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Purgatorio Canto 13 - Riassunto

Appunto di letteratura italiana contenente il riassunto del tredicesimo canto (canto XIII) del Purgatorio dantesco.
Gli invidiosi, illustrazione di Gustave Doré

Tempo: Lunedì di Pasqua 11 aprile 1300, prime ore pomeridiane.

CORNICE II: La ripa e la via sono di pietra liscia, col livido color de la petraia. La cornice è percorsa da voci che gridano esempi di carità premiata e di invidia punita.

Personaggi: Dante, Virgilio, Sapia

Penitenti e pena: Invidiosi. Sono gli spiriti che guardarono con malevolenza la felicità altrui. Per contrappasso, ora sono coperti di cilicio e hanno gli occhi cuciti con il fil di ferro. Stanno seduti con le spalle poggiate contro la parete del monte e si reggono a vicenda. Ascoltano esempi di carità premiata e di invidia punita gridati da voci invisibili, e recitano le litanie dei santi.



Sintesi

Nella seconda cornice: tra gli invidiosi
Dante e Virgilio giungono sulla seconda cornice, larga come la prima ma di raggio minore. La parete e il pavimento della cornice appaiono lisci e nudi, del colore naturale della pietra; all'interno non c'è segno di anime penitenti. Per non attendere invano, Virgilio riprende con Dante il cammino.


Gli spiriti invisibili che invitano alla carità
Dopo qualche tempo i due poeti sentono volare vicini spiriti invisibili che gridano al loro indirizzo frasi improntate a esempi di carità: esse servono da rimprovero all'invidia, il peccato che viene espiato in questa cornice. Virgilio indica a Dante le anime dei penitenti che piangono appoggiati l'un l'altro contro la parete della montagna: i loro occhi sono cuciti da fil di ferro ed essi sono rivestiti di una cappa del colore della roccia.


La senese Sapìa
Dante si rivolge a loro e gli risponde la senese Sapìa, che, in vita, si rallegrò più delle disgrazie altrui che della propria fortuna, fino a parteggiare, durante la battaglia di Colle Val d'Elsa, per i nemici di Siena, la sua città. Tuttavia, nella parte finale della sua vita, Sapìa volle riconciliarsi con Dio, e sarebbe rimasta molti anni nell'Antipurgatorio senza l'intercessione di Pier Pettinaio, che recitò preghiere in suo suffragio. Al termine del racconto, chiede a Dante chi sia e perché porti gli occhi liberi dal fil di ferro.


Dante si confessa invidioso e superbo
Il poeta rivela di essere ancora vivo e Sapìa supplica Dante di ricordarla nelle sue preghiere e di rinnovare la sua memoria presso i parenti. Li troverà fra i senesi stolti che ripongono le speranze della propria rivalsa illudendosi di trarre vantaggio dal porto di Talamone, che hanno insensatamente attrezzato al commercio, senza sapere che, per il clima malsano del luogo, i capitani dell'armata navale vi perderanno la vita. Su queste battute polemiche si conclude il canto.


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