Temi Svolti: La violenza sembra essere uno dei mali più gravi e diffusi della nostra società.
1) Manifestazioni di violenza. 2) La violenza della guerra.3) La violenza psicologica.4) La violenza esercitata sui bambini.5) Le radici della violenza.6) La prevenzione della violenza.
1) La società di oggi è caratterizzata da innumerevoli fenomeno di violenza: dalle rapine agli attentati, dalle estorsioni ai sequestri di persona, dal racket al terrorismo, ogni giorno non manca sui giornali il resoconto di qualcuno di questi atti di violenza. Non possiamo non provare sgomento e raccapriccio vedendo simili gesti, ma la loro frequenza negli ultimi anni è diventata tale, che spesso si corre il rischio di abituarsi, al punto che solo qualche avvenimento eclatante ci scuote da una certa assuefazione.
2) Inoltre è ancora presente, purtroppo, in tante aree del pianeta, la violenza devastante della guerra: in Medio Oriente, in Angola, in Bosnia, in Somalia ecc. Quella della guerra è senz'altro la forma più macroscopica e aberrante di violenza, un male da cui l’umanità purtroppo non è riuscita ancora a guarire, nonostante la terribile esperienza di due devastanti conflitti mondiali con decine di milioni di morti, i campi di concentramento e di annientamento nazisti, lo sterminio di sei milioni di Ebrei, gli eccidi provocati dalle sue bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.
3) La violenza non si esercita però solo con l’aggressione fisica: esiste anche una forma di violenza che può essere definita “psicologica”. Questa consiste nell'imposizione della volontà del più forte e del più debole, nella soggezione di quest’ultimo a causa di condizioni che lo sfavoriscono: possiamo ritrovare forme di violenza simili nei rapporti di lavoro e nell'educazione quando i rapporti umani degenerano a tal punto che il più forte si serve a proprio vantaggio di chi gli è subordinato. Anche la droga mette il tossicodipendente in una condizione di dipendenza che lo spacciatore sfrutta a proprio vantaggio.
4) Numerose sono poi le forme di violenza esercitate sui bambini: violenza psicologica nel caso di sistemi educativi tendenti ad ottenere l’obbedienza incondizionata e l’accettazione della volontà degli educatori, con conseguente sacrificio degli autentici bisogni dei minori ed evidente turbamento del loro fragile equilibrio psicologico, proprio di un organismo in crescita ma anche violenza brutale e ripugnante nel caso di bambini percossi per futili motivi, di minori seviziati per capriccio, di neonati gettati via nei bidoni di spazzatura come rifiuti di nessun valore, di minori costretti dagli adulti all'accattonaggio al lavoro precoce, ad attività delinquenziali; fino agli aspetti più raccapriccianti di bambini rapiti o comprati per alimentare il traffico di organismi umani.
5) Quali sono le radici della violenza? Psicologi, sociologi ed antropologi hanno studiato tanto questo fenomeno gravissimo, di cui l’uomo, purtroppo, non sembra ancora capace di liberarsi, e, pur nella varietà negli studi effettuati e delle conclusioni a cui sono pervenuti, sembrano concordare nel rilevare tre essenziali componenti motivazionali del comportamento violento: un fattore psicologico educazionale. La motivazione sociale è costituita dalle condizioni di vita materiali, di grave disagio morale e spirituale, di oppressione, di sfruttamento, che a volte possono riguardare interi popoli o ceti sociali, che possono alimentare un desiderio di ribellione o di insubordinazione che, da un punto di vista sociale o politico, talvolta può essere ritenuto pure legittimo.
Il fattore psicologico generale è dato dalla componente di aggressività presente in ogni essere umano, senza la quale sarebbe impossibile qualsiasi comportamento violento.
Il fattore psicologico educazionale consiste nella disposizione caratteriale dei singoli individui, che è il risultato delle loro esperienze e in particolare dell’educazione ricevuta.
Anche se l’aggressività e l’uso di forme di violenza, fisica interpersonali e sociali della vita quotidiana, rimaniamo turbati quando qualche esperienza diretta ci rivela l’esistenza e la diffusione di comportamenti violenti di cui non avevamo percepito la particolare gravità.
Soprattutto le grandi metropoli moderne, con la loro vita convulsa, presentano tanti aspetti violenti, al punto da condizionare anche le nostre abitudini di vita: diventa difficile uscire di sera, bisogna attrezzare le proprie case con particolari sistemi di sicurezza e di allarme, si ha paura di indossare qualche cosa di prezioso, ecc.
In questi ultimi tempi abbiamo assistito a una recrudescenza della violenza, specialmente nelle sue forme organizzare, come il fenomeno mafioso camorristico, la discriminazione razzista nei confronti di immigrati ed ebrei, le attività legate al traffico della droga. In certi momenti sembra addirittura ce le organizzazioni criminali siano una specie di Stato nello Stato, tanta è la loro perseveranza nelle attività illecite e spesso purtroppo anche l’impunità dei loro delitti.
E’ chiaro che una società veramente libera e aperta al progresso non può assolutamente tollerare simili situazioni; lo Stato di diritto deve essere capace di sconfiggere qualunque organizzazione criminale e di rimuovere quelle condizioni di degrado sociale che possano favorire l’insorgere di comportamenti aggressivi e violenti.
Per fare questo è necessario innanzitutto capire le cause della violenza, il perché del suo svilupparsi nelle moderne società industriali. E’ evidente che la corsa alla ricchezza e al potere, lo spirito eccessivo di competizione che c’è nella società moderna, costituiscono di per sé tutto sul metro del denaro porta conseguentemente a un abbandono per quello che è, si tendono a mercificare i rapporti umani e perfino talvolta i sentimenti; la fredda convenienza economica diventa insomma la regola ispiratrice dei comportamenti umani.
Spesso chi no regge in questa corsa può tentare una rivalsa imboccando scorciatoie: la via della delinquenza può sembrare più facile da percorrere per chi già si sente sconfitto.
6) L’emarginazione di tanti individui e di interi strati sociali diventa quindi la conseguenza inevitabile di una società che non può reggersi sui veri valori umani. Oltre che reprimere le manifestazioni di violenze, bisognerebbe quindi prevenire l’insorgere di simili fenomeni, eliminando le storture di una società che non promuove i valori umani, che troppo spesso non dà giustizia, che non elimina il bisogno. Infatti spesso si osserva come l’emarginazione e la stessa disoccupazione danno la possibilità di reclutare la manovalanza del crimine; è chiaro che con queste parole non si vuole giustificare assolutamente la delinquenza, ma si vuol sostenere la necessità di eliminare alla radice alcune delle cause del suo manifestarsi.
La giusta repressione di ogni manifestazione di violenza deve essere accompagnata da un cambiamento della società, affinché questa dia sempre più spazio alle realizzazioni dell’uomo nel campo civile e spirituale.
Purtroppo, oggi nonostante gli evidenti progressi della tecnica e delle scienze, non assistiamo a un altrettanto rapido progresso civile e spirituale dell’uomo: per dirla con il poeta Salvatore Quasimodo, l’uomo che uccide con le sofisticate armi moderne è lo stesso uomo dell’ascia e della cava. Non si può non rabbrividire alla notizia di gesti criminali efferati, come gli attentati che nel 1992 in Sicilia hanno distrutto la vita dei giudici impegnati nella lotta alla mafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e dei loro uomini di scorta.
Questi attentati ci fanno pensare a una nuova barbarie, alla volontà di fare sempre più male, di colpire chi si prodiga nell'adempimento del proprio dovere per garantire l’intera società. Solo l’oscuramento della ragione ha potuto ispirare simili mani omicide. Il raccapriccio che si prova da parte di tutti a simili notizie, lo smarrimento generale, ma anche la solidarietà che ne emerge subito dopo, testimoniano comunque che la nostra coscienza di uomini è sempre vigile e che, pur immersi nel ritmo frenetico della vita moderna, riusciamo sempre a ritrovare noi stessi, a provare un sentimento di pietà e ad esprimere un gesto di solidarietà.