Mussolini per prima cosa creò il gran consiglio del fascismo, un organo consultivo permanente al quale affidò il compito di importare al paese la dottrina del regime e la milizia volontaria per la sicurezza nazionale, un corpo militare al servizio esclusivo del partito fascista.
Al vertice dello stato si collocò egli stesso come capo del governo, assegnando un ruolo marginale al re ed espropriando ben preso il parlamento delle sue prerogative costituzionali. I capi dell’antifascismo furono costretti alla clandestina o all'espatrio per sfuggire alle persecuzioni: altri furono incarcerati, altri ancora assassinati, come il socialista Giacomo Matteotti.
Il Duce si arrogò infine il diritto di nominare e revocare i ministri e assunse su di sé le cariche, oltre che di capo del governo, di capo del partito fascista, di comandante della milizia, di capo delle forza armate.