Dopo il 1291 Cecco Angiolieri ebbe per amante Becchina. Diversi sono i sonetti a lei dedicati: nella finzione poetica quel loro amore appare assai vivace, tra litigi, tormenti, desideri. Qui Cecco ci presenta un bisticcio in forma di dialogo: questo sonetto è un gioco mimico, fatto di botta e risposta, di preghiere e rifiuti, di minacce e scherno. Il poeta tenta l'approccio amoroso, ma Becchina lo sdegna.
– Ed i’ son tu’. – E cotesto disdico.
– I’ sarò altrui. – Non vi dò un fico.
– Torto mi fai. – E tu mi manda ’l messo.
– Sì, maccherella. – Ell’avra ’l capo fesso,
– Chi gliele fenderae? – Ciò ti dico.
– Se’ così niffa? – Sì, contra ’l nimico.
– Non tocc’a me – Anzi, pur tu se’ desso.
– E tu t’ascondi. – E tu va’ col malanno.
– Tu non vorresti. – Perché non vorrìa?
– Ché se’ pietosa. – Non di te, uguanno!
– Se foss’un altro? – Cavere’l d’affanno.
– Mal ti conobbi! – Or non di’ tu bugia.
– Non me ne poss’atar. – Abbieti ’l danno!
- Eppure io sono tuo. - E questo io lo nego.
- Sarò di un'altra allora. - Non me ne importa un fico.
- Mi fai torto. - E tu mandami l'usciere.
- Sì, una mezzana. - E io le romperò la testa.
- Chi gliela romperà? - Così ti dico.
- Sei così schifiltosa? - Sì, contro il nemico.
- Non è per me questa risposta. - Anzi, sei proprio tu quello.
- E tu nasconditi. - E tu vai alla malora.
- Tu non vorresti. - Perché non dovrei volere?
- Perché sei pietosa. - Non di te, mai!
- E se fossi un altro? - Lo solleverei dalle sue pene.
- Ti ho conosciuta male! - Adesso sei tu che menti.
- Non posso darmi pace. - Stattene col tuo danno!.
Versificazione: sonetto
Numero versi: 14
Schema rimico: ABBA, ABBA, CDC, DCD
Note:
- Messo: il messo del comune che si mandava a riscuotere le multe che gli offensori dovevano agli offesi.
Testo:
– Becchina mia! – Cecco, nol ti confesso.– Ed i’ son tu’. – E cotesto disdico.
– I’ sarò altrui. – Non vi dò un fico.
– Torto mi fai. – E tu mi manda ’l messo.
– Sì, maccherella. – Ell’avra ’l capo fesso,
– Chi gliele fenderae? – Ciò ti dico.
– Se’ così niffa? – Sì, contra ’l nimico.
– Non tocc’a me – Anzi, pur tu se’ desso.
– E tu t’ascondi. – E tu va’ col malanno.
– Tu non vorresti. – Perché non vorrìa?
– Ché se’ pietosa. – Non di te, uguanno!
– Se foss’un altro? – Cavere’l d’affanno.
– Mal ti conobbi! – Or non di’ tu bugia.
– Non me ne poss’atar. – Abbieti ’l danno!
Parafrasi
- Becchina mia! - Cecco, non te lo voglio dire.- Eppure io sono tuo. - E questo io lo nego.
- Sarò di un'altra allora. - Non me ne importa un fico.
- Mi fai torto. - E tu mandami l'usciere.
- Sì, una mezzana. - E io le romperò la testa.
- Chi gliela romperà? - Così ti dico.
- Sei così schifiltosa? - Sì, contro il nemico.
- Non è per me questa risposta. - Anzi, sei proprio tu quello.
- E tu nasconditi. - E tu vai alla malora.
- Tu non vorresti. - Perché non dovrei volere?
- Perché sei pietosa. - Non di te, mai!
- E se fossi un altro? - Lo solleverei dalle sue pene.
- Ti ho conosciuta male! - Adesso sei tu che menti.
- Non posso darmi pace. - Stattene col tuo danno!.
Analisi del testo
Numero versi: 14
Schema rimico: ABBA, ABBA, CDC, DCD
Note:
- Messo: il messo del comune che si mandava a riscuotere le multe che gli offensori dovevano agli offesi.