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L'evoluzione della scienza/fisica

Se ciascuno guardasse nel passato della propria vita, noterebbe che fin da piccolo rimaneva meravigliato dalla natura che lo circondava e tentava di spiegarla, spinto dalla curiosità di esplorare ogni fenomeno. Un cammino analogo è stato compiuto dall’intera umanità, che per millenni, ha cercato di dare delle risposte a tutto ciò che vedeva accadere. Queste risposte non hanno mai soddisfatto del tutto l’essere umano, il quale ha voluto sempre conoscere e sapere il più possibile, sfruttando le grandi potenzialità del proprio intelletto. Nel corso della storia le scoperte più importanti hanno sconvolto l’uomo perché spesso erano incredibili e sembravano addirittura impossibili.
Un particolare rilievo da questo punto di vista hanno avuto le scoperte astronomiche; l’universo ha da sempre affascinato gli uomini e darne una spiegazione non era facile. Per molti secoli la teoria dovunque accettata era quella definita da Tolomeo, che collocava il pianeta Terra al centro di un complicato universo fatto di sfere perfette, incastrate fra loro. Era una teoria plausibile e in accordo con tutte le osservazioni e dati registrati a quell’epoca, perciò non veniva posta in dubbio. Venne ancora di più sostenuta dalla Chiesa Romana perché la Bibbia sembrava descrivere l’universo proprio in quel modo. Di conseguenza per tutto il Medioevo non si osò porre in discussione questa teoria ritenuta certa e accettata dalla Chiesa.
In realtà, la visione geocentrica dell’Universo (la Terra al centro di tutto) non era stata fin dall’inizio l’unica ipotesi della disposizione dei corpi celesti. Già durante il periodo ellenistico, alcuni studiosi avevano supposto che la Terra, come gli altri pianeti conosciuti del sistema solare ruotassero intorno al Sole. Queste ipotesi, sostenute in particolar modo da Aristarco, non vennero prese in considerazione e caddero nell’oblio per secoli.
Nel 1500 però, furono intravisti i primi cambiamenti di mentalità quando Copernico riesaminò la teoria eliocentrica (il sole al centro di tutto). Nel libro da lui pubblicato “De revolutionibus orbium celestium” però, Osiander aggiunse una premessa per sottolineare il fatto che l’universo descritto dall’autore non corrispondeva necessariamente al vero, ma era stato costruito idealmente per realizzare dei calcoli matematici. In quel periodo si aveva ancora paura dell’innovazione, si temevano le reazioni della Chiesa e non molti avevano il coraggio di opporvisi. Tuttavia bastarono pochi coraggiosi a far scoppiare la scintilla che poi sarebbe arrivata a Galilei, Bruno, Keplero e Newton, facendo ardere il fuoco di una rivoluzione scientifica.
Tutti questi grandi personaggi si dedicarono con passione alla ricerca, all’osservazione e al tentativo di spiegare i fenomeni naturali. Accettare la teoria eliocentrica, significava però anche rispondere a molte obiezioni di natura religiosa, ideologica, ma anche scientifica e non fu di certo un’impresa facile.
Perché allora proprio nel Seicento si sviluppò questo cambiamento così radicale, tanto da essere chiamato ?
La risposta non è una sola perché per far accadere una rivoluzione servì la concomitanza di diversi eventi.
Prima di tutto occorre considerare l’epoca in cui prese avvio e gli avvenimenti che la caratterizzarono. Nel 1600 il Medioevo era finito da più di un secolo e con esso anche la monopolizzazione del pensiero da parte della Chiesa Cattolica. La riforma protestante, diffusasi rapidamente nell’Europa centro-settentrionale grazie a Martin Lutero e Giovanni Calvino, nonché gli scandali interni al papato, avevano fatto perdere attendibilità e potere alla Chiesa. Quest’ultima quindi, nel Seicento aveva cercato di riprendere il controllo sulla vita degli uomini, negli Stati che controllava, imponendo censure, restrizioni o la morte. Così non faceva altro che alimentare un comportamento di protesta da parte degli studiosi. Questi continuarono a dedicarsi alle loro ricerche e pubblicarono i loro libri all’estero. Neanche l’emblematico caso della morte sul rogo di Giordano Bruno, che fin all’ultimo era rimasto aggrappato alle sue idee, riuscì a dissuadere gli altri uomini di scienza dal fare il proprio lavoro. Infatti più un potere si dimostra autoritario e cerca di imporre limiti o costrizioni, più gli uomini cercano di mantenere la propria libertà. Era quindi inevitabile che la ricerca procedesse.
Non fu però solo la crisi della Chiesa a determinare un incremento degli studi e delle scoperte scientifiche. Nel Seicento il cambiamento fu totale e riguardò più ambiti. Innanzitutto cominciarono ovunque ad essere conosciute e accettate le nuove scoperte geografiche. Queste scoperte misero l’uomo di fronte a dei problemi che non aveva mai affrontato o pensato di dover affrontare prima. Il contatto con nuove culture e nuove terre non solo introdussero le novità, ma fecero prendere la consapevolezza di quante cose potevano essere scoperte e di quanto fossero grandi le potenzialità dell’uomo. Dunque le scoperte geografiche, a partire da quella dell’America, avvenuta “per caso” nel 1492, diedero il via ad un atteggiamento di sfida, di volontà di scoprire e di fiducia nel progresso.
L’esistenza di nuove terre e popoli, che prima non si sospettava nemmeno, fece supporre che molte erano le cose ancora da trovare e le spiegazioni date dalla Chiesa e dagli antichi greci non erano più sufficienti per soddisfare la sete di sapere degli uomini.
L’atteggiamento di fiducia totale nelle capacità dell’uomo però, non era dovunque accettato perché veniva visto nello stesso tempo il grande limite imposto all’essere umano. Il filosofo inglese Locke evidenziò proprio il fatto che l’intelletto umano avesse dei limiti e tutta la conoscenza certa che si poteva avere era relegata all’esperienza. Pur dicendo ciò, egli affermò riguardo all’esperienza che “su di essa tutta la nostra conoscenza si fonda e da essa in ultimo deriva” [Locke- Ibidem]. Locke, come altri filosofi e fisici, ad esempio Cartesio o Galilei stesso, misero in risalto l’importanza di un metodo matematico e della sperimentazione per fare scienza, nel modo in cui viene intesa nell’epoca moderna.
Inoltre nel Seicento, a favorire lo sviluppo di tutte le scienze ci fu anche l’aspetto politico-economico. In quel secolo si assistette ad un consolidamento dei grandi stati nazionali, quali Spagna, Inghilterra e Francia e ad un miglioramento delle condizioni economiche, che consentirono di avere più fondi da dedicare alla ricerca scientifica.
A questo insieme di avvenimenti, che diedero nascita ad una rivoluzione scientifica, si deve necessariamente aggiungere la presenza proprio in questo periodo di personalità di spicco e menti particolarmente geniali come quelle dei già citati Galilei, Keplero, Bruno e in seguito Newton.
Queste menti geniali lavorarono però in un periodo in cui le loro scoperte non erano perfettamente comprese e incontravano numerose obiezioni.
In particolar modo la Chiesa Cattolica perseguitò tutte le idee della visione dell’Universo eliocentrico e continuò a farlo per moltissimi secoli. Questo avvenne perché le interpretazioni della Bibbia erano in accordo con le teorie di Tolomeo e Aristotele e ciò bastava per considerarle universali e indiscutibili. Inoltre la Chiesa non poteva ammettere un suo errore e non si poteva mostrare indifferente alla diffusione di idee diverse, considerate “eretiche”, perché avrebbe perso ulteriore potere e credibilità.
Quindi le critiche mosse dalla Chiesa alle nuove teorie astronomiche furono le più forti, ma non le uniche. Gli stessi fisici, matematici e altri intellettuali si mostravano scettici e continuarono a sostenere l’assoluta veridicità della Metafisica di Aristotele. Le loro obiezioni erano di natura pratica. Intuitivamente l’esperienza non consentiva all’uomo di capire perché un corpo cadeva perpendicolarmente sulla Terra se la Terra stessa si muoveva. Questo, insieme con tanti altri, erano interrogativi a cui Galilei e Newton diedero risposta e nonostante tutto continuarono a incontrare la diffidenza degli aristotelici, fedeli al ”IPSE DIXIT”.
Alla fine però la teoria eliocentrica, spiegata dalle leggi di Newton riuscì ad affermarsi e nel Settecento, durante l’Illuminismo, venne quasi del tutto accettata. Ne sono una dimostrazione le opere di questo periodo, tra cui “Lettere inglesi” di Voltaire, che testimoniano la nuova fiducia nel sapere. In seguito, con gli esperimenti e le verifiche effettuate da diversi uomini di scienza nel corso del XVIII, XIX e XX secolo, la teoria newtoniana si consolidò.
Oggi la spiegazione dell’Universo è attribuita alle leggi di Newton, anche se rimangono alcuni fenomeni non del tutto spiegati da essa.
È importante notare come il rapporto tra l’uomo e la scienza sia cambiato nel corso dei secoli. È sempre stato difficoltoso, ma alla fine la scienza e il sapere hanno conquistato il mondo.
Nell’età contemporanea si rimane sbalorditi dalle scoperte che continuamente vengono fatte, dalle invenzioni e dal progresso inarrestabile. I tempi per le scoperte si sono fortemente velocizzati, tanto che un essere umano riesce con difficoltà a tenere il passo con le innovazioni. Si nota dunque lo stesso atteggiamento di curiosità e di volontà di conoscere che ha da sempre caratterizzato l’umanità, ma nel mondo contemporaneo questo desiderio si è trasformato in una brama di sapere irrefrenabile. Ormai ogni giorno si scopre qualcosa di nuovo e si ha una grande fiducia nella scienza, che ha consentito all’uomo di evolvere e di migliorare le proprie condizioni di vita. Tuttavia, più vengono scoperte nuove cose e più ci si rende conto che esistono eccezioni e altre cose da spiegare. Si vengono a delineare ancora dei limiti che l’essere umano ha. È solo un essere minuscolo nell’infinità dell’universo e nonostante le sue capacità siano immense, tanto da dominare sulla Terra, non può avere una conoscenza assoluta di tutto. Lo avevano capito tanti filosofi, già nell’antica Grecia. Socrate infatti diceva: “Il sapiente è colui che sa di non sapere” , ma allo stesso tempo ammetteva che “Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”.
Quindi l’umanità non può continuare a vivere senza la scienza, nonostante questa ponga numerosi problemi. Oltre al fatto che non può spiegare ogni cosa ci sono delle obiezioni e critiche di natura etico-religiosa. Ad esempio le ricerche sulle cellule staminali in ambito medico, sebbene consentano di curare diverse malattie, non sono ammesse dalla Chiesa.
Le problematiche riguardano tutti gli ambiti della scienza, la fisica compresa, che ancora oggi ha delle domande a cui non sa dare risposta. Questi non sono gli unici interrogativi che tormentano l’uomo riguardo al progresso. Ci si rende conto anche, che si è arrivati ad un punto in cui si è dipendenti dalle nuove tecnologie e dallo sviluppo della scienza. Si sente quasi il peso oppressivo di questo bagaglio di sapere e si avverte l’impossibilità di stabilire ancora una volta un limite. Già nel XIX secolo questo peso veniva percepito e accanto ai grandi sostenitori della scienza, si ersero i pessimisti, coloro che avevano paura di perdere il controllo e farsi sopraffare dalla tecnologia. Questo sentimento fu bene espresso nel romanzo di Mary Shelley: “Frankenstein”, in cui vennero sollevati proprio i problemi etici che la società incontra nel confrontarsi con una scienza in continua evoluzione.
In conclusione si può affermare che la scienza è indispensabile per l’essere umano e il mondo attuale ne è la dimostrazione, ma questo progresso iniziato già con la Rivoluzione scientifica del Seicento, sebbene sembri inarrestabile, deve avere dei limiti. L’uomo in fin dei conti è mortale e un’evoluzione continua non è possibile. Questo ricorda la teoria sull’entropia dell’Universo di Boltzmann, che presuppone un aumento continuo dell’entropia, fino ad arrivare alla morte termica dell’Universo. Forse l’evoluzione della scienza non porterà a fini così drammatici, ma occorre valutare e considerare sempre tutti gli aspetti di una scoperta…



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