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Paradiso canto 26 Analisi e Commento

Spiegazione, analisi e commento degli avvenimenti del ventiseiesimo canto del Paradiso (Canto XXVI) della Divina Commedia di Dante Alighieri.
San Giovanni, illustrazione di Gustave Doré.

Analisi del canto

Da S. Giovanni ad Adamo
Il colloquio con S. Giovanni nella prima parte del canto (vv. 1-69) conclude il triplice esame di Dante sulle virtù teologali. Il simbolico recupero della vista (vv. 70-81) segna il passaggio alla nuova situazione del dialogo con Adamo (vv. 82-142).


L'esame sulla carità
L'argomento è trattato da Dante dal punto di vista filosofico e teologico, con rigore logico piuttosto che con slancio sentimentale: tutte le risposte coincidono nell'indicare in Dio l'oggetto, il fine unico dell'amore, che si rivolge poi alle altre creature solo come riflesso. Così Dante indica agli uomini la via da seguire per raggiungere la felicità eterna: la carità è infatti l'unica delle virtù teologali che ancora opera nel Paradiso e in eterno, in presenza di Dio, dato che fede e speranza non hanno più motivo di esistere.


L'incontro con Adamo

Significativamente, la prima figura che compare a Dante appena concluso l'esame sulle virtù teologali è quella di Adamo, padre di tutti gli uomini. Il colloquio vuole risolvere alcune questioni vive nella cultura dell'epoca, e sulle quali Dante intende esprimere la propria convinta opinione. Esse sono presentate in ordine di importanza, a partire dall'unico problema di interesse assoluto, quello morale del peccato originale: esso fu un peccato di superbia, per la trasgressione dei limiti imposti da Dio e per il desiderio, analogo a quello di Lucifero, di potersi fare uguale a Lui. I due dubbi sul tempo della nascita di Adamo e sulla durata della permanenza nell'Eden sono aspetti particolari, collegati alla visione medievale della Bibbia come narrazione di episodi storicamente precisi.


La questione della lingua

Si affronta per ultima la questione della lingua usata da Adamo. L'interesse di Dante alla storia della lingua è molto noto, e si riflette soprattutto nell'importante trattato del De volgari eloquentia. Per questo la questione della lingua usata da Adamo è tema appassionante, all'interno della mentalità cristiana medievale, per chi come Dante crede nel linguaggio come strumento fondamentale di espressione umana. Significativa, ed estremamente moderna, è dunque la risposta fornita in questo canto: ogni linguaggio, e quindi anche quello di Adamo, è sottoposto alle leggi naturali della trasformazione, così che le parole che risuonarono nel Paradiso terrestre erano già completamente scomparse e dimenticate ai tempi della torre di Babele.




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