Alle libertà civili e politiche si sono aggiunti i diritti sociali, come quelli all'istruzione e all'assistenza per l'invalidità, la vecchiaia e la protezione contro la disoccupazione.
Anche questi diritti che implicano un impiego attivo nello stato per una maggiore giustizia sociale, sono stati conquistati soltanto nella 1° metà di questo secolo dopo dure lotte delle organizzazioni operaie e popolane. Nuovi diritti, la cui tutela è stata resa necessaria dall'evoluzione della tecnica del sistema economico e produttivo come il diritto alla pace, alla qualità della vita, all'ambiente, alla salute, all'integrità del patrimonio genetico. Diritti in realtà soltanto pensati perché cospirazioni ideali per la quale si battono associazioni e movimenti sempre più numerosi. Tutti questi diritti hanno ottenuto un riconoscimento universale grazie alla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, elaborata nel 1948 su impulso dell'ONU. Mentre le singole costituzioni riconoscono diritti più o meno estesi ai cittadini di questo o di un'altro stato, i destinatari della Dichiarazione sono tutti gli uomini, indipendentemente della cittadinanza o della nazionalità e dunque l'affermazione dei diritti contenuta in essa è universale. Quando fu approvata molti paesi dentro all'ONU, votarono contro o si astennero. Oggi tutti gli stati del mondo proclamano di essere d'accordo, almeno su un nucleo fondamentale di valori: il principio di uguaglianza, diritto di non essere sottoposti a trattamenti disumani o degradanti, l'autodeterminazione dei popoli; mentre si considerano gravi le violazioni dei diritti umani come il genocidio, la discriminazione razziale, la pratica della tortura, il rifiuto al riconoscere il diritto di autodeterminazione dei popoli.