Durante una passeggiata per i campi, il poeta osserva ciò che vede, ovvero un campo arato solamente per metà, ma a catturare la sua attenzione è un aratro abbandonato. A questo punto inizia a sentire i rumori delle lavandaie che lavano i panni sbattendoli nell'acqua e i suoni delle loro cantilene per ritmare il lavoro. La poesia "Lavandare" di Giovanni Pascoli si conclude con riferimenti alla stagione autunnale e allo sconforto di una donna che ha visto partire il suo amato verso un altro paese ed è passato molto tempo dall'ultima volta che l'ha visto, e si paragona proprio a quell'aratro lasciano in mezzo al campo in quella parte ancora non seminata.
Indice
Lavandare: tutte le figure retoriche
In questa pagina trovate tutte le figure retoriche di Lavandare, poesia di Giovanni Pascoli del 1891. Tra le figure retoriche principali vi sono quelle di suono (onomatopee e allitterazioni) e poi la similitudine e la metafora. Per saperne di più su questa poesia vi invitiamo a consultare la sezione Lavandare - Pascoli, invece se siete interessati solamente alle figure retoriche non dovrete far altro che restare qui e continuare la lettura di questo appunto.Iperbato
Nei vv. 4-5 è presente la parte "dalla gora viene", cioè proviene dal canale, che separa l'aggettivo "cadenzato" dal verbo "sciabordare".E cadenzato dalla gora viene / lo sciabordare della lavandare
Onomatopea
Nel v.5 viene utilizzata una parola onomatopeica che ci porta a immaginare il rumore dei panni che le lavandaie sbattono nell'acqua per lavarli.sciabordare
Nel v.6 vi è un'altra parola onomatopeica, sempre riferita alle lavandaie, in particolare all'energia che ci mettono nel lavare i panni.
tonfi
Metafora
Nel v.7 è presenta una metafora perché "la frasca" sta per fogliame, quindi l'intera espressione sta a significare che nevicano le foglie, a ogni soffio di vento. Attraverso questa metafora l'autore ci dice indirettamente che è la stagione autunnale.nevica la frasca
Sinetesia
Nel v.6 è presente una sinestesia perché vi sono due termini che appartengono a sfere sensoriali diverse. In precedenza abbiamo detto che presa singolarmente la parola "tonfi" è un onomatopea, quindi appartiene alla sfera sensoriale dell'udito, mentre la parola "spessi" appartiene alla sfera sensoriale visiva oppure tattile.tonfi spessi
Chiasmo
Nel v.6 la struttura dei versi è la seguente: sostantivo (tonfi) e aggettivo (spessi); aggettivo (lunghe) e sostantivo (cantilene).con tonfi spessi e lunghe cantilene
Nel v.7 la struttura dei versi è la seguente: sostantivo (vento) e verbo (soffia); verbo (nevica) e sostantivo (frasca).
il vento soffia e nevica la frasca
Antitesi
Nel v.9 è presente la figura retorica dell'antitesi perché il verbo "partire" significa allontanarsi da un luogo, invece il verbo "rimasta" indicata fermezza, che si è rimasti nel medesimo posto. Nel caso in questione, a partire è l'amato della donna e lei ci è rimasta di sasso, cioè malissimo.partisti | rimasta
Similitudine
Nel v.10, ovvero nel verso conclusivo della poesia, la donna che soffre di solitudine per l'assenza prolungata dell'amato, si paragona a un aratro lasciato in un campo a riposo. Questa similitudine è molto potente perché ci permette di capire i versi iniziale dove l'autore osserva quell'aratro nel campo arato per metà, di conseguenza possiamo apprendere che anch'egli sta vivendo una situazione di solitudine o di incomprensione.come l’aratro in mezzo alla maggese
Allitterazione
Allitterazione della R e della T nei v.2, v.5, v.8, v.9.resta, aratro, pare
sciabordare, lavandare
torni
partisti, rimasta
Enjambement
Un paio di volte il verso viene interrotto per poi continuare in quello successivo. La figura retorica in questione è quella dell'enjambement.pare / dimenticato" (vv. 2-3)
viene / lo sciabordare (vv. 4-5)