Leggende ce ne sarebbero molte, ma quella che ha destato la mia attenzione è stata la leggenda sui fiori e più precisamente della stella alpina della quale si racconta: <<Una giovane donna aveva sposato un alpinista che amava la montagna come la sua stessa vita. Saliva spesso sui ghiacciai per raccogliere il genepì: una pianta profumatissima e fortemente aromatica che serve a fabbricare un liquore che porta lo stesso nome. I due giovani vivevano modestamente, erano ricchi di felicità poiché si volevano tanto bene, possedevano inoltre una bella casetta a valle. Un giorno, come aveva fatto tante volte, il giovane sposo partì per la montagna, ma non fece più ritorno.
Inutilmente la moglie lo attese per tre giorni consecutivi. Domandò sue notizie alle persone che abitavano sui fianchi della montagna; nessuno lo aveva visto, nessuno sapeva dare indizi su dove fosse andato a finire.
Allora la povera sposa salì verso il grande ghiacciaio, per provare a rintracciarlo. Mille pensieri attraversavano la mente della giovane: <<E’ forse ferito? O sarà prigioniero di qualche valanga?>>. Scorse ad una ad una tutte le cime, esaminò le valli, cercò con l’occhio ansioso e stanco nel fondo di tutti i crepacci e finalmente lo ritrovò ma… troppo tardi perché era già morto fra due lastroni di ghiaccio.
Quindi sedette sulla sporgenza della roccia e affranta dal dolore decise senza esitare di non tornare più verso casa. Si mise a piangere per tutta la sera e anche la notte senza mai fermarsi.
Il mattino seguente, quando spuntò l’alba, i capelli e le ciglia della poveretta erano coperti di un velo di brina che sembrava color argento ai raggi del sole. E ancora seduta sulla prominenza della rupe, rivolgendo gli occhi al cielo pregò il Signore che la lasciasse sulla balza del ghiacciaio affinché potesse sempre vedere il marito nel suo letto eterno di ghiaccio.
Il Signore, la esaudì, perché ebbe pietà di quella giovane sposa e la trasformò nel fiore più caratteristico e più bello delle Alpi, detto appunto stella alpina.
In questa leggenda risalta il coraggio della sposa che prima, con occhio attento, cerca di rintracciare il marito, poi quando lo ritrova ha ancora il coraggio di chiedere al Signore di essere lasciata sulla roccia accanto al morto.
Inutilmente la moglie lo attese per tre giorni consecutivi. Domandò sue notizie alle persone che abitavano sui fianchi della montagna; nessuno lo aveva visto, nessuno sapeva dare indizi su dove fosse andato a finire.
Allora la povera sposa salì verso il grande ghiacciaio, per provare a rintracciarlo. Mille pensieri attraversavano la mente della giovane: <<E’ forse ferito? O sarà prigioniero di qualche valanga?>>. Scorse ad una ad una tutte le cime, esaminò le valli, cercò con l’occhio ansioso e stanco nel fondo di tutti i crepacci e finalmente lo ritrovò ma… troppo tardi perché era già morto fra due lastroni di ghiaccio.
Quindi sedette sulla sporgenza della roccia e affranta dal dolore decise senza esitare di non tornare più verso casa. Si mise a piangere per tutta la sera e anche la notte senza mai fermarsi.
Il mattino seguente, quando spuntò l’alba, i capelli e le ciglia della poveretta erano coperti di un velo di brina che sembrava color argento ai raggi del sole. E ancora seduta sulla prominenza della rupe, rivolgendo gli occhi al cielo pregò il Signore che la lasciasse sulla balza del ghiacciaio affinché potesse sempre vedere il marito nel suo letto eterno di ghiaccio.
Il Signore, la esaudì, perché ebbe pietà di quella giovane sposa e la trasformò nel fiore più caratteristico e più bello delle Alpi, detto appunto stella alpina.
In questa leggenda risalta il coraggio della sposa che prima, con occhio attento, cerca di rintracciare il marito, poi quando lo ritrova ha ancora il coraggio di chiedere al Signore di essere lasciata sulla roccia accanto al morto.
