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Il controdolore: spiegazione e commento - Aldo Palazzeschi


Apparso su «Lacerba» il 29 dicembre 1913, Il controdolore è il manifesto del futurismo di Palazzeschi, che indica la misura originale e inconfondibile della sua adesione al movimento marinettiano.

La forza motrice dell'universo, di origine divina, è costituita dal riso, che diventa, simbolicamente, l'elemento centrale della poetica palazzeschiana. L'atteggiamento avvicina Palazzeschi alle tendenze, teoriche e letterarie, che hanno visto nel comico e nell'umorismo un modo diverso e profondamente alternativo di rappresentare la realtà: che risulta capovolta e sconvolta. Fin dall'inizio Palazzeschi aveva mostrato la sua preferenza per situazioni e personaggi buffi, grotteschi, eccentrici o surreali. Il riso è la proposta di una letteratura intesa come gioco, puro divertimento ed evasione.

Con l'idea del "controdolore" Palazzeschi vuole negare il dolore attraverso la farsa, gli sberleffi ed il riso. L'uomo, secondo Palazzeschi, non è stato creato per soffrire: il dolore è solo una stadio temporaneo perché la vita è gioa eterna... e il riso è più profondo del pianto. Ed è qui un'anticipazione delle scuole del grottesco e dell'arte dell'irrisione, o addirittura dell'umorismo pirandelliano.

A detta di Palazzeschi, Dio non è una figura umana (tipicamente raffigurata con barba bianca e candida chioma), ma semplicemente una figura spirituale. E nel caso in cui fosse stato un uomo, lui se lo immaginerebbe proprio come un uomo comune per dimensioni ed età, quindi non come una creatura immensa. Palazzeschi, inoltre, non riesce ad attribuire serietà e severità a Dio, perché lui ci starà guardando ridendo. Per questa ragione non può che essere contrario alla visione che compare nella Genesi, infatti afferma che Dio ha creato il mondo perché ciò lo divertiva, che la Terra e l'uomo sono soltanto i suoi "giocattoli".

L’autore propone diversi esempi distorti e contrari allo spirito del tempo: un gobbo, una donna calva, maestri con malattie impensabili che provocano il riso:

La gobba, la calvizia in una donna, la vecchiaia o qualsiasi altro problema fisico devono essere visti come una bellezza superiore rispetto alla perfezione della giovinezza. In quanto le creature vecchie o deformi racchiudono i sintomi della felicità.

Sostiene che i malinconici debbono essere ricoverati; bisogna trasformare gli ospedali "in luoghi divertenti" e trasformare i funerali in cortei mascherati e grotteschi, per cancellare il pensiero della morte perché deve esserci solo gioia e felicità. La sua idea è che non si deve ridere nel vedere uno che ride, ma nel vedere uno che piange. Palazzeschi alza la posta in gioco dicendo, sarcasticamente, che bisogna saper ridere della malattia, della vecchiaia e della morte.

Dicendo questo vuole chiaramente provocare la gente, così come facevano i futuristi durante le serate futuriste al teatro. Tutto ciò deve partire dai giovani, dalle nuove generazioni: gli insegnanti non devono limitarsi a spiegare la lezione scolastica ma anche insegnare a far ridere affinché gli studenti crescano con il riso, unica arma per contrastare il dolore.

La risata è la forza motrice dell'universo e l'uomo che ride vuol dire che ha capito il meccanismo della vita. E solo quando si ride si può essere presi sul serio.



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