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Paradiso canto 2 Analisi e Commento

Spiegazione, analisi e commento degli avvenimenti del secondo canto del Paradiso (Canto II) della Divina Commedia di Dante Alighieri.
La Luna fotografata da Apollo 12

Analisi del canto

I canti dottrinari e le macchie lunari
Nella costruzione complessiva della terza cantica, risulta evidente l'alternanza di canti dottrinari, dedicati cioè alla discussione di questioni «scientifiche» e teologiche nel senso lato del termine, con canti poetico-narrativi, dedicati cioè alla descrizione del regno celeste e agli incontri e racconti con gli spiriti beati. Il canto II è senza dubbio uno dei più significativi esempi di canto dottrinario. Qui la trattazione volge sulla causa delle macchie lunari, questione che appare marginale ai lettori moderni, ma che per Dante riveste evidentemente notevole importanza. Tale interesse si giustifica collocando la questione all'interno della cultura scientifico-teologica del poeta, per la quale ogni aspetto fisico del mondo si inseriva nell'ordine metafisico dell'universo. La trattazione di tali problemi era oltretutto molto di moda al tempo, come dimostrazione della profondità e ricchezza della propria cultura.


La teoria delle macchie lunari
La questione delle macchie lunari offre a Dante lo spunto per discutere ed esporre una delle strutture fondamentali della cosmologia teologico-scientifica medievale: tutte le realtà terrene, comprese le nature umane, sono determinate dalle influenze celesti, che discendono dai diversi cieli, in ognuno dei quali si diversifica quel Bene, quella Virtù unica, che ha sede nel nono cielo, il Primo Mobile, e che deriva direttamente dall'Empireo, cioè da Dio. In questo si realizza il disegno provvidenziale dell'ordine universale. Le macchie lunari costituiscono un aspetto particolare e sicuramente secondario di tale sistema cosmologico, ma Dante lo affronta subito tanto per motivi narrativi (il cielo della Luna è il primo che incontra nella sua ascesa), quanto per fornire al lettore uno strumento generale ed essenziale di conoscenza per l'interpretazione del viaggio celeste. Nella trattazione di questo argomento individuiamo come caratteristici del canto gli strumenti logico-espressivi del ragionamento scolastico e del linguaggio scientifico filosofico (ad esempio, l'esposizione tecnica dell'esperimento ottico ai vv. 97-105).


L'apostrofe al lettore
La prima apostrofe del Paradiso, in posizione di rilievo quale sempre è l'apertura di canto (vv. 1-18), rappresenta quasi una nuova introduzione alla cantica. In essa si riconfermano l'eccezionalità del viaggio di Dante e la difficoltà della materia che verrà affrontata, da cui consegue la necessità di un pubblico ristretto e dotto. L'immagine poetica usata è quella tradizionale della vita come mare e dell'uomo come barca che lo attraversa: piccioletta barca (v. i), legno (v. 3), vostri liti (v. 4), pelago (v. 5), l'acqua (v. 7), l'alto sale (v.13), ecc.


VEDI ANCHE: Paradiso Canto 2 - Figure retoriche



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