma nemmeno dopo la ritrattazione è invocata o ricordata come bellezza e forza rasseneratrice. Con l'amico il Carducci non ha pudori e può confessare di avere pianto e ruggito: la sua natura forte e battagliera si intravede in quel ruggire che meglio è chiarito dal cenno finale al suo odio contro il male, un odio impotente che preme sul cuore del povero padre senza poter trovare sfogo di vendetta. Di fronte alla morte non c'è possibilità di lotta.