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Per il rotto della cuffia - Significato

Perché si dice "Per il rotto della cuffia": origine, spiegazione e come si usa nella lingua italiana.

Per il rotto della cuffia è un modo di dire italiano il cui significato potrebbe non essere di immediata comprensione per chi lo dovesse sentire senza saperlo associare al contesto, eppure è largamente utilizzato... sebbene non faccia riferimento alle cuffie per ascoltare la musica o quelle che si usano in piscina, bensì alla terminologia in uso nell'epoca medievale.



Significato

Questo modo di dire sta a significare che si è riusciti a superare una situazione difficile o un pericolo a stento o all'ultimo istante.

È sinonimo di altri modi di dire: "per un soffio", "per un pelo", "cavarsela alla meglio", "a malapena".



Origine

Come già accennato, per cuffia non s'intende l'aggeggio moderno e, sono ben tre le possibili origini di questo modo di dire. Eccovele:

1) Duello tra cavalieri
La cuffia era la parte della cotta di maglia indossata sotto l'elmo. Durante un duello fra cavalieri poteva accadere che uno di questi venisse colpito al capo e che l'elmo fosse trapassato dall'arma (una spada, un'ascia, un falcione ecc.). Essendo la cuffia un'ulteriore rivestimento protettivo posto al di sotto dell'elmo, in certi casi era in grado di salvare la vita al cavaliere, che avrebbe potuto continuare a combattere o arrendersi (quando consentito). Da qui il modo di dire "per il rotto della cuffia".


2) Giostra medievale del Saracino o della Quintana
Nel Medioevo feudale si tenevano dei tornei, conosciuti anche come giostre (giostre medievali), che anche ai giorni nostri vengono praticate per rispettare la tradizione locale. Nella giostra della Quintana il cavaliere (a cavallo) avrebbe dovuto infilare la lancia nell'anello sospeso al braccio destro di un fantoccio statico e allo stesso tempo passare sotto di esso (possibilmente evitando di sbattere la testa).
Nella giostra del Saracino, il cavaliere avrebbe dovuto colpire il bersaglio posto alla mano del fantoccio girevole che, a sua volta, avrebbe attaccato il cavaliere con l'altro braccio per via della sua natura girevole (quella in foto nell'articolo è probabilmente la versione più fedele usata nel Medioevo).
Il cavaliere, quindi, oltre a colpire il bersaglio avrebbe dovuto evitare il contrattacco del fantoccio e, spesso, capitava che questi venisse colpito nella cuffia (cioè alla testa). I colpi subiti alla cuffia (anche se questa si fosse rotta) erano ritenuti validi, a patto che il cavaliere non cadesse dal cavallo. Da qui potrebbe essere nato il modo di dire "per il rotto della cuffia", perché il cavaliere, seppure al limite della situazione, ce l'avrebbe fatta a superare la prova.


3) Cinta di una città
Esiste un'altra curiosa interpretazione che non ha nulla a che vedere con la figura del cavaliere. In questo caso con il termine cuffia era intesa la parte della cinta di una città (il perimetro di una città, come difesa). Chi "passava per il rotto della cuffia" erano coloro che per entrare o uscire da un assedio sfruttavano una piccola breccia (o una piccola crepa) aperta nelle mura poste in protezione della città.

Questa spiegazione è avvalorata dal componimento Satire di Ludovico Ariosto, nel cui testo usa il termine "muro" come sinonimo della parola "cuffia":
Uno asino fu già, ch'ogni osso e nervo
Mostrava, di magrezza; e entrò, pe 'l rotto
Del muro, ove di grano era uno acervo;
E tanto ne mangiò che l'èpa, sotto,
Si fece più d'una gran botte grossa
(Satire 1. 247-51)



Come si usa?

Questo modo di dire viene utilizzato per far notare che c'è mancato davvero poco per fallire o per aver scampato un pericolo proprio all'ultimo.

Studente: Con questa interrogazione il mio 5 e mezzo passerà a 6?
Professore: Confermo, ma mi aspettavo di più da te. Per quest'anno te la sei cavata per il rotto della cuffia!

Attento!!! Stavi per cadere in quel tombino sprovvisto di coperchio: non sei caduto per il rotto della cuffia.



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