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Origini del Romanzo


Il romanzo come noi lo concepiamo nasce, però, soltanto nel Settecento in concomitanza con la crescita economica e culturale della borghesia.
Al posto delle storie di cavalieri e damigelle, il romanzo passa a rappresentare la nuova civiltà borghese: un mondo non più fondato sul privilegio del sangue ma sulle sue capacità personali di ciascuno e sul libero sviluppo dell’iniziativa individuale.
Nell’Ottocento il romanzo si impone, insieme al racconto, come il genere letterario più popolare e diffuso. Diventa specchio e interpretazione della società, o si rivolge al passato per cercarvi le radici del presente o rintracciarvi delle costanti del comportamento umano, o affronta i problemi fondamentali dell’individuo e dei suoi rapporti con la società.
Nel Novecento, parallelamente al mutare delle ideologie e dei gusti, mutano le tecniche narrative e i temi. Alla rappresentazione realistica del mondo subentrano gli aspetti dell’interiorità umana e dei suoi conflitti, alle trame ben scandite del romanzo ottocentesco narrazioni simboliche in cui tutto accade in un giorno o in un’ora, oppure non accade nulla.



Le canzoni di gesta e i romanzi cavallereschi
In Francia, tra l’XI e il XII secolo, si afferma una narrativa epico cavalleresca che viene suddivisa, secondo la materia trattata, in due cicli: il ciclo carolingio e il ciclo bretone.
Al ciclo carolingio appartengono le Canzoni di gesta (gesta = imprese) che rielaborano in forma epico leggendaria le imprese dell’imperatore Carlo Magno e dei suoi paladini contro i saraceni, esaltando le virtù e gli ideali della cavalleria: il coraggio, l’eroismo, la lealtà, il senso dell’onore, l’amor di patria e, soprattutto, la difesa della fede cristiana contro gli infedeli.
La più antica e certamente la più bella delle Canzoni di gesta a noi pervenute è la celeberrima Canzone di Orlando.
Al ciclo bretone (il nome deriva dalla regione in cui si svolgono le vicende: la Bretagna, che comprendeva l’odierna Inghilterra e il nord della Francia) appartengono invece i veri e propri romanzi cavallereschi centrati sulle avventure di re Artù di Cornovaglia, che nel VI secolo guidò la resistenza dei britanni contro gli invasori sassoni, e dei cavalieri della Tavola Rotonda, cavalieri erranti in cerca di avventure, onore e gloria.
A differenza delle Canzoni di gesta, scritte in versi e destinate a essere cantata, questi romanzi vennero presto scritti in prosa e furono elaborati per la lettura ad alta voce che avveniva presso le corti, in un ambiente colto e raffinato. Ai valori della forza, del coraggio, dell’eroismo, della lealtà celebrati nell’epica carolingia si affiancano l’esaltazione di doti personali di gloria individuale, la volontà di mettersi alla prova per raggiungere un ideale di perfezione, lo spirito di avventura che sconfina nel gusto per il magico, per il meraviglioso.
Mentre le Canzoni di gesta sono austere e solenni, i romanzi cavallereschi sono dominati dal tema dell’amore. Inoltre, mentre le imprese narrate nelle Canzoni di gesta hanno un fondamento storico, le avventure narrate nei romanzi cavallereschi sono leggendarie.



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