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Umberto Saba: Il Canzoniere Riassunto

Riassunto:
La prima idea del Canzoniere risale al 1919, allorché Saba, rientrato a Trieste dopo la guerra, selezionò e sistemò i componimenti scritti fino ad allora. Desiderava creare una struttura unitaria, un libro o romanzo in versi, capace di testimoniare, poesia dopo poesia, i sentimenti e gli avvenimenti di una vita, delineando il cammino personale e artistico dell'autore.
La prima stampa uscì nel 1921, con frequenti varianti rispetto ai testi originari.
Il Canzoniere ebbe poi nuove edizioni: la seconda uscì nel 1945, la terza nel 1948, la quarta nel 1951, infine l'ultima, postuma, nel 1961.
In Storia e cronistoria del Canzoniere, pubblicato nel 1948, Saba, parlando di sé in terza persona, ripercorse il modo in cui il libro si era formato e spiegò la sua poetica.
Nella versione definitiva l'opera è suddivisa in tre volumi: il primo (vicino al Canzoniere del 1921) comprende le raccolte fino al 1920 (tra queste, Poesie dell'adolescenza e giovanili, Casa e campagna, Trieste e una donna, Poesie scritte durante la guerra); il secondo volume raccoglie i versi scritti fra il 1920 e il 1932 (tra le sezioni, spiccano Preludio e canzonette, Autobiografia, Cuor morituro, L'uomo, Preludio e fughe, Il piccolo Berto); il terzo, infine, comprende i veri scritti dopo il 1933 (vanno ricordate le serie Parole, Ultime cose, Mediterranee).
La poesia di Saba predilige le cose: la vita militare, la sua città, la moglie, la figlia, i ragazzi, gli animali, personaggi e oggetti comuni della vita.
Tra queste realtà concrete vi è anche il proprio io, messo a nudo con semplicità dal poeta pur negli aspetti più profondi e più difficili.
Saba canta (si ricordi il titolo del libro: Canzoniere) non sensazioni o intuizioni sublimi, bensì le cose di tutti i giorni, e lo fa in modo chiaro, dando più importanza ai contenuti che alla forma.
Utilizza quindi termini d'uso quotidiano (le trite parole), pur sapendo che si tratta di una scelta in opposizione rispetto all'evoluzione delle correnti poetiche post-simboliste di primo Novecento. Saba sa inoltre che il linguaggio della poesia è diverso da quello della prosa: perciò usa le rime e le forme metriche della poesia tradizionale, ma le piega a dire gli eventi e le situazioni di tutti i giorni, la vita comune. Perciò le sue forme metriche sono le più comuni (in particolare il sonetto) e lo stesso vale per le rime, quasi mai ricercate, talvolta fino al limite della banalità (come cuore/amore).
Il tema più tipico di Saba è la volontà di sentirsi dentro (e unito) alla vita di tutti: Soffersi il desiderio dolce / e vano / d'immettere la mia dentro la calda / vita di tutti / gli uomini di tutti i giorni. Il concetto ritorna, variamente espresso, in molte sue liriche e concorre a formare, insieme alla semplicità del linguaggio, quella che Saba definisce la poesia onesta: lontana dall'Ermetismo come dal dannunzianesimo, tesa alla sincerità morale e alla chiarezza interiore, portata ad accettare tutta la vita con grande amore, anche nei suoi aspetti più difficili e dolorosi, che segnano sempre, per Saba, l'esistenza di ogni giorno.
I critici non riconobbero subito l'importanza di Saba, poeta che sembrava isolato in una città giudicata allora provinciale come Trieste, lontanissima dall'avanguardia parigina ed estranea alle novità più significative, come il Simbolismo.
La prima notorietà venne a Saba negli anni venti, dopo la prima Stampa del Canzoniere (1921), parallelamente alla scoperta del suo grande concittadino Italo Svevo.
Ci si accorse che Saba, pur ricorrendo a parole comuni e apparentemente impoetiche, aveva però saputo trattare, temi modernissimi: in particolare, il drammatico conflitto tra il soggetto e il mondo, le sofferenze e i dolori della psiche, l'aspirazione quasi sempre delusa a un rapporto solidale con gli altri.
I motivi al centro dell'esperienza di Saba venivano insomma a esprimere l'ansia dell'uomo contemporaneo che s'interroga sulla propria condizione esistenziale.



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