Scuolissima.com - Logo

Giovanni Pascoli: Poemi Conviviali

L’origine dei Poemi conviviali va tenuta presente per comprendere la natura e lo stile dell’opera. Prima di essere raccolti in volume nel 1904, questi raffinatissimi poemetti uscirono, a partire dal 1895, su Il convito (1895-1907) di Adolfo De Bosis, un’elegante rivista romana che costituiva il punto di riferimento dell’estetismo decadente italiano, cioè di una letteratura erudita, vicina alla poesia raffinata dei parnassiani francesi. L’intento della rivista era salvare qualche cosa bella dalla torbida onda di volgarità che saliva dalla società borghese. Proprio sul Convito D’Annunzio pubblicò nel 1895 il romanzo Le vergini delle rocce.
Fu sui fascicoli del Convito che uscirono, prima di essere raccolti in volume, molti dei Poemi conviviali di Pascoli, che dal nome della rivista prendono il titolo: l’aggettivo conviviali deriva infatti dal sostantivo convito, l’antico banchetto greco (conosciuto anche con il nome di simposio in cui si declamavano poesie accompagnate dalla musica.

Il canto di valori profondi e duraturi
Nati in tale contesto, i Conviviali riflettono una raffinata cultura classicistica e una veste letteraria impeccabile: Pascoli, non va dimenticato, era professore di latino e greco. Ma non c’è solo erudizione o formalismo, in questi poemetti. L’eleganza formale e i temi attinti dal patrimonio classico sono infatti utilizzati dal poeta come strumenti per un’accorata presa di posizione pessimistica contro i vizi dominanti nella civiltà contemporanea: la volgarità, l’ingiustizia, la disumanità, il caos.
Non c’è per solo fuga a ritroso e nostalgia, nei Conviviali. C’è anche un tentativo di difendere i valori e i sentimenti umani più duraturi: in Alexandros (1895) viene esaltata l’aspirazione all’oltre, in Gog Magog (1895) il contrasto fra istinto selvaggio e civiltà, in Anticlo (1899) la bellezza femminile, incarnata da Elena.

Le due figure più emblematiche sono quelle più antiche e mitiche, ovvero:
  • Ulisse, che in L’ultimo viaggio, malgrado sia già vecchio, riparte per rivedere i luoghi delle sue avventure; ma i suoi ricordi non corrispondono più alla realtà;
  • Omero, che in Il cieco di Chio (1897) accetta volentieri il male della cecità, in cmabio dell’amore e della seconda vista, quella dell’anima.

Su tutto aleggia, onnipresente, il senso della limitatezza e della caducità umana, che rende davvero moderno e suggestivo il classicismo di Pascoli.

Un eterno presente di dolore
Il poeta non nutre alcun interesse veramente storico per la classicità: sul mondo antico proietta le ansie e la sensibilità moderne. L’ambientazione preziosa, i riferimenti dotti favoriscono l’evocazione di atmosfere sognanti, perplesse, cariche di mistero: su tutto domina la percezione che nulla è stabile per riscattare il dolore e il nulla della vita. La sintesi più valida di questi motivi è espressa nel v.40 di Alexandros: e il canto passa ed oltre noi dilegua.



🧞 Continua a leggere su Scuolissima.com
Cerca appunti o informazioni su uno specifico argomento. Il nostro genio li troverà per te.




© Scuolissima.com - appunti di scuola online! © 2012 - 2024, diritti riservati di Andrea Sapuppo
P. IVA 05219230876

Policy Privacy - Cambia Impostazioni Cookies