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Storia della musica Jazz

Le origini del jazz, nasce dalla sintesi di elementi diversi

La parola jazz, di origine e di significato incerti, appare per la prima volta nel 1913, quando un giornale di San Francisco, negli Stati Uniti, utilizza questo termine per indicare una forma musicale. Nello stesso anno nasceva la Originale Dixieland Jazz Band, un ‘orchestra di musicisti bianchi che imitavano lo stile dei neri di New Orleans e che nel 1917 incisero il primo disco di jazz.
Naturalmente, però, benché esistevano queste “date di nascita”, il jazz non spunta all'improvviso  ma si sviluppa sulla base di diverse tradizioni preesistenti, a volte anche molto lontane tra loro. Semplificando un po', possiamo dire che esso deriva dalla confluenza di tre elementi fondamentali:
  • I canti dei neri che vivevano nel sud degli Stati Uniti.
  • Il blues.
  • Il ragtime.

I work songs accompagnavano il lavoro degli schiavi nelle piantagioni
I neri che lavoravano nelle piantagioni del sud usavano accompagnare il proprio lavoro e coordinare i propri movimenti con i cosiddetti work songs (canti di lavoro). Questi canti si basavano spesso sulla contrapposizione fra un solista, che intonava il brano e ne cantava le varie strofe, e il coro, che rispondeva con una breve frase a ogni frase del solista.
Questa alternanze tra solista e coro, che viene detta “stile responsoriale” (cioè domanda e risposta), è tipica di tutti i canti afroamericani, e passerà nel jazz. I testi dei work songs inizialmente erano insignificanti, ma in seguito affrontarono argomenti legati alle condizioni di vita degli schiavi di colore, a volte addirittura di velata protesta sociale.

Schiavi + Cristianesimo = Spirituals

Gli spirituals sono invece canti di argomento religioso. Anch'essi hanno origine all'epoca della schiavitù, quando i proprietari delle piantagioni cercavano di giustificare l’esistenza stessa della schiavitù come mezzo attraverso cui i neri potevano convertirsi alla religione cristiana.
Gli schiavi venivano portati nelle chiese ad assistere alle cerimonie religiose e ad ascoltare la parole del Signore. Si parlava loro del paradiso, di una vita dopo la morte, con la convinzione che la prospettiva di salvezza nell’aldilà avrebbe contribuito a renderli più tolleranti e sottomessi nella vita terrena. Da una parte sua lo schiavo, che per tradizione culturale attribuiva alla religione un ruolo fondamentale nella propria vita, accettava di buon grado gli insegnamenti della Bibbia: in essa si raccontava di altri popoli che avevano subito gravi torti prima di raggiungere la terra promessa, la libertà. Nella nuova religione i neri trovavano così la forza per esprimere i propri ideali e le proprie speranze di libertà.
Da un punto di vista musicale gli spirituals conservavano lo stile responsoriale (a domanda e risposta) dei work songs, fondendo però elementi di derivazione africana con altri di carattere europeo, tratti dai corali protestanti che gli schiavi ascoltavano in chiesa.
A causa del comune argomento religioso, allo spiritual viene spesso erroneamente accostato il Gospel-song, o canto del Vangelo. Esso è in realtà molto più tardo: si sviluppa infatti negli anni trenta di questo secolo in ambiente urbano, come rivelano i testi che raccontano le gravi condizioni di emarginazione sociale in cui si trovavano a vivere i neri nelle città.

Il blues descrive la miseria e l’emarginazione dei neri americani

Il blues, canto solistico di argomento profano, diventa popolare presso il grande pubblico nero americano solo durante gli anni venti, ma nasce nelle campagne del sud degli Stati Uniti già nella seconda metà dell’Ottocento. La fine della guerra civile (1861-65) portò finalmente all'abolizione della schiavitù, ma non all'uguaglianza reale fra bianchi e neri. Molti ex schiavi, anzi furono scacciati dagli ex padroni e videro peggiorare improvvisamente la propria condizione, perché si ritrovarono in un ambiente ostile, costretti a lavori a cui non erano abituati. Nel blues viene descritto l’universo di miseria e di emarginazione in cui venivano i neri americani. Troviamo infatti canti che descrivono il vagabondo in cerca di lavoro o di un posto dove dormire, altri che testimoniano lo stato d’animo di chi è costretto a vivere lontano dalle persone care, altri ancora che parlano della condizione delle donne, doppiamente emarginate in quanto donne e in quanto nere.
Dal punto di vista musicale, il blues nasce dalla sintesi di due tradizioni diverse: quella del canto africano, che lo imparenta con i canti di lavoro e gli spirituals, e quella della musica popolare europea, soprattutto delle ballate del nord.

Il ragtime è la prima musica strumentale afroamericana

Il ragtime (letteralmente “tempo stracciato) irruppe improvvisamente sulla scena americana nel 1896, ed ebbe subito grande successo per il suo carattere allegro e spensierato. I suoi tratti fondamentali possono essere sintetizzati così:

Il ragtime , di ispirazione popolare, nasce però come musica d’autore, scritta, generalmente (ma non solo) pianistica e di difficile esecuzione; è quindi la prima espressione strumentale della musica afroamericana, che fino ad allora si era espressa solo localmente;

Il ragtime è praticato soprattutto da musicisti meticci, nati cioè da un genitore nero e uno bianco, che costituivano una elite privilegiata rispetto ai neri; essi si rifanno alla tradizione europea, di cui però conoscevano soprattutto i sottoprodotti: marce, polke, quadriglie ecc.;

Il ragtime è inizialmente in tempo binario (2/4), più tardi in tempo quaternario (4/4); la sua caratteristica è comunque la contrapposizione, tipicamente africana, fra due ritmi diversi, uno regolare e ossessivo, l’altro vario e sincopato. Poiché il ragtime è musica interamente scritta, nella sua forma originale non è presente l’aspetto improvvisato, che è invece tipico del jazz.

Intorno al 1900 il ragtime era diffusissimo: i pianisti, sia neri che bianchi, lo suonavano sia nei saloon che nei locali eleganti, i complessi bandistici per le strade. Inoltre al suono del ragtime si ballava il cakewalk, una danza afroamericana in cui le coppie passeggiavano tenendosi a braccetto e gettando il corpo all'indietro e di lato.
La diffusione di questo genere musicale, legata anche alla vendita degli spartiti per pianoforte e dei rulli perforati che servivano per azionare le pianole (pianoforti automatici azionati da congegni meccanici), provocò due diverse reazioni: da una parte scandalizzò la critica tradizionalistica, che vedeva in questa musica, e soprattutto nel cakewalk, qualcosa di volgare e corrotto; dall'altra invece attirò l’attenzione di illustri musicisti europei come Debussy e Stravinskij, che composero dei pezzi ispirati da questo genere musicale. La fortuna del ragtime durò circa vent'anni.


Dalle origini alla prima guerra mondiale

A New Orleans nascono le prime forme del Jazz

Alla fine del secolo scorso la città di New Orleans era una delle più importanti degli Stati Uniti. Grazie alla sua posizione sul delta del fiume Mississippi, era infatti diventata un grande centro commerciale e un punto di incontro fra varie culture. Molti ex schiavi si ritrovarono a New Orleans, e nel quartiere dei divertimenti alla periferia della città (il famoso Storyville) svilupparono le prime forme di jazz.
Da un lato sorsero le prime orchestrine, le cosiddette brass band. Che sfilavano per le strade di New Orleans nei giorni di carnevale, accompagnavano le manifestazioni elettorali, seguivano i funerali e riaccompagnavano i parenti e gli amici del defunto alla fine della cerimonia. Dall'altro il jazz si sviluppò anche nei locali notturni di Storyville, spesso teatro di risse, rapine, delitti e disordini di vario tipo, dove si svolgeva una vita musicale intensissima e caotica.

Il Jazz di New Orleans presenta aspetti diversi

Le brass band erano complessi strumentali che eseguivano pezzi si carattere bandistico o ragtime. Dopo il 1865, infatti, gli ex schiavi avevano incominciato a utilizzare regolarmente gli strumenti musicali, in particolare cornette, trombe, clarinetti, tromboni, basso-tuba e tamburi, che erano stati abbandonati dai soldati sudisti in fuga ed erano perciò facilmente reperibili.
Nelle brass band in genere il terzetto formato da cornetta (poi sostituito dalla tromba), clarinetto e trombone costituiva la sezione melodica, cioè quella degli strumenti che eseguivano le melodie e a cui era affidati gli assoli più importanti; il banjo e il basso-tuba (poi sostituito dal contrabbasso) costituivano la sezione ritmica, cioè quella che aveva la funzione di “segnare il tempo”.
Le formazioni che suonavano nei locali notturni di Storyville, invece, usavano spesso strumenti difficili da trasportare, come il pianoforte, e si basavano soprattutto sulla tradizione blues, più tipicamente nera e meno influenzata dalla componente meticcia.

L’improvvisazione caratterizza la musica jazz

La maggioranza dei musicisti che componevano le prima brass band non sapevano leggere la musica. Quasi tutti, quindi, suonavano “a orecchio” e spesso, soprattutto durante gli assoli, variavano la propria parte improvvisando secondo l’estro del momento.
L’improvvisazione diventa immediatamente una delle caratteristiche della musica jazz: il jazz infatti è una musica “fatta sul momento”, non destinata a essere scritta, e quindi il musicista può operare con grandissima libertà, creando qualcosa di sempre differente e assolutamente personale. Il jazzista è quindi esecutore e compositore al tempo stesso e se noi ascoltassimo molte versioni dello stesso brano, suonate dai medesimi musicisti, essere sarebbero sempre diverse l’una dall'altra.

La prima guerra mondiale mette fine all'epoca d’oro di New Orleans

L’epoca d’oro di New Orleans e del suo quartiere nero durò circa vent'anni  nel 1917 la marina degli Stati Uniti, che aveva ormeggiato nel porto della città numerose navi da guerra, ordinò la chiusura e lo sgombero di moltissimi locali per ragioni di ordine pubblico.
Alcuni musicisti trovarono allora lavoro sui battelli che percorrevano il Mississippi, ma molti furono costretti a cercare un impiego in altre città ed emigrarono nei centri industriali del nord, come Chicago e New York, che avevano avuto un grande sviluppo e richiamavano lavoratori dalle zone povere del sud.

Dal 1915 al 1929: Gli anni venti noti come “età del jazz”

Gli anni venti sono noti negli Stati Uniti come “l’età del jazz”, a indicare l’importanza di questo tipo di musica e il suo successo presso tutti gli strati sociali.
La prima guerra mondiale aveva infatti provocato grandi cambiamenti sociali ed economici, e molti neri si erano trasferiti dagli stati del sud nelle grandi città industriali del nord, portando con sé le proprie tradizioni e naturalmente anche la propria cultura musicale.
Il successo del jazz è testimoniato da numerosi fattori:
Nascono numerosi gruppi di jazzisti bianchi; questo fenomeno era già iniziato prima della guerra, ma negli anni venti il numero di queste orchestre cresce con grande rapidità, soprattutto a Chicago.
Il jazz non si suona solo nei locali dei ghetti neri (come Harlem a New York e il South Side di Chicago): molti teatri ospitano i più famosi gruppi jazz, segno che la musica venuta dal sud attira un folto pubblico e quindi costituisce un buon affare per gli impresari.
Si incominciarono a incidere molti dischi di jazz; in questi anni si sviluppa fra l’altro l’industria dei cosiddetti race records, dischi della razza, cioè destinati al pubblico di colore, che si rivelano particolarmente redditizi.
Le conseguenze di questo successo, ben presto, influiscono sulla natura stessa del jazz: le band si arricchiscono di nuovi timbri e i solisti acquistano maggiore importanza che in passato; nasce inoltre un genere musicale derivato dal blues: il boogie-woogie.

Le band con più strumenti musicali

I gruppi di jazz si arricchiscono negli anni venti di nuovi strumenti, e viene precisandosi una nuova struttura della band, composta generalmente da sette elementi: cornetta o tromba, clarinetto, sassofono e trombone costituiscono la sezione melodica; pianoforte, banjo o chitarra e batto-tuba o contrabbasso costituiscono invece la sezione ritmica.
Negli stessi anni la tromba finirà col sostituire la cornetta e il contrabbasso pizzicato prenderà definitivamente il posto del basso-tuba. Alla tromba, lo strumento con il suono più potente e squillante, è in genere affidata la melodia principale; il clarinetto, più agile, esegue invece dei veloci passaggi virtuosistici, mentre il trombone si muove come sostegno alle altre due voci.

Si affermano i grandi solisti

Lo sviluppo dell’industria discografica e della radio favorirono l’affermazione di alcune grandi figure di solisti, si attirava più pubblico e quindi si riusciva e vendere di più anche grazie alla diffusione della radio. I più importanti solisti blues singers furono Gertrude “Ma” Rainey, Mamie Smith Robinson e soprattutto Elizabeth Bessie Smith. In questo periodo nasce il boogie-woogie, un altro genere musicale.

Crisi economica del ‘29

Nel 1929 con il crollo della borsa di Wall Street provocò la crisi economica più grave del secolo: la chiusura di fabbriche e imprese portò a un enorme aumento della disoccupazione e ridusse in miseria moltissime persone. Anche la musica ne subì le conseguenze, calarono i frequentatori dei teatri dove si esibivano le band e le case discografiche preferirono anziché chiudere del tutto di vendere la musica sui dischi.



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