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Purgatorio Canto 10: analisi, commento, figure retoriche

Spiegazione, analisi e commento degli avvenimenti del decimo canto del Purgatorio (Canto X) della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Esempio di umiltà, illustrazione di Gustave Doré

In questo canto si chiudono le porte del Purgatorio e i due poeti si avviano lungo un sentiero in salita, fino a quando non si fermano perché non sanno più come proseguire. Qui osservano che sulla parete del monte ci sono bassorilievi con raffigurati esempi di umiltà (Maria, David, l'imperatore Traiano) e incontrano i superbi che scontano la loro pena procedendo sotto il peso di enormi massi.



Analisi del canto

La prima cornice del purgatorio
Il canto X aggiunge nuove informazioni riguardanti la struttura del Purgatorio: la descrizione strutturale della prima cornice del monte del Purgatorio, le raffigurazioni scolpite sulla parete, i penitenti e il contrappasso per chi si è peccato di superbia.


Bassorilievi sulla parete
Il canto dedica ampio spazio (vv. 28-99) alla descrizione dei bassorilievi marmorei sulla parete della cornice, ovvero delle immagini scolpite con un intaglio così perfetto che agli occhi di Dante sembrano animate e parlanti. In esse sono raffigurate episodi di umiltà gloriosa (l'Annunciazione dell'arcangelo Gabriele a Maria; l'Imperatore Traiano accanto a una vedova in lacrime) che servono da avvertimento per i penitenti (i Superbi), e la loro perfezione è dovuta al fatto che sono un'opera da Dio (che non ha eguali).


Penitenti e pena
Nell'Antipurgatorio sono collocati i penitenti non ancora idonei a sottoporsi all'espiazione delle pene nelle Cornici, pertanto in questo canto si trovano i veri spiriti che stanno scontando la pena con gradi di colpa diversi. Ci sono i penitenti come nell'Inferno, con la differenza che nell'Inferno le anime sono costrette a sopportare una pena eterna, invece nel Purgatorio le sofferenze a cui sono posti hanno una fine. Un'altra differenza rispetto all'Inferno è che la pena più grave del Purgatorio è proprio quella di Superbia che si trova nella prima cornice, ovvero il luogo del Purgatorio più distante da Dio. Ricordiamo che nell'Inferno la pena più grave (di frode) era collocata nel cerchio IX (l'ultimo dell'Inferno), in cui scontano la loro pena i traditori dei benefattori, come Bruto, Cassio e Giuda.


L'apostrofe ai lettori
Nella parte conclusiva del canto (vv. 121-139) Dante rivolge una severa apostrofe ai lettori per condannare la superbia e la vanità degli uomini, e questo è un tema che sarà presente anche nel canto XI.



Le figure retoriche

Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del decimo canto del Purgatorio. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 10 del Purgatorio.

Mal amor = anastrofe (v. 2). Cioè: "l'amore male indirizzato delle anime".

Sì come l’onda che fugge e s’appressa = similitudine (v. 9). Cioè: "come un'onda che si avvicina e si allontana".

In accostarsi / or quinci, or quindi = enjambement (vv. 11-12).

Lo scemo de la luna / rigiunse = enjambement (vv. 14-15).

Liberi e aperti = endiadi (v. 17).

Incerti / di nostra via = enjambement (vv. 20-21).

Solingo più che strade per diserti = similitudine (v. 21). Cioè: "più solitario che le strade nel deserto".

Addorno / d’intagli = enjambement (v. 31-32).

L’angel che venne in terra col decreto de la molt’anni lagrimata pace = perifrasi (vv. 34-35). Per indicare l'angelo Gabriele.

Col decreto de la ... pace = iperbato (vv. 34-35)

Pareva sì verace = similitudine (v. 37). Cioè: "pareva così verosimile".

Imagine che tace = sinestesia (v. 39). Sfera sensoriale della vista e dell'udito.

Quella ch’ad aprir l’alto amor volse la chiave = perifrasi (vv. 41-42). Per indicare Maria.

Propriamente / come = enjambement (vv. 44-45).

Come figura in cera si suggella = similitudine (v. 45). Così: "così veritiero come una figura impressa sulla cera".

Che m’avea / da quella parte = enjambement (vv. 47-48).

‘l cuore ha la gente = anastrofe (v. 48). Cioè: "dove le persone hanno il cuore, a sinistra".

Col viso = sineddoche (. 49). Cioè: "con lo sguardo", il tutto per la parte.

E vedea di retro da Maria = enjambement (vv. 49-50).

Ne la roccia imposta = anastrofe (v. 52). Cioè: "scolpita nella roccia".

Similemente al fummo de li ‘ncensi che v’era imaginato, li occhi e ‘l naso e al sì e al no discordi fensi = similitudine (vv. 61-63). Cioè: "Allo stesso modo, il fumo dell'incenso lì raffigurato rendeva discordi i miei occhi e il mio naso nell'affermare e nel negare".

Una vista / d’un gran palazzo = enjambement (vv. 67-68).

Sì come donna dispettosa e trista = similitudine (v. 69). Cioè: "come una donna indispettita e corrucciata".

Dispettosa e trista = endiadi (v. 69).

L’alta gloria / del roman principato = enjambement (vv. 73-74).

Traiano imperadore = anastrofe (v. 76). Cioè: "imperatore Traiano".

Pieno / di cavalieri = enjambement (vv. 79-80).

Come persona in cui dolor s’affretta = similitudine (v. 87). Cioè: "come una persona in cui il dolore incalza".

Ch’ei convene / ch’i’ solva = enjambement (vv. 91-92).

Colui che mai non vide cosa nova = perifrasi (v. 94). Per indicare Dio.

Visibile parlare = sinestesia (v. 95). Sfera sensoriale visiva e uditiva.

Mi dilettava di guardare l’imagini di tante umilitadi = metonimia (v. 98). La materia per l'oggetto, le immagini anziché gli esempi di umiltà.

E per lo fabbro = perifrasi (v. 99). Per indicare Dio, che ha creato gli esempi di umiltà.

Lo fabbro loro = anastrofe (v. 99). Cioè: "il loro fabbro".

A veder care = anastrofe (v. 99). Cioè: "preziose a vedersi".

Li occhi miei = anastrofe (v. 103). Cioè: "i miei occhi".

Non vo’ però, lettor, che tu ti smaghi = apostrofe (v. 106).

Che tu ti smaghi / di buon proponimento = enjambement (vv. 106-107).

Come Dio vuol che ‘l debito si paghi = similitudine (v. 98). Cioè: "come Dio esige che si saldi il debito delle colpe".

Veggio / muovere a noi = enjambement (vv. 112-113).

Condizione / di lor tormento = enjambement (vv. 115-116).

A terra li rannicchia = anastrofe (v. 116). Cioè: "li fa curvare a terra".

E disviticchia col visoenjambement (vv. 118-119).

Col viso = sineddoche (v. 119). Il tutto per la parte, il viso anziché gli occhi.

Ciascun si picchia = metafora (v. 120). Cioè: "può indicare che i superbi si battono il petto, oppure avere valore impersonale, nel senso che ognuno di loro è tormentato dalla giustizia divina".

Sì come vermo in cui formazion falla = similitudine (v. 129). Cioè: "proprio come un verme che non si è del tutto sviluppato".

Come per sostentar solaio o tetto, per mensola talvolta una figura si vede giugner le ginocchia al petto, la qual fa del non ver vera rancura nascere ‘n chi la vede; così fatti vid’io color, quando puosi ben cura = similitudine (vv. 130-135). Cioè: "Come talvolta si vede una figura (cariatide) rannicchiata con le ginocchia al petto, per sostenere un soffitto o un tetto a mo' di mensola, la quale attraverso la finzione fa nascere un vero affanno a chi la vede, fatti così vidi io quei penitenti, quando li osservai con attenzione".

Vera rancura nascere = anastrofe (v. 133). Cioè: "fa nascere un vero affanno".

Così fatti / vid’io = enjambement (vv. 134-135).

Più pazienza avea = anastrofe (v. 138). Cioè: "aveva più pazienza".



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