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Muoia Sansone con tutti i Filistei - Significato

Cosa significa "Muoia Sansone con tutti i Filistei"? Chi era Sansone? Chi erano i Filistei? Origine e spiegazione di questa espressione biblica.

Espressione che indica il comportamento di colui che pur di compiere la sua vendetta è consapevolmente disposto ad andare incontro al medesimo destino delle sue vittime. La locuzione deriva da un passo dell'Antico Testamento (Libro dei Giudici, XVI, 30) in cui Sansone fece crollare l'abitazione nella quale si trovava con tutti i Filistei, provocando oltre alla loro morte anche la propria.



Chi era Sansone e chi erano i Filistei?

Sansone, il cui nome deriva dal ebraico Shimshon, che significa "piccolo sole" era focoso come il sole e bello come un Dio. Era dotato di un'incredibile forza, un dono che gli era stato conferito direttamente da Dio. Un angelo aveva avvertito la madre che al nascituro (Sansone) non avrebbero dovuto tagliargli i capelli perché proprio da essa sarebbe dipesa la sua forza. Ogni volta che si presentava un'occasione sfavorevole per Sansone lo spirito del Signore lo investiva per aiutarlo. Sansone era spesso in conflitto con i Filistei, un popolo che per quarant'anni aveva messo in balìa gli israeliti. Era abbastanza spavaldo nei confronti dei Filistei, poteva permetterselo grazie allo spirito del Signore che gli permetteva prevalere sempre su di loro, ma per quanto lui fosse apparentemente invulnerabile, non lo erano le persone che gli stavano vicino.
Durante il viaggio per chiedere in sposa una delle figlie dei Filistei, incontrò un leone e lo uccise, dalla carcassa notò una colonia di api da cui prese del miele. Al banchetto Sansone propose un indovinello agli invitati: "«Dal divoratore è uscito il cibo e dal forte è uscito il dolce»." la cui risposta sarebbe dovuta essere "il miele e il leone".
Sansone aggiunse che avevano 7 giorni per risolverlo, nel caso ci fossero riusciti avrebbero avuto trenta tuniche e trenta vesti, viceversa sarebbero stati loro a donare altrettanto. I Filistei, non furono in grado di risolverlo da soli e per nulla intenzionati a perdere, iniziarono a minacciare la sposa di Sansone; quest'ultima riuscì a farsi rivelare la risposta da Sansone e poi la riferì in segreto ai Filistei. Quando i Filistei al settimo giorno risolsero l'enigma dicendo «Che c'è di più dolce del miele? Che c'è di più forte del leone?», Sansone capì di essere stato raggirato e per rabbia uccise trenta uomini per sottrarre loro le vesti per darle agli invitati della sposa.
Il padre della sua sposa (che ricordiamo era Filisteo), probabilmente infastidito del fatto che Sansone ha ucciso per banali motivi (un indovinello) molti Filistei, la fece maritare con l'amico di nozze e questo scatenò la furia di Sansone che si vendicò bruciando tutto il raccolto di questo popolo usando 300 volpi (legando le loro code a due due aveva messo in mezzo alle code una fiaccola). Quando i Filistei scoprirono che i loro raccolti sono stati bruciati per colpa del tradimento della donna, la bruciarono insieme al padre. Ma Sansone non voleva che la moglie venisse messa in mezzo e, quando venne a sapere di questo fatto atroce, volle nuovamente vendicarsi compiendo una strage nel villaggio filisteo. Quando Sansone si ritira nella caverna della rupe di Etam viene catturato da tremila Giudei che lo legano promettendogli che non gli avrebbero fatto del male; i Filistei vedendolo legato erano felici perché pensavano che fosse la volta buona per eliminarlo, ma ecco che interviene lo spirito del Signore che carbonizza le corde e Sansone mediante una mascella d'asino trovata per caso riesce a uccidere mille uomini.
Un giorno i Filistei stanchi di perdere decisero di sfruttare Dalila, un'altra donna di cui Sansone si era innamorato, e riescono a corromperla per mille e cento sicli d'argento ciascuno. Dopo tanti tentativi Dalila riesce a farsi rivelare da Sansone il suo punto debole ed ottenne il denaro che gli era stato promesso dai Filistei.
Dio ha sempre aiutato Sansone fino a quando non lo disubbidisce sposando Dalila, e quello che segue è una punizione del Creatore nei confronti di Sansone.
Una notte Dalila fa addormentare Sansone sulle sue ginocchia in modo che uno dei Filistei possa radergli le sette trecce. Notando che Sansone aveva perso la forza, i Filistei sfruttano il momento favorevole per infierire su di lui cavandogli gli occhi, infine lo legano con catene di rame e lo portano a Gaza a girare la macina della prigione.
Passò del tempo e i capelli di Sansone cominciarono a ricrescergli, di conseguenza anche la sua forza stava tornando, ma era rimasto comunque cieco. Durante un grande sacrificio in onore del loro dio Dagon per ringraziarlo per aver permesso loro di catturare il loro nemico, Sansone si fa guidare da un fanciullo verso le colonne portanti della casa per appoggiarsi. Ed è qui che Sansone pronuncia la fatidica frase "Muoia Sansone con tutti i Filistei"; invoca per l'ultima volta il Signore per vendicare la perdita dei suoi occhi e con tutta la forza fa crollare la casa: con lui muoiono più persone di quante ne abbia uccise in tutta la sua vita.



Come si usa?

In genere è buona educazione non augurare la morte e nessuno, nemmeno per scherzo, tanto meno la propria, pertanto quando viene citata questa frase viene utilizzato il condizionale "Se Sansone deve morire allora muoia Sansone con tutti i Filistei". Quindi, solo se si dovesse verificare la prima condizione (la morte di Sansone), si attiverà quella successiva (la morte di un numero maggiore di persone, quella dei Filistei). Per quanto riguarda la storia di Sansone, lui aveva già in mente di morire in quel modo per vendicarsi del danno subito e proprio per questo motivo la versione originale è sprovvista del condizionale "Muoia Sansone con tutti i Filistei".
Anche se questa frase parla di morte, in realtà viene usata più per il fallimento, ovvero "se perdo o se fallisco, che perdano o che falliscano tutti insieme a me" oppure "se io affondo, affonderemo tutti".



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