Pirandello è stato accolto con un certo ritardo dal pubblico e dalla critica. Il più significativo studioso dell’arte pirandelliana è stato Adriano Tilgher, che si è soffermato a lungo sul tipico contrasto pirandelliano tra la vita e forma. Benedetto Croce e i crociani hanno rilevato come gli spunti artistici vengano soffocati da un convulso inconcludente “filosofare, rivelando così i limiti dell’intellettualismo e del cerebralismo di tanta parte dell’opera di Pirandello. Ma Leone De Castris si contrappone a tale interpretazione proposta da Croce, affermando che l’arte di Pirandello non può che sorgere in conseguenza di quella “tensione meditativa” che è la condizione autentica del suo “sentimento della vita”. La drammatica coscienza della crisi dell’uomo contemporaneo, per Leone De Castris, assume consistenza proprio nella ribellione del personaggio pirandelliano alla grettezza piccolo-borghese. A proposito del teatro, un grande scrittore come Alberto Moravia ha rilevato l’importanza di Pirandello nel determinare una svolta significativa con il riportare, nel teatro la tragedia dei rapporti dell’uomo o con se stesso e con la realtà, facendo sfumare il “dramma borghese” ella “tragedia umana”. Carlo Salinari ha messo in rilievo, nella poetica pirandelliana, quattro elementi fondamentali: il contrasto fra l’illusione e la realtà, il “Sentimento del contrario”, la casualità e la relatività delle vicende umane, l’atteggiamento anti-retorico. Salvatore Battaglia, infine, non ha mancato di cogliere, nei personaggi pirandelliani pur votati alla sconfitta, la presenza di una vitalità occulta e irresistibile che li porta a reagire allo scacco ed a ribellarsi.