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Salvatore Quasimodo Riassunto Breve

Riassunto:

Quasimodo nacque nel 1901 in Sicilia, a Modica (Ragusa), da padre ferroviere. Frequentò l’Istituto per geometri a Messina, dove conobbe personalità di spicco quali Elio Vittorini, Giorgio La Pira e Salvatore Pugliatti: con loro fondò, a soli sedici anni, una rivista letteraria (Nuovo Giornale Letterario). Dopo il diploma, si trasferì a Roma, per studiare ingegneria al Politecnico, senza però riuscire a laurearsi. Le precarie condizioni economiche lo spinsero a praticare diversi lavori tecnici.
Sul piano letterario, Quasimodo è un autodidatta, appassionato lettore di poesia, a partire dai lirici greci. La sorella Rosa sposò Elio Vittorini e così nel 1929 Quasimodo soggiornò a Firenze, dove poté avvicinarsi agli scrittori (fra i quali Eugenio Montale) del gruppo di Solaria. Su questa rivista pubblicò, nel 1930, la sua prima raccolta di versi, Acque e terre.
Nel 1932, mentre lavorava al Genio civile di Imperia, pubblicò il suo secondo libro di poesie, Oboe Sommerso. Trasferitosi a Milano nel 1935, cominciò a collaborare con il settimanale Il Tempio. Alle prime due raccolte si aggiunsero nel 1936 Erato e Apollion e le traduzioni dei Lirici greci del 1940. La buona fama ottenuta, grazie a queste opere, sia pure con qualche polemica, dovuta all’oscurità dello stile, contribuì a farlo nominare per chiara fama professore di letteratura italiana presso il Conservatorio di Milano.
Nel 1942 uscì il nuovo libro di versi Ed è subito sera, seguito, dopo la fine della guerra, da Giorno dopo giorno (1947). Quasimodo si avvicinò intanto alla politica, come militante nelle file del Partito comunista italiano. Le sue riflessioni sul ruolo sociale dell’intellettuale vennero raccolte nel volume Il poeta e il politico e altri saggi (1960).
All’instancabile attività di poeta (l’ultima raccolta di versi, Dare e avere, uscirà nel 1966) Quasimodo alternò quella di saggista e di traduttore; tradusse tra l’altro le Georgiche di Virgilio e opere di Shakespeare. Nel 1959 gli venne assegnato il premio Nobel per la letteratura (quarto italiano dopo Carducci nel 1906, 1934). Il riconoscimento fu fonte di molte discussioni, perché numerosi critici lo contestarono, giudicando Quasimodo inferiore a personalità del calibro di Montale o Luzi. Morì nel 1968.



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