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A Terza, David Maria Turoldo

Testo della poesia A terza di David Maria Turoldo con parafrasi, analisi, figure retoriche e commento.
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A Terza è una poesia di David Maria Turoldo contenuta nella raccolta "O sensi miei".





A Terza: testo poesia

A me un paese di sole
una casa
leggera, un canto
di fontana giù
nel cortile.
E un sedile di pietra.
E schiamazzo di bimbi.
Un po' di noci
in solaio,
un orticello
e giorni senza nome
e la certezza
di vivere.



Parafrasi

Datemi un paese soleggiato, ed una semplice casa in cui stare, dove nel cortile è presente il suono armonioso dell'acqua della fontana, un sedile in pietra e tanti bambini che giocano. Con delle noci nel solaio, un orto da coltivare e dove il passare dei giorni non ha importanza dato che si ha la certezza di vivere.



Analisi e commento

Innanzitutto, cosa significa "A Terza"? È una poesia legata all'orario della vita monacale: a terza sono le nove del mattino. Nella riforma di San Benedetto, i monaci hanno iniziato a pregare in momenti specifici durante il giorno, seguendo il calendario romano. Avevano le preghiere del mattino, chiamate Lodi, subito dopo l'alba, poi Prima, verso le 6 del mattino, seguita da Terza alle 9, Sesta a mezzogiorno, Nona alle 3 del pomeriggio e infine i Vespri al tramonto.

Questa poesia la si può dividere in due parti. Nella prima parte lo scrittore sembra accontentarsi della semplicità: un cielo soleggiato, una casa che non rappresenta un peso (basti pensare a chi la compra facendo un mutuo perché non ha i soldi necessari per comprarla), il suono dell'acqua in movimento di una fontana nel cortile interno della casa, un sedile di pietra (rappresenta il passato, una struttura solida solida che regge nel tempo) su cui potersi sedere per pensare e veder giocare allegramente dei bambini (che rappresentano il futuro), delle noci nel solaio, un orticello. Queste sono tutte cose realizzabili, il poeta non sta chiedendo nulla di impossibile. Tuttavia, nella seconda parte stravolge tutto quando detto prima desiderando cose impossibili come la spensieratezza di vivere senza pensare troppo ai giorni che mancano alla morte.



Figure retoriche

  • Metafora = un paese di sole (v.1).
  • Sinestesia = canto di fontana (vv. 3-4). L'autore combina sensazioni diverse, come il suono della fontana con il movimento dell'acqua.
  • Accumulazione = l'intera poesia è un elenco di cose che desidera il poeta.
  • Ossimoro = "giorni senza nome" (v. 11). I giorni della settimana hanno un nome perché in questo modo è più facile organizzare il tempo e gli impegni, ma il poeta gli attribuisce l'espressione "senza nome", che è in contrasto con l'uso abituale che si fa coi giorni, proprio per sottolineare una ricercata spensieratezza.
  • Enjambement = "una casa / leggera" (vv. 1-2); "un canto / di fontana" (vv. 3-4); "giù / nel cortile" (vv. 4-5); "di noci / in solazio" (vv. 8-9); "certezza / di vivere" (vv. 12-13).



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