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Noia: Analisi e commento - Ardengo Soffici

Testo, analisi e commento della poesia "Noia" di Ardengo Soffici, noto scrittore e pittore italiano della scena artistica del '900.

Pubblicata sulla rivista «Lacerba», il 13 marzo 1915 e successivamente riedita in Bif & zf + 18. Simultaneità e chimismi lirici, Edizione della Voce, Firenze 1915.



Testo

Dalle 8,45 alle 10,10
ho visto il mondo insanguinato
nel rettangolo di un vetro vermiglio
con queste epigrafi in lettere di maiolica bianca:
Antagra Bisleri,
guarisce la gotta e la diatesi urica;
Nocera Umbra,
(sorgente angelica)
acqua minerale da tavola gazosa e digestiva.
Non c'è più speranza di vivere
nell'assooluto della gioia o dell'alto spleen,
fuori delle contingenze.
Il prisma dei tempi e dei sentimenti
muore al dettaglio, arenato come il sifilitico sole:
il calendario è al bigio fisso.

La modernità è lontana come il melodramma di di Ramsete II;
le più grandi città non sanno disfarsi della primavera,
che ritorna ogni anno come un usciere con la sua citazione verde di praterie;

gli archi elettrici
fanno l'articolo della luna, casa fondata nell'anno I dell'Eternità,

e le stelle
trovan sempe una pozzanghera che le specchia o un bell'occhio che le sposa.

I tramways son rondini gialle
stridenti radendo le strade;
i treni girellano per le campagne come seminari in fila;
le automobili sono burrasche primitive di vento e polvere;
e i tauben, il nome stesso dice che sono colombe.
Il cielo solo appare una crema impazzata;
ma anche i biglietti di banca
odoran di fiori di mandorlo.

Tutto si ripete e ricalca le vie di ogni giorno.
L'orologio che non batte le ore
che ogni sessanta minuti precisi,
e non si riposa mai,
né fa lo scherzo di mettersi a girare all'indietro,
è il simbolo legalizzato di questa vita
che ci annoia.

Tutti gli usci son chiusi come l'apocalisse;
ogni camera ha un segreto idiota
di bidets, di camicie mauve, di pelli sudate, di giuramenti e di fotografie.

- Fiordi! non mi sc river più che tu mi ami:
il cuore ha chiuso gli sportelli, come le banche,
per una moratoria di tristezza.

Sans blague!
La vita non è più che un fatto diverso
diffuso nel tempo dai cronisti dei grandi quotidiani;
l'iimbecillità è la legge mostruosa del Tutto-Nulla.
L'ultima girandola della fantasia
brucia in silenzio nelle vetrine dei pasticceri
e delle modiste,

colori in guerra di cioccolatini e di nastri:
blu, giallo, argento, celeste, e fiamme di forti liquori.

L'universo, oh, se sparisse ad un tratto,
fantasma fallito!
Un'alchimia nuova creerebbe albe e tramonti
artificiali di magnesio,
stagioni di bengala e d'acetilene.

Vestito da clown allora,
infarinato, dipinto,
con un ciuffo scarlatto e un cuore
verde fra ciglio e ciglio,
poter ballare, cantare, ridere:
ultimo dio in maschera sur un filo
teso tra il principio e la fine,
su questo gorgo nero d'umanità; che domanderebbe il bis.



Analisi del testo e commento


METRICA: versi liberi.

La poesia ci presenta immagini della vita cittadina, ambiente caro ai futuristi, in quanto strettamente collegato alla loro idea di "modernità". Ma l'atteggiamento di Soffici, in proposito, finisce per risultare contraddittorio, se paragonato con le soluzioni estreme proposte da Marinetti.
Non solo Soffici ripristina la forma sintattica, ma riporta nei suoi versi la dimensione dell'io, per esprimere, sia pure in modo particolare, una condizione psicologica: quella della noia, che dà titolo al componimento, costituendo la ripresa di un motivo tipicamente baudelairiano (un chiaro riferimento è il termine «spleen» al v. 11).

Lo stato d'animo del poeta deriva, per così dire, dalle resistenze del passato nei confronti del presente; la «modernità» risulta negata (= è lontana, al v. 16) dal ritorno di sensazioni e immagini proprie del repertorio tradizionale. Ad esempio nel verso 17 dice «le più grandi città» (simbolo del presente meccanico e tecnologico) «non sanno disfarsi della primavera» (simbolo della tradizione sentimentale-romantica); questo viene definito contaminazione delle immagini in quanto per Marinetti sono due registri di immagini inconciliabili.

Anche le macchine per una sorta di regressione, si presentano come elementi della natura: dai tramways (tram) paragonati alle rondini gialle, si passa ai tauben (forse auto) paragonati alle colombe. Un altro esempio sono anche i «biglietti di banca», che simboleggiano l'affarismo e il capitale, ma per il poeta «odoran di fiori di mandorlo» (vv. 29-30).

Da notare l'uso diffuso nei versi 23-27 delle più tradizionali similitudini e immagini metaforiche, al posto dell'analogia.

Tutte queste contraddizioni servono a rappresentare l'atmosfera monotona e soffocante della città: le insegne del mondo industriale sono svilite dalla volgarità dei loro contenuti, gli usci chiusi simboleggiano la mentalità egoistica borghese che riduce il suo mondo alla casa, non manca nemmeno una critica per i quotidiani che anziché descrivere la realtà la sminuiscono fino a renderla banale. Il tutto si riassume nell'arresto della vita.

Tutte queste convenzioni e ripetizioni dei gesti hanno nell'orologio il simbolo legalizzato di questa vita noiosa, ma si tratta della legge del Tutto-Nulla, in cui Tutto si ripete e si rovescia nel Nulla. La noia e il grigiore della vita tolgono ogni speranza di vivere, muoiono anche gli ideali, le aspirazioni e i più nobili sentimenti come la felicità e il dolore.

Anche la fantasia esce sconfitta e morente dalle vie cittadine (i negozi sono la sua ultima girandola), mentre il poeta sogna la scomparsa del vecchio mondo (che chiama fantasma fallito) e la creazione di una nuova realtà, in cui la natura sia interamente sostituita da un'alchimia di effetti artificiali (un riferimento al sogno di modernità dei futuristi).


Il ruolo del poeta è minacciato e sminuito, sebbene in passato fosse stato un simbolo di guida stimato dai più potenti, nell'epoca moderna si maschera ridimensionandosi alla figura di un semplice clown intento ad intrattenere (poter ballare / cantare / ridere) e non ad essere preso sul serio. Il cammino del poeta è quello di chi è nato gloriosamente ma è destinato ad estinguersi. Questo è il presagio distruttivo che Soffici intuisce e vuole in quale modo prevenire incitanto i lettori a riconsiderare i valori della poesia.



Figure retoriche

Metafora = i tramways son rondini gialle (v. 23).

Similitudine = i treni girellano per le campagna come seminari in fila (v. 25).

Metafora = le automobili sono burrasche primitive di veneto e polvere (v. 26)

Similitudine = gli usci son chiusi come l'apocalisse (v. 38)



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