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Neorealismo Riassunto

La letteratura neorealista si applicò soprattutto a quattro campi tematici:

  • la guerra combattuta al fronte, con il motivo collegato dei campi di sterminio;
  • la Resistenza, ovvero la guerra di liberazione da fascismo e nazismo;
  • la triste condizione delle regioni del Sud d'Italia, arretrate sul piano economico e sociale per colpa di ignoranza e disonestà dei politici;
  • la vita del popolo, ritratta nelle varie realtà regionali.

Diari di Guerra
Esaminiamo il primo indirizzo tematico, quello della guerra e della guerra civile. Esso fu praticato anche da poeti ermetici e post-ermetici: ricordiamo le raccolte liriche Giorno dopo giorno (1947) di Salvatore Quasimodo, Diario d'Algeria di Vittorio Sereni, Il capo nella neve di Alfonso Gatto, nelle quali si esprimono l'orrore della guerra e la pietà per le tante vittime innocenti.
Ma fu soprattutto la prosa a raccogliere il bisogno di narrare e di testimoniare la tragedia da poco conclusa. Tale testimonianza intendeva presentarsi senza retorica, quasi senza letteratura, come nudo resoconto. Nacquero così numerosi epistolari, diari e cronache di guerra, come 16 ottobre 1943 di Giacomo Debenedetti o il più tardo Memoria della resistenza di Mario Spinella.

Romanzi sulla resistenza della guerra
Anche molti romanzi, ispirati alla guerra appena conclusa, si presentavano come documenti di vita vissuta: ricordiamo, tra le opere di autori più noti, Uomini e no di Vittorini, Il sentiero dei nidi di ragno di Calvino, fino al Clandestino di Mario Tobino.
Da citare anche L'Agnese va a morire della bolognese Renata Viganò, che racconta la storia e l'eroica morte di un'umile popolana, entrata nella lotta partigiana dopo l'assassinio del marito, e il Sergente nella neve del veneto Mario Rigoni Stearn, romanzo che rivive con toni epici, ma privi di retorica, la vicenda della ritirata di Russia da parte degli alpini italiani, avvenuta nel tragico inverno del 1942-43. Nello scenario di morte incombente, Rigoni esalta i valori originari dell'uomo e del popolo: la lealtà, il senso del dovere, la generosa disponibilità al sacrificio.

Levi e Fenoglio
Il capolavoro di questa narrativa ispirata alla Seconda guerra mondiale è offerto da una coppia di romanzi-diario di Primo Levi.
  • Se questo è un uomo (1947), che narra la sconvolgente esperienza dell'autore deportato in un campo presso Aushwitz;
  • La tregua (1963), che rievoca la lunga marcia di ritorno a casa attraverso l'Europa centro orientale. 
I due romanzi di Primo Levi sono anzitutto una testimonianza, sofferta in prima persona, sul male (la guerra e la Shoah, in cui perirono circa sei milioni di ebrei, imposto dal nazifascismo al mondo intero. Essi costituiscono una forma di liberazione interiore, e insieme intendono riaffermare quei valori di civiltà e di dignità umana a rischio di scomparsa nell'inferno della storia novecentesca. Il linguaggio asciutto di Levi, la sua prosa razionalmente analitica e meditativa, aggiungono forza e immediatezza alla testimonianza dei contenuti.
Esiti artistici di primo piano raggiunsero anche altri due piemontesi: Cesare Pavese e Beppe Fenoglio. Quest'ultimo fu l'unico tra gli scrittori maggiori del Neorealismo a dedicare ai temi di guerra e Resistenza più di un'opera, e precisamente:

  • una metà dei dodici racconti de I ventitré giorni della città di Alba;
  • il romanzo Primavera di bellezza, l'ultimo pubblicato in vita dall'autore;
  • i due romanzi postumi Una questione privata e Il partigiano Johnny.
Gli ultimi due citati sono i due capolavori di Fenoglio, del quale va ricordato anche il romanzo contadino La malora, estranei ai temi della guerra.
Fenoglio è uno scrittore originale, che i critici studiano con interesse. Il suo stile, per lo più secco e oggettivo, si accende in modo espressionistico grazie alla mescolanza dei toni e delle lingue. I fatti sono rivissuti in una prospettiva sempre tormentata e soggettiva: in tal modo la poetica neorealista dell'oggettività tende a sciogliersi, in favore di un'ottica più individuale. Nella narrazione avventurosa si susseguono azioni incalzanti, tra fucilazioni, fame, fughe, rastrellamenti; ma ogni cosa accade in una condizione di estraneità psicologica, come se tutto, alla fine, fosse inutile o assurdo. La guerra di Resistenza viene così smitizzata, e anche in questo aspetto Fenoglio si allontana dal messaggio pedagogico del Neorealismo.

Limiti e Pregi
Per avere un quadro completo del Neorealismo, bisogna analizzare il contesto in cui esso fiorì: l'Italia, appena uscita dalla tragica realtà del conflitto mondiale, della Resistenza e della guerra civile, era un paese povero, sconfitto, da ricostruire da cima a fondo. In questo clima molti autori, anche improvvisati, sentivano il bisogno di dire qualcosa; e logicamente i più sprovveduti privilegiano i contenuti, il messaggio, rispetto alle precauzioni stilistiche, alla coerenza dei personaggi ecc.
Raffigurò quel clima Italo Calvino, introducendo una nuova edizione del suoi primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno: L'esplosione di quegli anni in Italia fu, prima che un fatto d'arte che non aveva risparmiato nessuno, stabiliva un'immediatezza di comunicazione tra lo scrittore e il suo pubblico: si era faccia a faccia, alla pari, carichi di storie da raccontare, ognuno aveva avuto la sua, ognuno aveva vissuto vite irregolari drammatiche avventurose.
Passati gli entusiasmi dell'immediato dopoguerra, sorsero le prime critiche. Forti discussioni si accesero in particolare sul romanzo Metello di Pratolini, subito dopo la sua pubblicazione (1995):
  • alcuni lo difesero, in quanto espressioni di letteratura popolare e civile;
  • altri lo criticarono, sostenendo la necessità di superare la poetica della realtà in vista di una narrativa più sperimentale e innovativa;
  • inoltre diversi critici marxisti accusarono Pratolini di populismo: si sarebbe cioè limitato a descrivere situazioni e personaggi con tono commosso e sincera partecipazione, ma senza una vera coscienza critico ideologica e, quindi, senza proporre soluzioni politiche. Si trattava di critiche in buona parte fondate, in particolare per i tanti scrittori minori che costellavano la letteratura neorealistica.

I meriti del Neorealismo
Oggi però la critica ha messo in luce anche i meriti del Neorealismo:
  • il legame riconquistato fra letteratura e società;
  • la tensione morale che animava molte pagine neorealistiche;
  • le interessanti ricostruzioni d'ambiente, le esplorazioni non banali dei rapporti sociali;
  • l'attenzione e lo spazio concessi ai linguaggi popolari e al punto di vista dei ceti bassi della società;
  • infine il ritratto della realtà regionali; come sottolineò Calvino il Neorealismo fu un insieme di voci in gran parte periferiche, una molteplice scoperta delle diverse Italia, anche o specialmente, delle Italia fino ad allora più inedite per la letteratura.
  • Così conclude il critico Salvatore Battaglia: Se a tanta ambizione non sempre hanno corrisposto le forze dell'ingegno e le qualità della fantasia, non per questo sarà lecito negare al Neorealismo il titolo di aver tentato una profonda riforma letteraria, che ancora oggi non cessa di costituire uno degli eventi più coraggiosi e più decisivi del nostro Novecento.



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