Temi: la trasfigurazione fantastica della realtà, l'incubo che affiora, l'insanabile conflitto padre-figlio.
Anno: 1942.
Analisi del testo
Per comprendere il racconto di Landolfi dobbiamo tenere presenti due testi di Kafka: la Lettera al padre a La metamorfosi. Dalla lettera apprendiamo che il padre di Kafka, Hermann, fu un vero e proprio despota: ex soldato, corpulento e autoritario, depositario agli occhi del figlio di ogni verità, cercò di fare del ragazzo un carattere forte, senza intuire la delicata sensibilità e la vocazione del figlio per la riflessione e la lettura. Ritroviamo in parte questi elementi anche nel celebre racconto kafkiano La metamorfosi, dove il padre reagisce con insofferenza e prepotenza all'improvvisa trasformazione in insetto del figlio Gregor: gli scaglia contro una mela, che lo ferisce gravemente, e con rabbia lo insegue nella stanza.
Ma nel racconto di Landolfi, le parti misteriosamente si sono invertite: adesso è il padre a essersi trasformato in un mostruoso insetto; tuttavia, nonostante la trasformazione, sembra ancora minacciare il figlio, come in passato. Che diamine ho fatto ancora? si chiede Kafka, davanti a quella grossa testa di ragno con gli occhi iniettati di sangue per la rabbia. Il ricordo va irresistibilmente alle scenate che, senza un chiaro motivo, il padre soleva fargli, e che sono ritratte nella Lettera al padre.
Poi però il padre ragno si volge indietro e scompare: Landolfi cita direttamente una scena della Metamorfosi, nella quale Gregor, il figlio insetto, cerca di placare la rabbia paterna scomparendo nella sua stanza e cercando di causare il minor fastidio possibile alla famiglia. Uscirà dalla sua stanza tana solo dopo parecchio tempo: come Gregor, anch'egli mostra un'aria implorante, quasi a chiedere perdono e amore al figliuolo. Ma il Kafka del racconto di Landolfi lo uccide senza pietà, inseguendolo con rabbia, precisamente come accadeva, a parti invertite, nella Metamorfosi.
In tal modo il racconto di Kafka viene completamente rovesciato:
- nella Metamorfosi Kafka aveva attribuito a se stesso i caratteri di un insetto inutile e noioso, gli stessi aspetti che suo padre attribuiva a lui;
- qui invece il mostro è il padre: come a dire che è il figlio ad averlo ridotto così, con la sua avversione (esplicitata nella Lettura al padre) verso quella figura paterna.
A nulla varrà l'uccisione, sul finale, del ragno spaventoso: infatti, Kafka credeva d'essersene liberato per sempre, ma si sbagliava, perché tanti altri ragni (cioè conflitti inconsci e sensi di colpa) rimanevano nel vecchio maniero: sono altrettante incarnazioni dei suoi incubi e forse anche dei sui rimorsi di figlio poco affettuoso.
Ritroviamo nel racconto due aspetti tipici di Landolfi:
- il gusto per la citazione e per il gioco letterario (nel richiamo a Kafka e ai suoi testi);
- la disposizione alla stravaganza, a un mostruoso che si svolge in uno spazio domestico, ma che non per questo risulta meno inquietante. Parole e situazioni comuni si accendono come in un incubo, tanto più angoscioso, perché rivestito di apparente normalità.