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Il Kantismo


La diffusione del Kantismo avviene dopo la pubblicazione delle Critiche (1781-1791). L’interesse dei dotti tedeschi si polarizza su di esso, tanto che la critica fu definita un libro rivoluzionario al pari della Bibbia. Si deve però distinguere uno sviluppo della propagazione scolastica del Criticismo da quel processo più complesso di fermento della cultura tedesca per mezzo di esso. L’uno ha come esponenti: Reinhold, Maiman; l’altro: Herder, Goethe, Schiller.
Già negli ultimi del ‘700 la cultura germanica è attraversata da correnti irrazionalistiche che si manifestano soprattutto con lo Sturm und Drang. L'irrazionalità dello Sturm und Drang è in antitesi con il razionalismo della filosofia illuministica, invece con quello di Kant mostra qualche affinità. Kant traccia i confini dell'intelletto e del mondo dell'esperienza per superarli con la ragione, le cui idee penetrano nel noumeno. Anche gli irrazionalisti avvertono che la vita non può seguire le leggi dell'intelletto e contrastano col Kant codificatore delle leggi dell'intelletto. D'altra parte Kant deriva da quel procedimento sintetico della mente, proprio della spontaneità dello spirito.
Il giudizio riflettente è la forma di giudizio che meglio rivela la creatività della sintesi a priori.
Era inoltre diffusa la filosofia spinoziana (le varie manifestazioni per Spinoza non sono che i modi di essere della sostanza) e l'"Io penso" Kantiano tende ad elevarsi fino a conquistare la funzione della sostanza spinoziana, tende cioè a richiamare a sé tutta la realtà noumenica e a farsi centro dell'universo.
La filosofia critica, nei limiti in cui l'aveva concepita Kant, doveva segnare la fine di ogni metafisica costruita con puri concetti della ragione e circoscrivere la conoscenza umana nell'ambito dei fenomeni. Ma essa nelle fasi successive sorpassava da tutti i lati quei confini e penetrava nei domini che voleva precludere allo spirito umano. Nella dottrina della conoscenza, la fondazione critica dell'esperienza fenomenica esigeva l'attività d'una coscienza universale, che rappresentava di per sé sola un principio di valore assoluto, dotato d'una produttività spontanea, incompatibile con qualunque produzione empirica.
Nell'etica poi, questa prima incursione nel mondo soprasensibile si consolidava in un possesso della volontà morale; e infine nella teleologia e nell'estetica si svelava il significato soprasensibile anche del mondo fenomenico, si indicava un modo di considerare l'esperienza ben diverso da quello della scienza della natura. Ciò che impediva al criticismo di evolversi in idealismo era <<la cosa in sé>> che come termine fuori di ogni relazione, si sottrae alla conoscenza, la quale per l'appunto è una relazione.
Ma la cosa in sé racchiudeva due significati: da una parte essa era il limite inferiore della conoscenza, cioè quel quid sconosciuto che è causa o stimolo alla presenza delle sensazioni in noi dall'altra, essa era il limite superiore dell'attività conoscitiva, cioè quel soggetto assoluto da cui procedono le forme a priori della conoscenza e dell'azione.  Ma dai prosecutori di Kant fu presa in considerazione la prima ipotesi e prevalse la tendenza a dimostrare che non vi si racchiude nessun mistero, nessuna cosa.
Infatti al di là del fenomeno sensibile non esiste nulla e se sembra che vi sia qualcosa è dovuto ad un illecito trasferimento delle categorie di sostanza e di causa in una presunta sfera che va al di là dell'esperienza.
L'inclinazione dell'oggetto puro <<in sé>> doveva portare come conseguenza un'immensa estensione del compito di quel soggetto assoluto che formava l'opposto limite della conoscenza.
Posto che il fenomeno non fosse l'apparenza d'un soggetto esso non poteva essere che la manifestazione del soggetto dello spirito. Bisognava dimostrare in che modo e in che senso lo spirito si fenomizza nel mondo.

Seguaci del Kantismo scolastico furono Ficthe, Schelling ed Hagel le cui filosofie sono un processo evolutivo.



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