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Eugenio Montale Riassunto Breve

Riassunto vita:
Genovese, Montale ha attraversato la Prima e la Seconda guerra mondiale, la Prima da soldato, la Seconda da testimone della tragedia. Ha esordito cantando il paesaggio ligure e la sua terra salmastra, bruciati dal sole: nell'epoca del fascismo trionfante, era un modo per prendere le distanze dai miti e dalle certezze del tempo. Gli anni trenta, trascorsi a Firenze, lo hanno messo in contatto con i giovani poeti fondatori dell'Ermetismo. Dopo il 1945, lavorando a Milano come giornalista del Corriere della Sera, Montale ha preso posizione contro la massificazione della società e della comunicazione. Non ha mai rinunciato al ruolo scomodo di coscienza critica e di osservatore delle storture presenti. Ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura.

Le opere
Montale scrisse pochi ma meditati libri di versi. Esordì con Ossi di seppia, nel 1925. Passò quasi un quindicennio perché desse alle stampe la sua seconda raccolta, Le occasioni, che costituì assieme al successivo libro La bufera e altro, il suo momento di avvicinamento (ma non di adesione) all'Ermetismo. Dopo queste raccolte, Montale inaugurò una stagione completamente nuova, almeno sul piano del linguaggio e, parzialmente, dei temi, con Satura, uscito nel 1971 e replicato da altri libri successivi del medesimo stampo. Montale fu anche apprezzato prosatore: si segnalò nel genere della prosa breve o prosa d'arte con il libro La farfalla di Dinard.

La Poetica
Tutte le opere di Montale sono alimentate da una sempre viva meditazione, di sapore filosofico sull'esistere umano nella storia. I motivi dominanti del primo Montale, quello di Ossi di seppia, sono il male di vivere e le lacerazioni della coscienza; il paesaggio ligure come simbolo dell'aridità; la ricerca di un varco attraverso cui ristabilire il contatto con la verità e la speranza. Nel secondo Montale, quello fiorentino delle Occasioni e della Bufera, prevalgono temi psicologici (il ricordo) e amorosi, messi a dura prova dalla tragedia della guerra. L'ultimo Montale, quello satirico, è il poeta giornalista del Corriere della Sera, immerso suo malgrado nell'universo della comunicazione di massa. Egli privilegia la critica a ciò che non è autentico, espressa in uno stile ironico e anche autoironico.

Lo Stile
Il primo Montale si stacca nettamente dalla tradizione letteraria, scegliendo per i suoi versi d'esordio uno stile scabro ed essenziale quale corrispettivo dell'aridità esistenziale e del male di vivere. Il secondo Montale utilizza uno stile denso e simbolico: da qui la difficoltà dei lettura che suscitano molte sue liriche, gremite di cose e situazioni poco leggibili, in prima battuta, dal lettore. L'ultimo Montale è quello satirico: in un mondo inautentico, egli sceglie di utilizzare un linguaggio impoetico, che possa evidenziare, paradossalmente, tutta l'inautenticità della comunicazione originata e vissuta nella sfera dei mass-media.



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