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Occhiali, poesia di Edoardo Sanguineti (con spiegazione)

Lo scrittore Edoardo Sanguineti ci descrive il suo rapporto con e senza occhiali attraverso una sana autoironia e alcuni punti di riflessione.
occhiali-poesia

Occhiali è una poesia di Edoardo Sanguineti scritta nel 1982 e contenuta nella raccoltà Segnalibro.





Occhiali: testo poesia

Mi sono riadattato agli occhiali (che la patente, a me, rende obbligati, ormai,
in un paio solo di giorni: vedo tutto più netto: (ma niente mi è, per questo,
diventato migliore, in verità: un semaforo è sempre un semaforo, un marciapiede
è un marciapiede: e io sono sempre io, così)
(quanto al doloroso senso di capogiro,
vaticinato, con l’emicrania, da un Istituto Ottico di corso Buenos Aires, al quale
mi sono rivolto, questa volta, l’ho sperimentato e l’ho superato): (l’oculista
affermava che, con il tempo, io mi ero costruito una mia rappresentazione arbitraria
della realtà, adesso destinata, con le lenti, a sfasciarsi di colpo):
e ho potuto
sperare, per un attimo, di potermi rifare, a poco prezzo, una vita e una vista)



Analisi del testo

Il tono della poesia è divertente, dato che l'autore fa autoironia sul suo difetto della vista che è comune a tantissime altre persone, e oggigiorno ancora di più dato che viviamo con lo smartphone continuamente in mano. Infatti, qualcuno potrebbe anche vedere se stesso nella situazione del poeta.
Da notare che quasi al termine di ogni frase e anche nel mezzo di essa, l'autore aggiunge delle spiegazioni e informazioni aggiuntive tra le parentesi tonde.



Figure retoriche

  • Paronomasia = "vita, vista" (v. 11).
  • Enjambement = "un marciapiede / è un marciapiede" (vv. 3-4); "l’oculista / affermava" (vv. 7-8); "rappresentazione arbitraria / della realtà" (vv. 8-9); "ho potuto / sperare" (vv. 10-11).



Commento

Il titolo della poesia è "Occhiali" perché questo è il tema su cui ruota tutta la poesia, ovvero una montatura con vetri correttivi che sono indossati da chi non riesce a vedere normalmente ciò che gli sta intorno. Il poeta usa l'espressione "riadattato", e con ciò lascia intuire che li indossava già da prima, ma senza alcun obbligo, mentre adesso questo obbligo c'è ed è dovuto alla visita oculista per il rinnovo della patente. È più che normale che col passare degli anni la vista di una persona va peggiorando, specialmente se si è già portatori di occhiali ed Edoardo dice che gli sono bastati un paio di giorni per riabituarsi a portarli. Secondo il poeta, portare gli occhiali o non portarli è la stessa identica cosa, dato che i semafori e il marciapiede (elementi della strada) ed anche egli stesso, li vedeva anche prima, solamente che adesso non ha più quel mal di testa e quel senso di vertigine tipico di chi presenta disturbi alla vista. Adesso che indossa nuovamente gli occhiali è riuscito a superare l'esame oculistico tenutosi all'Istituto Ottico di corso Buenos Aires (situato a Genova, la sua città natale), e l'oculista gli ha spiegato che non sente tutto questo bisogno di portare gli occhiali (sebbene clinicamente deve portarli obbligatoriamente per guidare) perché si è abituato a vedere ciò che ha intorno in modo sfocato (nella sua realtà) e adesso con gli occhiali può ritornare a vedere le immagini nitide.
A questo punto Edoardo Sanguineti gioca con le parole, alludendo al fatto che per un attimo ha sperato che gli occhiali, oltre alla vista, avrebbero anche aggiustato la sua vita, e in questo caso sarebbe stato un grande affare! Il gioco di parole nasce dal fatto che le parole "vita" e "vista" sono molto simili, e anche perché chi ha problemi alla vista non vede bene le lettere a distanza e poi perché gli oculisti hanno l'abitudine di dire: "una volta indossato gli occhiali non potrai più farne a meno. Ti cambiano la vita!".
Ed ecco che il poeta giocosamente si aspettava appunto che gli cambiassero la vita, ed invece nella sua vita è rimasto tutto come prima.



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