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Un ulteriore problema delle aree urbane è l'estrema povertà che colpisce alcune fasce della popolazione. Essa è radicata in particolare fra gli immigrati dei paesi sottosviluppati, i soggetti senza fissa dimora e gli zingari. Agli extracomunitari sono riservati in genere i lavori più umili e pesanti, ma molti di essi restano disoccupati o sono impiegati nel cosiddetto lavoro nero, cioè sottopagato e privo di qualsiasi tutela previdenziale e sindacale. Sprovvisti quasi tutti di una casa, trovano alloggio per lo più in dormitori di fortuna, senza i servizi igienici, l'acqua, la luce, il riscaldamento.
A questa condizione di difficoltà materiale si aggiungono altri gravi problemi, come quello della lingua, che ostacola la conoscenza delle leggi, l'adeguamento alla mentalità corrente, l'inserimento dei bambini nella scuola.
Le persone senza fissa dimora sono rappresentate in genere da coloro che vivono nel più completo isolamento, in condizioni di grave emarginazione. Si tratta dei cosiddetti barboni, i quali considerano la strada la loro casa, dormono di solito nei giardini pubblici, sotto i ponti, nei pressi delle stazioni. Le loro fonti di sussistenza più comuni sono l'accattonaggio e i paesi distribuiti dalle amministrazioni comunali e dalle associazioni del volontariato.
Gli zingari, infine, sono un'etnia composta da comunità sedentarie o itineranti. I loro problemi sono connessi ai campi-sosta alle particolari forme di lavoro che svolgono (suonatori, venditori ambulanti, artigianato), alla difficoltà dei loro figli di frequentare la scuola e di stabilire rapporti sociali positivi nell'ambiente in cui vivono a causa dei loro costumi e del forte attaccamento alle loro tradizioni culturali.
Negli ultimi anni, in Italia si sta avendo un'invertimento di tendenza, se prima erano gli extracomunitari, adesso invece sono gli italiani che a causa appunto dell'approdo di gente straniera che si accontenta di guadagnare poco per poi ritornare al proprio paese, non riesce a trovare un lavoro che gli possa garantire di sfamare una famiglia e quindi di condurre una vita normale.
Un ulteriore problema delle aree urbane è l'estrema povertà che colpisce alcune fasce della popolazione. Essa è radicata in particolare fra gli immigrati dei paesi sottosviluppati, i soggetti senza fissa dimora e gli zingari. Agli extracomunitari sono riservati in genere i lavori più umili e pesanti, ma molti di essi restano disoccupati o sono impiegati nel cosiddetto lavoro nero, cioè sottopagato e privo di qualsiasi tutela previdenziale e sindacale. Sprovvisti quasi tutti di una casa, trovano alloggio per lo più in dormitori di fortuna, senza i servizi igienici, l'acqua, la luce, il riscaldamento.
A questa condizione di difficoltà materiale si aggiungono altri gravi problemi, come quello della lingua, che ostacola la conoscenza delle leggi, l'adeguamento alla mentalità corrente, l'inserimento dei bambini nella scuola.
Le persone senza fissa dimora sono rappresentate in genere da coloro che vivono nel più completo isolamento, in condizioni di grave emarginazione. Si tratta dei cosiddetti barboni, i quali considerano la strada la loro casa, dormono di solito nei giardini pubblici, sotto i ponti, nei pressi delle stazioni. Le loro fonti di sussistenza più comuni sono l'accattonaggio e i paesi distribuiti dalle amministrazioni comunali e dalle associazioni del volontariato.
Gli zingari, infine, sono un'etnia composta da comunità sedentarie o itineranti. I loro problemi sono connessi ai campi-sosta alle particolari forme di lavoro che svolgono (suonatori, venditori ambulanti, artigianato), alla difficoltà dei loro figli di frequentare la scuola e di stabilire rapporti sociali positivi nell'ambiente in cui vivono a causa dei loro costumi e del forte attaccamento alle loro tradizioni culturali.
Negli ultimi anni, in Italia si sta avendo un'invertimento di tendenza, se prima erano gli extracomunitari, adesso invece sono gli italiani che a causa appunto dell'approdo di gente straniera che si accontenta di guadagnare poco per poi ritornare al proprio paese, non riesce a trovare un lavoro che gli possa garantire di sfamare una famiglia e quindi di condurre una vita normale.