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Nuovi ideali estetici: l’estetica del sensismo e il neoclassicismo

L’Illuminismo porta con sé anche una nuova concezione dell’arte derivata dall'empirismo inglese e soprattutto dalla filosofia sensista del Condillac, che a lungo soggiornò in Italia, in qualità di ministro alla corte di Parma.
L’estetica del sensismo vide anche nell'arte e nella poesia un fatto strettamente legato all'esperienza sensibile, un mezzo per produrre sensazioni piacevoli. In sé e per sé, questa dottrina rischiava di abbassare l’arte al livello di un qualsiasi piacere materiale; mai i migliori teorici italiani, da Pietro Verri a Cesare Beccaria a Mario Pagano, si sforzarono di definire il carattere specifico del piacere estetico, distinguendolo dalle forme inferiori della sensibilità, affermando, ad esempio che esso ci libera dai dolori confusi e indistinti, quali la noia, il tedio, la malinconia e serve a darci un senso più pieno della nostra esistenza. Tuttavia, per questi teorici, il vero problema non consisteva, tanto nell'indagare l’essenza della poesia, quanto nel definire l’utilità e il significato. Essi conseguentemente, propugnarono una poesia che rigettasse l’immaginazione astratta, le regole aride, gli schemi letterari consumati e rinnovasse il proprio contenuto, ritornando all'osservazione del mondo delle cose, dell’esperienza, e un’analisi psicologica più ricca e varia.
I successivi sviluppi dell’estetica sensista avvennero in due direzioni diverse, eppure spesso concomitanti. Da un lato esso rianima ormai l’esangue classicismo arcadico, coni l’esigenza di un contenuto più attuale e al tempo stesso riconfermando le classiche leggi di ordine, armonia e concretezza di rappresentazione, proprio per consentire alla poesia un influsso più deciso sulla sensibilità del lettore. D’altro lato col richiamo al senso interno, al senso della vita, all'interiorità e all'attualità del sentire, fino ad esaltare “il trionfo, l’entusiasmo, il furore”, la nuova estetica orientava il gusto di un senso ormai chiaramente preromantico. Classicismo e razionalismo, sensismo e preromanticismo, s’intrecciano in maniera complessa in quasi tutta la letteratura della 2° metà del ‘700.
Il classicismo appare tuttavia rinnovato dall'interno, verso la fine del secolo, dalla nuova estetica neoclassica, affermatosi in Italia, sotto la spinta di nuove scoperte archeologiche e di scritti teorici, soprattutto di un critico straniero, il Winckelmann.
Il neoclassicismo ebbe più evidente influsso nelle arti figurative, parte iniziale del secolo seguente. Nei capolavori di arte figurative dei Greci il Winckelmann ritrovava una nobile semplicità e una quieta grandezza sia nell'espressione sia nei sentimenti rappresentati. In tal modo il classicismo veniva riproposto ancora una volta come un ideale di vita e di limpida compostezza di sentimenti e affetti, di interiore civiltà. Contemporaneamente, però, si giungeva a vagheggiare le età antiche come un momento di rara armonia spirituale dell’uomo cui ci si protendeva con nostalgia, si che questo neoclassicismo appare venato d’una vaga tensione romantica o per lo meno, la renda possibile, pur mentre vagheggia una bellezza senza passione, una pura armonia di colori e di suoni, una ritrovata concordia di bellezza e bontà.



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