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La Letteratura dell'Età della Controriforma

La letteratura di questa età è caratterizzata da un'estrema e raffinata elaborazione formale. A ciò si aggiunge la tendenza a giustificare l'opera mediante trattati di arte poetica, nei quali, mentre si cerca di dimostrare la piena regolarità dell'opera stessa, secondo i precetti desunti della poetica di Aristotele, si esprime anche un senso di fastidio verso le regole, l'irrequieta tendenza al nuovo, un bisogno per quanto esteriore di originalità.
Altro elemento essenziale è il proposito moraleggiante, in ossequio alla Controriforma, unito alla preoccupazione del parlare ortodosso e del rispetto delle norme morali. Si tratta quasi sempre di un'ossequio esteriore: prevale, in realtà, un'ispirazione sensuale, una ricerca di disimpegno ideologico, di un'arte intesa a procurare il piacere.

Per esempio in Tasso il dissidio culturale e letterario di questa età assume un più drammatico carattere interiore, e assurge ad una nuova poesia.

Un settore di notevole impegno nella produzione di questa età fu la trattatistica storica e politica, Continuò per tutto il secolo l'appassionata disputa sulla nuova scienza scoperta dal Machiavelli. Il trionfante assolutismo rivela l'esattezza e la validità delle spiegate diagnosi machiavelliane sullo stato come potenza autonoma e accentratrice; ma d'altra parte la Controriforma faceva sentire in tutta la sua gravità e urgenza il problema del necessario rapporto tra politica e morale.
I politici dell'ultimo '600 ricercarono la possibilità di conciliazione, partendo però da un'analisi spregiudicata dell'assolutismo.
Non potendo rifarsi alle pagine del Machiavelli, esecrato e scomunicato, ricorsero all'espediente del Tacitismo: ripeterono cioè, le più ardite analisi del fiorentino, affermando di desumerle dal testo, di un grande storico latino, Tacito.
Tacitismo ed esigenze controriformistiche ispirarono le pagine dei migliori storici del tempo, ricordiamo tra essi i fiorentini Benedetto Varchi (1503-65) e Bernardo Segni (1504-56) e il veneziano Paolo Paruta (1540-98). Il più importante teorico della poetica fu il piemontese Giovanni Botero (1544-1617). La sua opera più celebre, nella quale è notevole il tentativo di conciliazione fra la sfera politica e quella etica religiosa, fu il "Della Ragion di stato" (1589). In essa è implicito il concetto che lo stato per la sua alta moralità individuale.
Su questa via i teorici del tardo Cinquecento e del primo '600 oscillarono fra una sofferta esigenza morale e la giustificazione dell'assolutismo.



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