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Paradiso canto 31 Analisi e Commento

Spiegazione, analisi e commento degli avvenimenti del trentunesimo canto del Paradiso (Canto XXXI) della Divina Commedia di Dante Alighieri.
La Madonna, illustrazione di Gustave Doré

Sintesi

La descrizione del paradiso
Da questo momento in poi, la poesia della Commedia consiste principalmente nella descrizione del Paradiso, della rosa dei beati e degli angeli, dei miracoli di luce in cui si manifesta la realtà sublime, del sentimento e degli atteggiamenti di amore e carità che ricolmano questo luogo, dell'ordine divino che presiede con giustizia e amore alla struttura dell'anfiteatro, fino alla finale visione di Dio. Alcuni importanti episodi scandiscono però ancora quest'ultima parte della narrazione: in questo canto ad esempio avviene il congedo di Beatrice da Dante con la contemporanea comparsa dell'ultima sua guida, S. Bernardo.


Il congedo di Beatrice
Si conclude in questo canto l'attiva presenza di Beatrice come guida, iniziata nel Paradiso terrestre. Come già era accaduto con Virgilio sulla vetta del Purgatorio, anche qui Dante non si accorge del momento in cui la sua santa guida scompare: l'aveva ancora vista un'ultima volta così trasfigurata in bellezza da non essere quasi più creatura umana (cfr. canto xxx, vv. 14-33), ora non la trova più al suo fianco, e lo stupore è tale da renderlo quasi scortese con la nuova santa guida, S. Bernardo, poiché senza alcuna esitazione chiede dove ella sia. Gli viene indicata ormai collocata tra gli altri beati, su uno dei seggi più alti, ed egli le rivolge una sublime preghiera (vv. 79-90) nella quale riassume tutta la propria esperienza d'amore e la propria vita terrena, tutti i propri sentimenti per lei, donna e insieme simbolo, e tutta la propria vicenda poetica. L'ultima risposta di Beatrice a Dante è un sorriso, quel gesto che ha percorso l'intera storia spirituale del poeta.


S. Bernardo
Dopo Virgilio e Beatrice, l'ultima guida di Dante è S. Bernardo, scelta molto significativa.

Nato in Borgogna nel 1091, entrò nel 1112 nel monastero benedettino di Citaux. Tre anni dopo fondò un nuovo monastero a Clairvaux (da cui il suo appellativo) e alla sua morte ben 68 saranno i monasteri da lui fondati. Pochi santi seppero accomunare come Bernardo due qualità considerate antitetiche: l’azione e il misticismo. Instancabile fu la sua opera di intervento in tutte le questioni della Chiesa in appoggio a papi e vescovi, nella lotta contro le eresie, nella formazione dell’ordine dei Templari, nella predicazione della seconda crociata (1146), e divenne figura davvero centrale nella storia politica e religiosa d’Europa. Tanto fervore di iniziative si univa in lui con un assoluto distacco dai valori mondani, con uno slancio ascetico di straordinaria forza. Fu chiamato dottore contemplante e doctor melliluus, a indicare la dolcezza che «luiva come miele» dalle sue parole. Tra le sue opere ricordiamo il De Gratia et libero arbitrio e il De consideratione, sulla dignità del pontefice (citato da Dante nell’Epistola a Cangrande della Scala). Morì nel 1153 e fu canonizzato da Alessandro III nel 1174.


Il trionfo della Madonna
Già nel cielo delle Stelle Fisse avevamo assistito a un trionfo della Vergine (canto xxiii), con il canto di lode e le invocazioni dei beati trionfanti, mentre veniva incoronata da una luce angelica. Ora assistiamo qui a un'altra pagina del culto mariano di Dante, un nuovo più alto trionfo: Maria situata sul gradino più alto dell'anfiteatro nel punto centrale irradia una luce ardente che si diffonde come un alone intorno a lei, più forte di ogni altra luce dei beati, circondata da angeli festanti con le ali aperte mentre tutti i beati godono della sua sublime bellezza. Si riflette in questa immagine la raffigurazione canonica della Madonna tipica nella pittura medievale italiana, molto familiare a Dante.



Commento

Passeggiando per il cielo
Il percorso di Dante s'avvia verso i gradi più avanzati della visione mistica, alla realizzazione dell'itinerarium mentis in Deum (= itinerario della mente in Dio). La vista si potenzia e il pellegrino comincia a "gustare" il Paradiso. Si placano le ansie, l'affanno di una vita si scioglie nel piacere di Dio. L'anima si rasserena, gli occhi oziano tranquillamente in uno spazio che possiede il respiro dell'infinito e la misteriosità del sacro. La condizione essenziale dell'incontro con Dio è il silenzio profondo, in cui si realizza il massimo della concentrazione e il più appagante abbandono. Il pellegrino si guarda intorno alla ricerca della sua donna, ma s'accorge che Beatrice non c'è più. La perdita è il segno di una mancanza dolorosa, ma anche il tramite del passaggio allo stadio successivo della conoscenza e dell'acquisizione. La morte non è che un istante di transito da una condizione a un'altra: così Beatrice muore per lasciar posto a San Bernardo, la teologia lascia spazio alla mistica. Anche Dante muore, però per rinascere in una nuova dimensione. Scompare il pellegrino in ricerca, nasce il cristiano che "gusta" Dio. È come aprirsi a un incontro d'amore: l'intensità dell'attesa e della passione si esplica nella contemplazione intensa dell'oggetto amato, il desiderio si manifesta come tensione diretta alla fusione. Ma prima Dante piange la perdita di Beatrice; il pianto esorcizza il dolore e lo risolve; con le lacrime scorre via l'angoscia, e il cuore si prepara sgombro all'incontro decisivo. Quando la vede lassù, tra i beati, non può che cantarle un nuovo inno di lode, nell'attesa di ritrovarla per sempre nella dimensione eterna del Paradiso, parte integrante di quel corpo mistico a cui ogni cristiano partecipa. C'è in questi versi tutta la sapienza dei mistici medievali, il loro amore-carità che, attraverso i sei stadi mistici, conduce all'estasi, culmine di ogni desiderio. La conquista successiva è preceduta però da momenti umanissimi di piacevole vagabondare con gli occhi per gli spazi infiniti del cielo e di angoscia tristissima nella scoperta di non trovare più accanto a sé la sua donna. Questo è il destino umano: scoprire che la felicità non è che un sogno. Ma il destino del cristiano è un altro: la bellezza esplosiva della sua donna in mezzo agli altri beati indica il senso di una metamorfosi continua, di un'eternità che supera le apparenze e riscatta le perdite. La lode acquista perciò le caratteristiche di una preghiera religiosa, sacralizzando i termini di una dichiarazione che è comparsa già ne La Vita Nova, e Beatrice, figura del Cristo, diventa ora prefigurazione della Vergine Maria. Dante infatti, guardando là dove rivolge gli occhi intensamente San Bernardo, vede splendere, nella candida rosa, colei che, da madre del Cristo, è diventata madre dell'umanità intera: lo splendore intenso di Beatrice appare, al confronto, più modesta cosa, ma gli occhi del poeta si stanno ormai adattando al grandioso divino. Una nuova donna s'affaccia sulla scena della vita di Dante, ma, senza Beatrice, ogni ulteriore sogno di grandezza sarebbe miseramente fallito nella selva oscura della colpa e della limitatezza terrena.



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