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Capitolo 17 de I Promessi Sposi - Analisi e Commento

Spiegazione, analisi e commento degli avvenimenti del diciassettesimo capitolo (cap. XVII) del celebre romanzo I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.
Renzo prega nella capanna


La struttura

Anche questo capitolo è direttamente collegato al precedente, di cui rappresenta la continuazione: Renzo, uscito dall'osteria di Gorgonzola, si accinge a continuare il viaggio verso la salvezza, in direzione di Bergamo. La narrazione è divisa in due parti: nella prima, è descritto il cammino del giovane che attraversa un bosco alla ricerca dell'Adda; nella seconda, con il ritrovamento del cugino Bortolo, si apre una nuova fase, quella dell'abbandono, almeno temporaneo, della propria patria. Si può dire che, strutturalmente, questo particolare momento della storia di Renzo si ricolleghi al capitolo XI, quando il narratore osservava che egli si stava impegnando a favorire i piani di don Rodrigo, meglio e più in fretta di quanto avrebbe potuto fare Azzeccagarbugli.
Evidenziando la struttura della macrosequenza che comprende i capitoli XI-XVII, risulterà una narrazione continua, in cui la vicenda non si conclude con la chiusura di un capitolo, ma ogni volta prosegue in quello successivo; è inoltre evidente il rapporto tra storia (i fatti realmente accaduti) e invenzione (le avventure di Renzo, personaggio di fantasia).


Lo spazio e il tempo


L'opposizione esterno - interno
Anche nei capitoli milanesi, come già in precedenza, la rappresentazione dello spazio è strutturata simbolicamente secondo la coppia oppositiva esterno-interno. Il fuori è rappresentato innanzitutto dalle piazze e dalle strade di Milano, agli occhi dell'ingenuo forestiero un vero e proprio labirinto, il che richiede, per essere attraversato, l'aiuto di una guida: così, è facile affidarsi a chi si mostra tanto servizievole. Per le vie della città, Renzo compie importanti esperienze che contribuiranno alla maturazione e all'arricchimento della sua personalità: l'esterno è quindi negativo, nel momento in cui il giovane si trova coinvolto in situazioni pericolose, ma gli permette, al tempo stesso, di uscire dall'ambiente ristretto di altre strade e altre piazze (quelle del villaggio) per allargare i propri orizzonti misurandosi con l'ignoto.
Nel capitolo diciassettesimo, l'esterno è rappresentato dal bosco che conduce all'Adda, confine tra il territorio milanese e quello veneto. In questo caso, lo spazio si carica di un significato simbolico particolarmente intenso, perché il viaggio di Renzo è fisico e spirituale insieme. Infatti, non si tratta soltanto di attraversare un luogo avvolto nel silenzio e nelle tenebre, quanto soprattutto di vincere un disordine interiore che proietta inquietudini e ossessioni sul paesaggio circostante. Nel momento in cui il coraggio e la determinazione stanno per venirgli meno, il giovane sente un mormorio d'acqua corrente: l'intervento della Provvidenza gli si manifesta prima con il ritrovamento dell'Adda, poi con quello della capanna, il rifugio improvvisato nel quale trascorre la notte. È significativo che, nel momento culminante della crisi, lo spazio appaia a Renzo talmente ostile da volerne assolutamente uscire; al contrario, dopo il superamento delle difficoltà, l'esterno perde i suoi connotati negativi e il giovane non esita a internarsi sempre più nel bosco.
Agli esterni, di volta in volta negativi o positivi, si oppongono gli interni, le osterie, che incarnano il luogo dell'inganno e della violazione di ogni codice morale e i cui padroni si dimostrano egoisti, interessati esclusivamente ai propri affari e un po' troppo curiosi.
La capanna dove Renzo trascorre la notte in riva all'Adda invece, connotandosi positivamente come luogo del riscatto morale e religioso del protagonista, si configura come nuova casa, equivalente di quella abbandonata precipitosamente dopo la notte degli imbrogli.


II tempo
Per quanto riguarda il tempo, diciamo che la vicenda narrata nei capitoli XI-XVII si svolge in un arco molto breve, da sabato 11 novembre a lunedì 13, anche se il lettore potrebbe avere l'impressione di una durata molto maggiore. Ciò è dovuto alla particolare struttura della macrosequenza: si pensi che, all'inizio del XII capitolo, la pausa rappresentata dalla disgressione sulla carestia interrompe e rallenta il racconto che, anche in seguito, si articola intorno alla minuziosa descrizione di pochi episodi (il tumulto, l'osteria della luna piena, l'arresto e la fuga di Renzo, il suo viaggio verso il Bergamasco), arricchiti da numerosi interventi del narratore. Come al solito, non si indica esplicitamente la data; tocca al lettore dedurla dalle espressioni che sottolineano il trascorrere del tempo. Infine, soprattutto nel XVII capitolo, è evidente che anche il tempo, come lo spazio, può avere un significato simbolico. La notte rappresenta, per Renzo, un momento di prova (o di tentazione: è alla fine della giornata, a sera tardi o di notte, che egli si reca nelle osterie). Il giovane è turbato, inquieto, pieno di paura e ormai vicino alla disperazione, ma riesce a recuperare la fiducia in se stesso che è soprattutto fiducia in Dio e nel suo aiuto. Così facendo, lascia spazio all'intervento della Provvidenza che non è di tipo miracolistico, ma richiede la collaborazione personale dell'individuo.
Il cambiamento ormai avvenuto in Renzo è segnalato da un mutamento temporale: il passaggio dalla notte all'alba, il cui cielo, sfumato di innumerevoli colori, è il simbolo della pace ritrovata. La liberazione dalla sfiducia, dalla stanchezza, dalla delusione amara, la riconquista di una coscienza limpida e pulita sono simboleggiate dall'elemento luminoso, dai colori della luce che fa impallidire la luna, la cui presenza ha dominato i momenti negativi del racconto (la notte degli imbrogli, l'attraversamento del bosco).



I personaggi e i nuclei tematici


La formazione del protagonista
Nei capitoli che lo vedono spettatore-attore di tanti fatti, Renzo si misura con se stesso e mette alla prova risorse interiori e capacità; inoltre, si scontra con la società del suo tempo e con le forze complesse, e spesso oscure, che la governano: in questo modo, viene a contatto con altri uomini che non appartengono al suo villaggio e alla quotidianità (sono degli estranei, in genere pericolosi).
Si potrebbe dire che le vicende del giovane si configurano come un Bildungsroman, o romanzo di formazione, in cui le due direttrici di scontro prima ricordate sono strettamente legate fra loro: Renzo conosce se stesso quando e nella misura in cui conosce gli altri.
Il modello narrativo offerto dal romanzo di formazione sviluppa un'analisi della vita del protagonista dall'infanzia alla maturità. A rigor di termini, non sarebbe questo il nostro caso, perché la storia di Renzo è seguita dal narratore per la brevissima durata di tre giorni. Eppure, proprio in un periodo di tempo così ristretto, si compiono nel suo animo quelle trasformazioni che, in altri individui, si produrrebbero forse nel giro di anni: l'esperienza provoca in lui una maturazione profonda sul piano intellettuale, morale e religioso. Di solito, il protagonista del romanzo di formazione compie un lungo viaggio per completare e raffinare la propria educazione: nel caso di Renzo, il viaggio a Milano e l'attraversamento del bosco sono poco significativi quanto a durata, ma molto importanti in termini di maturazione. L'itinerario di Renzo è quindi non solo fisico ma anche e soprattutto spirituale; è la conquista della maturità e della coscienza adulta.


Le tecniche narrative
Il capitolo è incentrato sulla figura di Renzo che riflette e commenta i fatti di cui è stato protagonista; di conseguenza, la tecnica narrativa prevalente è quella del soliloquio che permette al giovane di instaurare una specie di colloquio a distanza, soprattutto con il mercante dell'osteria di Gorgonzola che ha distorto gli avvenimenti e accusato un innocente. Il soliloquio fa emergere anche i valori morali e cristiani di Renzo, in opposizione a quelli del mercante, impegnato a difendere la bottega e i propri interessi. Nella parte conclusiva del capitolo, il dialogo con il cugino Bortolo rivela finalmente un uso nuovo della parola, non più ingannatrice, ma positiva, sincera e volta all'aiuto del prossimo.



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