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Essere rondine, Mario Luzi: parafrasi, analisi, commento

Appunto di letteratura sulla poesia Essere rondine di Mario Luzi: testo, parafrasi, analisi del testo, figure retoriche e commento.
Essere-rondine-Mario-Luzi

Essere rondine è una poesia del poeta fiorentino Mario Luzi ed è contenuta nella raccolta "Per il battesimo dei nostri frammenti" (1985).





Essere rondine: testo poesia

Sgorgano
l'una dall'altra
esse, traboccano
fuori dal loro primo caldo gruppo, l'una
dopo l'altra, disfano
le loro rapide pattuglie
sbandando sotto la loro impavida veemenza
ed eccole si lanciano,
nero zampillo ricadente,
su, alte nell'aria, ma poco -
è solo
un primo assaggio
quello, un primo guizzo
di compressa fiamma
poi allungano
ciascuna più in alto - ciascuna
più, vorrebbe - il loro getto
ma non oltre il perimetro
del loro aereo campo,
non oltre il dominio della loro forza

e toccato quel limite rientrano
planando ad alta quota,
impetuosamente si rituffano
nella conca di quella
inesauribile fontana.

C'è pena
o c'è felicità in quel fervere
o in quell'affannarsi?
che c'è in quel vorticare
della vita dentro i suoi recinti?
Sono libere
quelle anime
ma libere di muoversi
a un ritmo segnato…
che dice la molle ricaduta
che cosa la razzante ascesa
e la frenetica frecciata -
si occulta spesso,
talora si lascia leggere
un pensiero
scritto in ogni parte
in ogni parte operante.
Lo esprimono
forse esse, lo gridano con strazio ed ebrietà,
ne infuriano-
è questo il loro essere rondini,
in quella irrequietudine è la loro pace.




Parafrasi

Le rondini emergono una dopo l'altra dal loro primo caldo raggruppamento, svolazzando e superandosi con audacia. Man mano sbandano e si sparpagliano, e si lanciano in alto, ma solo per un breve istante, come un primo assaggio di fiamma compressa, poi si elevano sempre più, desiderando volare ancora più in alto, ma restando sempre dentro i confini del loro territorio aereo e delle loro capacità di volo. Quando raggiungono il limite, ritornano planando ad alta quota e poi riprendono nuovamente il volo verso il cielo.
C'è gioia o sofferenza in questa calorosa partecipazione o in questo affanno? In questo continuo gironzolare fino a un certo limite? Le rondini sono libere, ma libere di muoversi solo fino a un certo punto. La loro leggera discesa, la loro ascesa veloce e la loro frenetica volata si rivelano spesso nascoste, talvolta leggibili come un pensiero scritto in ogni parte e in ogni azione. Forse, con strazio e inebriamento, esse lo gridano questo pensiero, furiosamente, ed essere rondini significa proprio questo: trovare la loro pace anche nella irrequietudine.



Analisi e commento

Il poeta osserva un gruppo di rondini nel cielo e per i termini utilizzati nel descriverli sembra che il cielo sia una grande fontana dal quale fuoriescono (sgorgano) a zampilli le rondine. Inizialmente sono un gruppo unito, come delle pattuglie, poi qualcuna sbanda e si perde il volo sincronizzato. Nella prima parte della poesia, il poeta ha usato molti verbi come "sgorgano", "traboccano" e "si rituffano", insieme a sostantivi come "zampillo", "guizzo" e "getto" che sono legati all'acqua, che simboleggia la vita.

Il poeta si focalizza sul volare incerto e spezzato delle rondini, come se fossero presi da un continuo stato di agitazione. Sembra che queste piccole creature volino a scatti, e anche se in certi momenti sembrano volare più in alto, rimangono sempre nei loro confini come se fossero rinchiuse in un recinto invisibile.
Il loro volo è pieno di energia che si libera con forza e passione, ma anche con sofferenza e frenesia. È difficile dire se provino pena o felicità nel loro sforzo frenetico all'interno dei confini della loro esistenza.
Le rondini non volano con la stessa sicurezza e determinazione di un falco, che domina nel cielo. In un primo momento al poeta sembra che questa loro natura possa essere una sorta di condanna. Le rondini appaiono incomplete, incapaci, e questo si riflette nel loro volo tormentato e incerto. Ma poi, il significato della poesia si rivela inaspettatamente diverso.
Il poeta inizia ad apprezzare la vera gioia e pace delle rondini che consiste nel vivere al massimo la propria natura di rondine, nell'essere se stesse senza badare ai giudizi esterni. La libertà di queste creature consiste nel sentirsi parte del mondo pur non essendo tra gli uccelli più imponenti.
Queste riflessioni colpiscono profondamente il poeta, che si rende conto di essere spesso lui stesso artefice della propria sofferenza. Quante volte abbiamo desiderato di essere diversi, migliori, più forti, o di avere più tempo e spazio nella propria vita? Forse bisogna davvero essere rondine, cioè fare come le rondini e gustarci ogni momento della vita, anche quelli che sembrano meno piacevoli o addirittura brutti, perché se riuscissimo a fare questo allora saremo veramente liberi.



Figure retoriche

  • Iperbato = "sgorgano ... esse" (vv. 1-3); "allungano ... più in alto" (vv. 16-17)
  • Analogia = tra il cielo che viene paragonato a una fontana inesauribile e le rondini che sono paragonate alle gocce d'acqua che fuoriescono da questa fontana, ovvero dal cielo.
  • Epanadiplosi = "ciascuna più in alto – ciascuna" (v.17).
  • Antitesi = "ma libere di muoversi a un ritmo segnato" (vv. 34-35).
  • Anadiplosi = "in ogni parte" (vv. 42-43).
  • Personificazione = "gridano" (v.45).
  • Climax ascendente = "strazio, ebrietà, infuriano" (vv. 46-47)
  • Enjambement = "sgorgan / l'una dall'altra" (vv. 1-2); "traboccano / fuori" (vv. 3-4); "l'una / dopo l'altra" (vv. 4-5); "disfano / le loro rapide pattuglie" (vv. 5-6); "sbandando / sotto la loro impavida veemenza" (vv. 7-8); "è solo / un primo assaggio" (vv. 12-13); "un primo assaggio / quello" (vv. 13-14); "un primo guizzo / di compressa fiamma" (vv. 14-15); "ciascuna / più" (vv. 17-18); "il perimetro / del loro aereo campo" (vv. 19-20); "rientrano / planando" (vv. 22-23); "si rituffano / nella conca" (vv. 24-25); "di quella / inesauribile fontana" (vv. 25-26); "c'è pena / o c'è felicità" (vv. 27-28); "vorticare / della vita" (vv. 30-31); "sono libere / quelle anime" (vv. 32-33); "un pensiero / scritto" (vv. 41-42); "lo gridano / con strazio" (vv. 45-46).



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