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Crepuscolo ferrarese: analisi e commento - Corrado Govoni

Testo, parafrasi, analisi e commento della poesia "Crepuscolo ferrarese" scritta da Corrado Govoni.

Crepuscolo ferrarese è una poesia che appartiene alla raccolta di liriche Fuochi d'artificio (1905). Nonostante abbia ancora un tono crepuscolare appare evidente anche l'adesione di Govoni al Futurismo per l'analogia fra elementi concreti e astratti.


Testo

Il mao si stira sopra il davanzale
sbadigliando nel vetro lagrimale.

Nella muscosa pentola d’argilla
il geranio rinfresca i fiori lilla.

La tenda della camera sciorina
le sue rose di fine mussolina.

I ritratti che sanno tante storie
son disposti a ventaglio di memorie.

Nella bonaccia della psiche ornata
il lume sembra una nave affondata.

Sul tetto d’una prossima chiesuola
sopra una pertica una ventarola


agita l’ali come un uccelletto
che in un laccio per i piedi sia stretto.

Altissimi, per l’aria, dai bastioni,
capriolano fantastici aquiloni.

Le rondini bisbigliano nel nido.
Un grillo dentro l’orto fa il suo strido.

Il cielo chiude nella rete d’oro
la terra come un insetto canoro.

Dentro lo specchio, tra giallastre spume
ritorna a galla il polipo del lume.

La tristezza s’appoggia a una spalliera
mentre le chiese cullano la sera.



Parafrasi

Il gatto si stiracchia e sbadiglia sopra il davanzale che ha un vetrata cosparsa di bolle che sembrano lacrime.
Nel vaso di coccio ricoperto di muschio vi è un geranio che dona vivacità al colore degli altri fiori.
La tenda della camera esposta all'aria ha ricamate sopra delle rose di mussola.
I ritratti che sembrano contenere in sé tante storie passate, messi uno accanto all'altro in forma di ventaglio, sembrano esporre le memorie che contengono.
Sulla superficie dello specchio liscia come quella del mare calmo, il lume appare immobile come una nave affondata.
Intanto sul tetto di di una piccola chiesa nelle vicinanze, c'è un'asta con una banderuola di latta che segna la direzione dei venti, che agita le sue ali quasi come se fosse un piccolo uccello legato alle zampe con un laccio.
Nei cieli altissimi, dalle mura della città, si vedono fantastici aquiloni che volteggiano in aria.
Si sente il leggero garrire delle rondini nel nido e il verso di un grillo che fa sentire la sua presenza dentro l'orto.
E per sfondo un cielo che dà l'impressione di racchiudere nella sua rete d'oro la terra come un insetto canterino.
Dentro lo specchio (rappresentato come se fosse una superficie marina), tra giallastre spume riemerge il lume che sembra un polpo per le sue lunghe braccia.
La tristezza del poeta è stanca e si appoggia a una spalliera, nel mentre si sentono i rintocchi delle campane delle chiese il cui suono sembra quello di una ninna nanna serale.



Analisi del testo

METRO: Strofe di endecasillabi a rima baciata (AA, BB, CC ecc.). Le strofe sono dodici ed ognuna è composta da due versi che presentano una certa immagine.

Le cose e le atmosfere rappresentate in questa poesia, come suggerisce il titolo stesso sono ancora quelle "crepuscolari", sia per quanto riguarda gli oggetti domestici (i ritratti e la psiche), sia per il paesaggio circostante (la prossima chiesuola). La tecnica utilizzata è quella dell'elencazione, infatti le immagini vengono presentate come a caso, passando dall'interno all'esterno e viceversa. Fra l'interno e l'esterno vi è una sorta di linea di confine: dentro vi è la «tenda» e appena fuori il «davanzale», su cui stanno il gatto e la pentola d'argilla con i gerani.

Inoltre ci sono immagini tratte dalla realtà concreta e immagini astratte come le sensazioni che appartengono al mondo interiore del poeta. Per esempio, gli ultimi due versi rappresentano visivamente la tristezza, che è astratta, come fosse una persona vivente che, per la stanchezza, si appoggia a una spalliera, e poi il suono delle campane delle chiese che, come fossero delle mamme che cullano il bimbo, cullano la sera.



Figure retoriche

Ossimoro = pentola d'argilla / il geranio rinfresca. È un opposizione semantica, la pentola è un arnese che serve per scaldare e cuocere, mentre il gerano al suo interno dà una sensazione di freschezza.

Personificazione
= la tristezza (v. 23). Sembra una fanciulla stanca.

Personificazione = chiese (v. 24). Sembrano a una mamma che culla il proprio bambino.



Commento

Il poeta descrive un paesaggio quotidiano nell'ora del crepuscolo. La descrizione parte dal salotto, come è tipico dei crepuscolari, però non gli è sufficiente e così va oltre, e passa alla descrizione degli elementi esterni che circondano la casa, cioè le finestre, il gatto, i fiori. La sua descrizione non è lineare, ovvero non elenca per primi gli elementi interni e poi quelli esterni o viceversa, ma li descrive entrambi anche contemporaneamente come un osservatore distratto e indifferente all'ordine delle cose. Inoltre gli elementi caratteristici delle poesia di Govoni sono il colore, l'attenzione per i fiori e i loro colori, e i suoni, degli animali e delle campane, che nonostante la malinconia finale riescono a rallegrare un poco il suo animo.



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