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Salvatore Quasimodo: Oboe Sommerso

Commento:
Nella sua prima raccolta, Acque e terre, pubblicata nel 1930, Quasimodo si era abbandonato al ricordo nostalgico del passato, della famiglia e della terra d’origine con un linguaggio vicino a quello di Ungaretti. Più matura e originale risulta questa seconda raccolta, Oboe sommerso, pubblicata nel 1932 e considerata la prima, coerente manifestazione del nostro Ermetismo letterario. I contenuti prevalenti sono l’esilio dalla mitica e sognata terra d’origine, la solitudine, il sentirsi straniero nel mondo, la prefigurazione della morte. Emerge anche, nelle liriche del libro, il tema dell’intensa ricerca di una verità metafisica, pur se non in modo così significativo come in altri ermetici, quale per esempio Luzi.
Il linguaggio delle liriche di Oboe sommerso risulta molto allusivo e simbolico; la grammatica stessa viene forzata, come a rendere il senso di una dissociazione interiore di cui il poeta soffre. Coerentemente con il titolo, sono frequenti nei componimenti del libro le analogie con la musica, fin dalla prima lirica, intitolata a un strumento musicale, l’oboe, appunto.



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