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Nascita della Repubblica Italiana - Riassunto

Parri, De Gasperi e Togliatti

Nel giugno del '45 nasceva il 1° governo italiano del dopoguerra. A presiederlo fu chiamato Parri, esponente del Partito d'Azione. I problemi che il nuovo governo dovette affiorare erano enormi viste le condizioni in cui versava il paese: in Puglia e Emilia Romagna c'era il problema dell'ordine pubblico, nei mesi seguenti la liberazione erano stati caratterizzati da una lunga catena di violenza ed esecuzioni sommarie. Vi era un gran numero di disoccupati, le tensioni sociali erano gravissime e circolavano moltissime armi.
Parri rassegnò le dimissioni quando il Partito liberale uscì dal Governo e gli successe De Gasperi (dicembre '45) segretario democrazia Cristiana (ex Partito Popolare sciolto dai fascisti nel '26). La sinistra, specialmente il PC, guidato da Togliatti, era concorde nell'affermare l'impossibilità di una rivoluzione in Italia, ma chiedeva riforme. Nel '46 Togliatti (ministro della giustizia) annunciò un amnistia per i crimini compiuti durante la guerra.

Referendum e voto alle donne

Il 2 giugno '46 avvenne un referendum per stabilire se l'Italia dovesse trasformarsi in repubblica o rimanere una monarchia. Un mese prima Vittorio Emanuele III aveva abdicato in favore del figlio Umberto II in modo che le sue responsabilità personali non ostacolassero la scelta di chi voleva votare a favore della monarchia.
A guerra non ancora finita il 1° febbraio 1945, un decreto aveva concesso il diritto di voto anche alle donne (escluse le puttane che lavoravano per la strada). Alcune andarono a votare per obbligo (astenersi era considerato peccato mortale dai periodici cattolici).
Vince la repubblica con 2.000.000 di voti di scarto. Si affermarono 3 partiti DC - PSI - PCI e furono elette 21 donne. L'assemblea costituente il 25 giugno del '46, elesse il 1° capo dello Stato Enrico de Nicola. La Costituzione fu affidata ad una commissione di 75 persone.

I partiti di massa, dalla collaborazione allo scontro. 

Lo Stato si impegnava a garantire i diritti inviolabili del cittadino e se ne prendere cura. La Costituzione recepì l'ideale democratico e socialista secondo cui lo Stato doveva rimuovere tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale che facevano ridurre la libertà e l'uguaglianza.
Allo Stato la Costituzione italiana attribuì il compito di promuovere lo sviluppo della piena dignità umana di ogni cittadino (diritto al lavoro).
Fu approvato l'articolo 7 relativo ai Patti Lateranensi e ottenuto ciò De Gasperi procedette alla formazione di un governo senza la sinistra.
A guidare la politica italiana fu Luigi Einaudi che diede una forte impronta liberalista alle scelte del governo.
Nel settembre del '47 l'URSS organizzò il Kominform (ufficio d'informazione dei partiti comunisti) per sostenere la politica dell'Urss.
Il PCI aderendo a ciò perse ogni autonomia politica. Contemporaneamente Papa Pio XII era intervenuto esortando gli elettori a non votare i partiti di sinistra.

Le elezioni del '48

I comitati civici per tutta la campagna elettorale svolsero una capillare propaganda per orientare il voto degli elettori verso la Democrazia Cristiana e i comunisti erano un pericolo per i valori della crstianità. Le elezoni si svolsero in un clima esasperato e il voto venne orientato su due visioni del mondo, quella cristiana e quella comunista.
L'arrivo degli aiuti economici americani ebbe un ruolo importante (una vittoria comunista avrebbe tolto questi aiuti all'Italia. Le elezioni videro una clamorosa affermazione della DC e la conseguenza di questo voto furono importantissime; la definitiva collocazione dell'Italia nello schieramento dei Paesi Occidentali (economia di mercato e democrazia parlamentare), l'omicidio di Togliatti (1948) causò scioperi e disordini in tutta l'Italia del centro e del Nord; nascono così i sindacati oltre alla CGIL (già presente) la CISL e la UIL.

Anni '50 e '60: Gli orientamenti politici

Nel 1949 un esplicito divieto del Sant'Uffizio proibì ai cattolici di iscriversi al PCI, cioè la Chiesa cercò di aprire un fossato incolmabile tra cattolici e comunisti. Su questo sfondo così poco laico e democratico come invece doveva essere secondo la Costituzione, De Gaspeti (DC) forma un governo con l'appoggio dei gruppi di centro (governo di coalizione). Questo tipo di alleanza per il nome prese il nome di centrismo e durò fino al 1960. Tale scelta fu deviata dal fatto che De Gasperi non voleva trasformare l'Italia in un regime cattolico. Nel 1953 le elezioni si svolsero in un clima meno rovente che nel '48.

Lo Stato, i prefetti e la magistratura

La paura del comunismo era tangibile in quegli anni, nel 1949 il governo italiano decide di entrare nella NATO; con questo appoggio esterno, dopo la guerra di Corea, anche in Italia vari uomini di governo proposero di discriminare i comunisti o tenerli comunque sotto sorveglianza ha discriminazione nei confronti dei comunisti fu una prassi corrente, anche se non riuscirono a tagliarli subito. Dalla Refezione e dagli uffizi Pubblici furono eliminati tutti gli elementi di dubbia tendenza politica. Ancora più grave fu la conciliazione segreta del Casellario Politico centrale (uno schedario in cui erano segnalati e controllati i suoi soggetti sovversivi). Nel 1956 entrò in funzione la Corte Costituzionale il cui compito è quello di impedire l'applicazione di norme contrarie alla Costituzione. Non tutte le forze politiche erano d'accordo ma la corte costituzionale inizialmente non fu assolutamente progressista.
Erano tempi in cui il cinema era considerato uno strumento pericoloso, in quando diffondeva immoralità e permetteva ai comunisti di trasmettere le loro idee sovversive (La dolce vita di Fellini nel 1960 era un film che avrebbe potuto portare chissà quali conseguenze sull'ordine pubblico).

Il PCI di fronte alla fine dello stalinismo

Nel 1956 al XX congresso del PCUS le parole di Kruscev che demolì il mito di Stalin obbligarono i partiti comunisti a ripensare la storia Togliatti, pur essendo in accordo con le parole di Kruscev, continuò a sostenere la validità della esperienza storica sovietica al di là degli errori di Stalin. Quando esplose la rivolta ungherese sempre nello stesso anno, Togliatti si alleò ai leader degli altri partiti comunisti che sollecitarono alla Russia l'invasione. Questa posizione di Togliatti creò fra i militanti del partito un forte dissenso e circa 400.000 lasciarono il partito e i socialisti colsero l'occasione per staccarsi definitivamente dal PCI.

Il miracolo economico

Tra il '58 e il '63 l'Italia visse un periodo di progresso economico e di grandi mutamenti sociali chiamato "miracolo economico.
I settori trainanti furono: la produzione automobilistica (la 600) che trasformò la motorizzazione in un fenomeno di massa; gli elettrodomestici, macchine da scrivere, plastica; le ragioni che portarono al miracolo economico furono molteplici: prima di tutto in Italia c'erano molti disoccupati che pur di lavorare accettavano bassi salari; poi gli impianti a carbone furono sostituiti dai derivati del petrolio, in terzo luogo il processo di industrializzazione si allargò a tutta la Pianura Padana.
Fu comunque quasi esclusivamente un fenomeno dell'Italia settentrionale che portò all'immigrazione di 900.000 persone che si trasferirono dal Sud ai centri industriali del Nord.

I governi del centro sinistra

La guida della DC, quando De Gasperi lasciò la politica, fu assunta da Fanfani e Moro che cercarono alleanza verso la sinistra (P.S.I) perché da sola la DC non era in grado di governare e l'appoggio di MSI che significa Movimento Sociale Italiano (fascisti) e monarchici non ebbe gradito e nel 1963, presiedeva da Moro, si ebbe il primo governo di centro sinistra che avrebbe dovuto provvedere a risolvere parecchi problemi che il miracolo economico aveva creato: nuove regole urbanistiche (scuole, trasporti, edilizia popolare) nelle città dove era avvenuta l'immigrazione (Torino) la modernizzazione del Sud che non aveva goduto del miracolo economico, ma fu fatto troppo poco e nel 1967 cominciarono le tensioni sociale e le prime proteste iniziarono negli ambienti studenteschi.
Nel 1962 una riforma della scuola aveva reso l'obbligo scolastico fino alla III media che sarebbe stata uguale per tutti in modo che le scelte scolastiche sarebbero avvenute a 14 anni. Questo portò all'aumento degli studenti universitari in strutture che non erano assolutamente pronte ad accoglierli.

Protesta studentesca e movimenti di estrema sinistra

Il malcontento studentesco esplose nel 1967-68, numerose università (Trento, Milano, Torino) furono occupate dagli studenti giorno e notte che riuniti in assemblea elaboravano documenti di analisi sociale per chiarire le posizioni politiche. Nell'agosto del '68 i sovietici intervennero in Cecoslovacchia facendo ponendo fine al socialismo di Dubcek; questa volta il PCI prese le distanza dalla repressione in Cecoslovacchia.
Dalle proteste del movimento studentesco emersero nuove aspirazioni di rinnovamento. La conversazione giovanile investì ogni forma di autoritarismo, esaltò la Cina e Cuba come modelli sociali alternativi e si propose l'obiettivo di entrare in stretto collegamento con la classe operaia per risvegliare l'energia rivoluzionaria. Tutti erano d'accordo sul fatto che doveva nascere una rivoluzione proletaria e si fece strada la concezione secondo cui era lecito usare la violenza contro coloro che si opponevano all'avanzata della nuova realtà.
Nel 69 la protesta studentesca si estese alla classe operaia (autunno caldo) che si manifestò come violento scontro tra industriali e lavoratori. Gli operai ottennero aumenti salariali e innovazioni normative e gli ambienti di lavoro divennero più sicuri, chi non aveva il titolo di studio (III media) aveva a disposizione 150 ore all'anno di quelle lavorative per frequentare corsi speciali per adulti. Nel 1970 il Parlamento approvò lo statuto dei lavoratori, previsto dalla Costituzione ma mai redatto.

Gli anni di piombo

Dal 1969 iniziò il periodo delle stragi provocate da bombe che avevano lo scopo di spargere il terrore e di impedire il rafforzamento del movimento operaio e di sovvertire lo stato democratico.
Negli anni '70 sono nati numerosi gruppi terroristici come Prima Linea, i nuclei armati proletari e le Brigate rosse (estrema sinistra), inoltre c'era l'estrema destra che colpiva nelle piazze, nei locali pubblici o sui treni mettendo bombe con l'obbiettivo di terrorizzare le masse.
L'estrema sinistra colpiva miratamente i singoli individui.
Nel '69 scoppiò una bomba nella Banca dell'Agricoltura di Milano che fece 16 morti. Alla stazione di Bologna nel '80 un'altra bomba fece 83 morti, a Brescia in Piazza della Leggia 8 morti, il treno italicus 12 morti. Tutte queste morti non avevano colpevoli.
In questi stessi anni in Cile ( Salvator Allende) fu rovesciato e ucciso da un colpo di stato militare fascista e passò a diventare una dittatura (Pinochet).
Il segretario del PCI Enrico Berlinguer propose una strategia nuova rispetto al passato (il compromesso storico) tra le forse che rappresentano la maggioranza del popolo italiano. Egli voleva un alleanza su programmi capace di affrontare i problemi italiani, ma anche di contrastare le spinte avversive che minacciavano la democrazia.
Per rendere credibile la sua proposta il PCI si staccò definitivamente dal modello sovietico, Berlinguer cacciò il termine eurocomunismo con il quale voleva invalicare il territorio di una via al socialismo completamente diversa da quella russa coniugando la lotta alla disuguaglianza sociale con la libertà e le democrazie tipiche dell'Europa occidentale.
Il referendum sul divorzio e il cambiamento di costruzione
Il progetto di Berlinguer trovò numerosi ostacoli di natura sociale ed economica, ci fu un referendum sul suo divorzio (1974) che vide la conferma della nuova legge, iniziò la stagione del movimento femminista italiano, la legge sull'aborto (1978) fu sottoposta a referendum e confermata dagli elettori.

La solidarietà nazionale e le BR

Il progetto dell'eurocomunismo trovò l'appoggio del presidente della DC Aldo Moro che voleva il coinvolgimento del PCI nella maggioranza di governo e pensò che il PCI era il II partito in Italia.
Nel '76 il PCI conquistò il 34,4% dei suffragi e la DC il 38% e così nel '76 Andreotti guidò il primo governo che non vide il PCI all'opposizione. Il PCI si asteneva dal voto in modo che l'esecutivo avesse una maggioranza parlamentare. Durò 2 anni, il 16 marzo del '78 Moro venne rapito e ucciso dopo alcuni giorni dalle BR (organizzato sotto la guida di Curcio e Franceschini e le prime ragioni erano state dirette a esponenti dell'industria per dimostrare al proletariato quanto i padroni fossero invulnerabili.
Le vittime venivano rapite e sottoposte ai processi del popolo e accusate di essere sfruttatori dei lavoratori. Fino al 1981 questi furono gli anni di piombo. Le BR fecero 7 vittime e numerosi esponenti dell'industria, della magistratura e della politica furono gambizzati.
L'obbiettivo delle BR, con il sequestro di Moro era quello di impedire che il PCI in qualsiasi modo avesse a che fare con il governo del Paese. Essi sostenevano che lo stato borghese se non venisse abbattuto non si poteva cambiare, ma la lotta armata non era condivisa dalla maggior parte della classe operaia. Informati della notizia del sequestro i 3 sindacati CGIL CISL e UIL indissero subito uno sciopero generale.
Moro rimase nelle mani delle BR, 3 mesi prima di essere trovato morto in un auto a Roma che si trovava a metà strada tra la sede centrale della DC e quella del PCI.
Le BR volevano anche scambiare Moro con alcuni brigatisti in carcere, ma lo Stato seguì la linea dura di DC e PCI e non cedette.
Per altri anni ancora le BR ed altri gruppi di terroristi uccisero ancora in Italia e solo quando venne introdotta la riduzione di pena per i terroristi pentiti, disposti a collaborare con la giustizia, le BR furono smantellate.

Lo scenario politico degli anni '80

L'autunno del 1980 può considerarsi la conclusione del periodo storico aperto nel '69. La crisi dell'auto aveva costretto la Fiat a minacciare la cassa integrazione e i licenziamenti e il sindacato proclamò uno sciopero ad oltranza, Dopo 34 giorni, a sorpresa 40.000 dipendenti della Fiat sfilarono per le strade di Torino chiedendo il rientro al lavoro, così il sindacato siglò l'accordo con la Fiat e da quel momento gli industriali poterono procedere alla ristrutturazione dei processi produttivi per ridurre il numero dei lavoratori e quindi i cesti. L'economia italiana riprese a crescere e nel 1987 l'Italia divenne la 5° potenza mondiale (dopo USA, Giappone, Germania e Francia). Ma il bilancio dello stato pesantemente in rosso e il debito pubblico agli inizi del compromesso storico favorì il PSI guidato da Craxi che ebbe l'incarico di formare un nuovo governo costituito da una maggioranza DC PSI in modo da tenere fuori dal gioco il PCI.



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