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Teatro contemporaneo

Un'epoca di grandi rinnovamenti
Dopo il ritorno, con il Romanticismo, a soggetti storici ed eroici, dalla seconda metà dell'Ottocento il teatro vive una delle sue stagioni più felici, un'epoca ricca di rinnovamenti. La tragedia viene sostituita dal dramma borghese. Oltre allo svedese August Strindberg, al russo Anton Cechov, agli irlandesi Oscar Wide e George Bernard Shaw, uno dei drammaturghi più significativi è il norvegese Henrik Ibsen con cui la storia del dramma ricomincia da capo. Non tanto perché questo autore rifiuta le convenzioni drammatiche precedenti, quanto perché si serve del dramma per trattare urgenti problemi sociali. Il rifiuto del ruolo di moglie e di madre da parte di Nora, rappresentato nella sua opera principale, Casa di bambola, realizzava una rottura violenta con il modello della famiglia borghese ottocentesca e sollevava uno scandalo nel pubblico dell'epoca, ma nello stesso tempo toccava in profondità il tema, estremamente moderno e attuale, della ricerca di rapporti umani più autentici e meno convenzionali. Con il dramma borghese le vicende sono ambientate nel mondo contemporaneo e rappresentano realisticamente conflitti morali, sociali e  psicologici, di cui sono protagonisti personaggi comuni.

Le nuove forme della rappresentazione scenica
Nel Novecento non solo si accentuano l'indagine psicologica dei personaggi e la critica alla società borghese, ma ormai è la forma teatrale a entrare in crisi e a richiedere un rinnovamento. Per Luigi Pirandello il teatro non può più rappresentare una realtà oggettivamente esistente, perché la realtà si può considerare da diversi punti di vista, è soggetta a opposte interpretazioni. Da qui il tentativo di ragionar e spiegare per cercare, inutilmente, di conciliare le opposte visioni del reale.
Si vorrebbe stabilire una comunicazione, rompere la solitudine, ma non si può invece che accettare la maschera, che corrisponde al modo in cui gli altri ci vedono. E nel rappresentare l'assurdità a cui spesso le convenzioni sociali e l'incomunicabilità costringono l'uomo, Pirandello lo esprime un profondo senso di pietà e di fraternità con chi rimane vittima di un tale assurdo.
Ma la novità più profonda Pirandello la realizza quando porta in scena in Sei personaggi in cerca d'autore non un dramma già fatto, ma un dramma nel suo "farsi": gli attori, pregati da sei personaggi si sentono traditi, perché la loro realtà è diversa, non rappresentabile da un unico punto di vista. E' il teatro  nel teatro, è la critica radicale alle convenzioni sociali e anche ai suoi modi di rappresentazione.

Il teatro dell'assurdo
Il tema dell'incomunicabilità è ripreso da Eugene Ionesco che fonda il teatro dell'assurdo, feroce parodia del linguaggio e della vita quotidiana, dove è messo in scena il vano interrogarsi dell'uomo sulle finalità della vita.
Il tema del non senso, dell'assurdo del vivere tocca il suo esito estremo con Samuel Beckett, la cui fama è legata soprattutto ai due atti di Aspettando Godot: nel primo atto due mendicanti sono in attesa di un certo Godot, che nemmeno conoscono, eppure continuano ad aspettarlo lungamente nella speranza che possa dar loro una sistemazione. Alla fine Godot manda un messaggio: sicuramente arriverà l'indomani. Ma il secondo atto si ripete uguale al primo: i due mendicanti continuano ad aspettare, mentre Godot fa sapere che verrà l'indomani...

L'effetto straniamento di Brecht
Anche Bertolto Brecht rinnova le forme della rappresentazione scenica: per il grande drammaturgo tedesco la rappresentazione drammatica non deve più essere imitazione della realtà e il rapporto fra attore e personaggio non può più essere di totale immedesimazione; lo spettatore deve riflettere su ciò che vede rappresentato, deve conservare le sue capacità di ragionamento, per valutare le contraddizioni della società e le soluzioni alternative dei conflitti sociali che vengono rappresentate sulla scena.
Lo stesso attore deve mantenere rispetto al suo personaggio un certo distacco, non deve interpretare il personaggio come se lo mostrasse al pubblico.
Queste nuove forme della rappresentazione costituiscono quello che Brecht chiama l'effetto straniamento.
La realtà individuale e sociale è diventata ormai tanto varia e complessa che è sempre più difficile rappresentarla: per metterla ancora in scena è necessario continuare nella ricerca di nuovi generi e di nuovi tipi di teatro.



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