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La stremità mi richèr per figliuolo - Cecco Angiolieri

Questo sonetto della povertà e della malinconia, dopo l'avvio sommesso e un poco sornione, rivela il suo burlesco artificio in modo epigrammatico, quando Cecco scrive che gli fu data, in consolazione, una moglie che garrisce dall'alba alla notte e il suo garrire sembra quello di <<mille chitarre>>. Il gioco poetico è nel contrasto tra la finzione drammatica della prima quartina - dove Cecco si dice figlio della miseria, tenuto a balia dalla malinconia, avvolto in fasce dalla noia - e l'epilogo delle due terzine finali, dove il poeta ritrae la moglie e giudica sciocco chi si risposa.


Testo:

La stremità mi richèr per figliuolo,
ed i' l'appello ben per madre mia;
e 'generato fu' dal fitto duolo,
e la mia bàlia fu malinconia,
e le mie fasce si fur d'un lenzuolo,
che volgarment'ha nome ricadìa;
da la cima del capo 'nfin al suolo
cosa non regna 'n me, che bona sia.
Po', quand'i' fu cresciuto, mi fu dato
per mia ristorazion moglie, che garre
da anzi dì 'infin al ciel stellato;
e 'l su' garrir paion mille chitarre:
a cu' la moglie muor, ben è lavato,
se la ripiglia, più, che non è 'l farre.


Parafrasi:

L'estrema necessità mi vuole per figlio, e io la riconosco come madre; fui generato dal dolore e mia balia fu la malinconia, e le mie fasce furono fatte di un lenzuolo che ha nome fastidio; dalla punta dei capelli alla suola delle scarpe non vi è in me niente di buono, Poi, quando fui cresciuto, mi fu data, per mia consolazione, una moglie che blatera dall'alba alla notte; e il suo chiacchierio sembra il suono di mille chitarre: colui che rimane vedovo, è più stupido di una pannocchia di farro se si risposa.


Analisi del testo

E' un sonetto formato da 14 versi endecasillabi suddivisi in 4 strofe: una quartina e due terzine.

Schema rimico: ABAB, ABAB, CDC, DCD

Nella prima parte del sonetto il poeta parla di se stesso mentre nella seconda parte, che è più breve, ci sono delle frasi "ad effetto" per concludere alla sua maniera.


Figure retoriche

Personificazione: 
- "stremità" (verso 1-2, riferito alla madre) 
- "fitto duolo" (verso 3, riferito al padre) 
- "malinconia" (verso 4, riferito alla balia)

Ironia:
- i l'appello ben per madre mia (verso 2) 
- e mi fu dato per ristorazion moglie che garre (versi 9-10)

Iperbole:
- da la cima del capo 'fin al suolo (versi 7-8) 
- de anzi di 'nfin al celo stellato (verso 11) 
- e mille chitarre (verso 12)

Metonimia:
- celo stellato = al posto di "notte";
- da la cima... fino al suolo = al posto di "la mia indole nella sua interezza"

Poliptoto: 
- garre/garrir (versi 10 e 12)

Metafora: 
- La propria nascita (del poeta) all'insegna del malessere e della privazione.
- Il verbo garre usato per rendere l'idea del tono lamentoso della sua donna, in realtà il garrito è il verso della rondine.

Similitudine: 
- il lamento della donna come il suono di mille chitarre.



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