Scuolissima.com - Logo

Novelle del Decamerone di Boccaccio

Questo è l'elenco delle novelle principali del Decamerone realizzate da Giovanni Boccaccio e che sono state ovviamente riassunte da noi di Scuolissima. In questa pagina sono presenti brevi riassunti ma se cliccate sul titolo di ogni novella è presente una sintesi più completa e ordinata con analisi dettaglia e commento personale, qualora non dovessero bastarvi utilizzate il forum per chiedere il nostro aiuto.

GUARDA: RIASSUNTO NOVELLE DEL DECAMERONE

Chichibio e la Gru o Chichibio il Cuoco
Viveva a Firenze Currado Gianfigliazzi, un gran signore, ricco e amante della caccia. Avendo un giorno catturato una bella gru, la diede al suo cuoco, Chichibio. Mentre la gru coceva sullo spiedo si spanse tutt’intorno un profumo di arrosto che attirò una servetta del rione di cui Chichibio era invaghito. Questa allora chiese a Chichibio una coscia del volatile ma Chichibio le rispose che non poteva regalargliela. Quella allora lo minacciò sul piano affettivo e al cuoco non rimase che accontentarla. Quella sera si tenne una bella cena con degli ospiti, e Currado, vedendo che alla gru mancava una coscia, chiese spiegazioni, al che il cuoco per difendersi disse che le gru avevano una sola gamba, non due. Allora Currado decise di sfidare il cuoco a dimostrargli, all’alba del giorno seguente, la veridicità delle sue parole. Così al mattino si recarono al lago dove le gru riposavano poggiate su una sola zampa. Proprio mentre Chichibio cominciava a credersi salvo Currado lanciò un forte grido a causa del quale tutte le gru presero il volo mostrando così entrambe le zampe. Al che il cuoco rispose al suo padrone che, se avesse lanciato un urlo simile la sera prima, anche quella gru avrebbe mostrato entrambe le zampe. Currado sorpreso e divertito di quella battuta decise allora di perdonare il cuoco.

Novella di Griselda
Nell’ ultima novella viene raccontata la storia del marchese di Saluzzo che sposa Griselda malvolentieri seguendo le preghiere dei suoi uomini. Griselda, figlia di un villano, viene sottoposta dal marchese a struggenti prove di fedeltà: il marchese finge di avergli ucciso i figli, finge di non essere più innamorato di lei e le porta dentro casa una donna facendola passare per la sua amante e finge addirittura di risposarsi. Dopo addirittura dodici anni, con i figli ormai grandi e maritati, svela tutto a Griselda e con lei trascorre la vecchiaia.

Tancredi e Ghismunda
Nell’ ultima novella viene raccontata la storia del marchese di Saluzzo che sposa Griselda malvolentieri seguendo le preghiere dei suoi uomini. Griselda, figlia di un villano, viene sottoposta dal marchese a struggenti prove di fedeltà: il marchese finge di avergli ucciso i figli, finge di non essere più innamorato di lei e le porta dentro casa una donna facendola passare per la sua amante e finge addirittura di risposarsi. Dopo addirittura dodici anni, con i figli ormai grandi e maritati, svela tutto a Griselda e con lei trascorre la vecchiaia.

Federigo degli Alberighi
Nell’Isola di Ischia viveva marin Bulgaro con la sua bellissima figlia Restituta. Gianni, abitante di procida si innamorò perdutamente della bella Restituta e andava tutti i giorni a Ischia persino a nuoto pur di vederla. Un giorno però ella venne rapita da un gruppo di ragazzi che la portarono al re Federigo d’Aragona che la chiuse nel palazzo arabo-normanno che ha nome Cuba. Sulle tracce della donna amata, Gianni arrivò a Palermo e intravide Restituta dietro una finestra del palazzo. Durante la notte Federigo scoprì i due amanti addormentati e ordinò che fossero legati ed esposti nudi sulla pubblica piazza, prima di essere arsi vivi. Grazie alla testimonianza dell’ammiraglio Ruggeri di Lauria, i due giovani furono perdonati, perché identificati come il nipote di Gian di Procida, un partigiano degli Aragonesi e uno dei capi della rivolta dei Vespri (1282), e come la figlia del famoso Marin Bòlgaro.

Lisabetta da Messina
Nella città di Messina vi abitavano tre fratelli, ricchi mercanti, con la sorella minore Elisabetta, fanciulla molto bella che loro non avevano ancora maritato. Questa si innamorò di un giovane di nome Lorenzo che lavorava presso il fondaco dei tre fratelli. Anche Lorenzo si innamorò di Elisabetta e i due incominciarono frequentarsi segretamente. Il fratello maggiore accortosi della relazione ne parlò agli altri due fratelli e tutti e tre , dopo aver portato Lorenzo in luogo solitario lo uccisero e lo seppellirono. Una notte comparve in sogno a Elisabetta Lorenzo che le diceva di essere stato ucciso dai suoi fratelli e le rivelò dove era seppellito. Le fanciulla vi si recò, scavò e taglio la testa dal corpo che dopo averla fasciata mise in un vaso e ricoprì di terra e vi piantò delle piante. Spesso la fanciulla riversava lacrime sul vaso e i fratelli avvertiti dai vicini, le tolsero il vaso e scoperta la testa la sotterrarono. Dopo i tre fratelli partirono per Napoli affinché non si sapesse la storia e la sorella continuando a versare amare lacrime morì.

Nastagio degli Onesti
Un nobile ravennate, Nastagio degli Onesti, nonostante fosse ancora molto giovane, si ritrovò ricchissimo in seguito alla morte del padre e dello zio; presto s'innamorò di una ragazza di un'ancora più nobile famiglia, quella dei Traversa, e per attirare la sua attenzione, cominciò a spendere smisuratamente in banchetti e feste. La giovane però non si mostrò mai interessata all'amore del ragazzo, e per questo lui più volte si propose di suicidarsi, di odiarla o di lasciarla stare, ma mai riuscì nei suoi propositi. Vedendo che, seguendo questo suo sogno, Nastagio si stava consumando nella persona e nel patrimonio, i suoi amici e parenti gli consigliarono allora di andarsene da Ravenna, in modo che riuscisse poi a dimenticare il suo amore inappagato; il ragazzo, non potendo continuare ad ignorare questo consiglio, si trasferì a Classe, poco lontano dalla sua città. Un venerdì all'inizio di Maggio, Nastagio, addentratosi nella pineta, vide una ragazza correre nuda e in lacrime, inseguita da due cani che la mordevano e da un cavaliere nero che la minacciava di morte: lui si schierò a difesa della fanciulla ma l'uomo a cavallo, dopo essersi presentato come Guido degli Anastagi, disse a Nastagio di lasciarlo fare in quanto, essendo in realtà già morto per essersi suicidato, stava solo scontando la propria pena infernale, accanendosi su colei che disprezzando il suo amore lo aveva portato a togliersi la vita. Rassegnatosi al volere divino, assisté allo strazio del corpo della giovane da parte del cavaliere, al termine del quale i due furono costretti a ricominciare da capo il loro inseguimento, fino a fuggire dalla vista di Nastagio. Il ragazzo decise allora di approfittare di questa situazione, e perciò invitò i propri parenti e la sua amata con i suoi genitori a banchettare in quel luogo il venerdì seguente. Come Nastagio aveva previsto, alla fine del pranzo si ripeté la scena straziante alla quale lui aveva assistito una settimana prima, e questa ebbe l'effetto sperato, infatti, la giovane Traversa, ricordandosi di come aveva sempre calpestato l'amore che il padrone di casa provava nei suoi confronti, per paura di subire la stessa condanna acconsentì immediatamente a sposare Nastagio, tramutando il proprio odio in amore.

Guglielmo Rossiglione
Questa novella parla dell’amore tra Gerbino e la figlia del re di Tunisi. Guglielmo II, re di Sicilia, ebbe due figli:Ruggero e Costanza. Ruggero ebbe un figlio di nome Gerbino, che cresciuto dal nonno divenne molto bello e famoso per la sua cortesia e bravura.questa fama giunse presso la figlia del re di Tunisi che si innamorò di lui. Anche Gerbino si innamorò della fanciulla che era molto bella. Ma il re di Tunisi aveva promesso in sposa sua figlia al figlio del re di Granata perciò Gerbino non poteva sposare la fanciulla. Guglielmo, senza sapere dell’amore di suo nipote promise fedeltà e sicurezza al re di Tunisi e gli inviò un guanto segno di impegno assoluto. La nave su cui viaggiava la fanciulla per andare a Granata venne raggiunta e assaltata dalle due navi di Gerbino; ma la fanciulla fu uccisa e gettata in mare dai marinai della sua stessa nave. Ciò provocò l’ira di Gerbino che, salito sulla nave avversaria uccise molti uomini. Il re di Tunisi venuto a conoscenza dell’episodio,fece decapitare Gerbino in presenza di suo nonno Guglielmo come simbolo della fedeltà che egli gli aveva promesso.

Madonna Oretta
Filomena intende dimostrare quanto le donne siano capaci di motti arguti, e come essi si addicano alla donna stessa, e a tal fine porta l’esempio di come una donna zittì un cavaliere incapace. Madonna Oretta era rispettata e conosciuta, e un giorno, viaggiando insieme con delle persone, ricevette da un cavaliere la proposta di salire sul suo cavallo ed essere da lui intrattenuta. Oretta salì allora sul cavallo, ma il cavaliere era incapace di raccontar le storie, e così, esasperata alla fine gli disse che il cavallo aveva un andamento troppo duro per lei e che quindi avrebbe preferito continuare a piedi.

Andreuccio da Perugia
C’era a Perugia un noto mercante di cavalli, Andreuccio, che un giorno partì per Napoli con una borsa di fiorini d’oro. La stessa sera, arrivato nei pressi di Napoli, mentre cenava in un’osteria, trasse fuori la borsa con i soldi che furono subito notati da due scaltre donne. La sera dopo, la più giovane di queste due, invitò Andreuccio a casa sua e, piangendo, gli disse che lei era sua sorella. Dopo aver convinto Andreuccio, lo costrinse a rimanere la sera e la notte a casa sua. Il povero commerciante cadde in una botola, che si trovava nel bagno, e la donna poté così rubargli la borsa; uscito fuori della casa ed avendo cominciato a capire l’inganno, bussò, inferocito, più volte alla sua porta ma, ovviamente, nessuno rispondeva. Perse le speranze, s’incamminò verso l’osteria e sulla strada incontrò due contadini che, ascoltata la storia, sembrava volessero aiutarlo; così lo condussero ad un pozzo per farlo lavare dal fetore che aveva addosso. Ma, una volta calato Andreuccio nel pozzo, scapparono impauriti da alcune persone che stavano arrivando al pozzo; lo sfortunato ragazzo, dopo aver risalito il pozzo, saltò fuori terrorizzando tutti e, corse via. Ma incontrò nuovamente i due astuti contadini che lo obbligarono a rubare un rubino che si trovava al dito di un cardinale sepolto recentemente nella chiesa del paese.Andreuccio trovato l’anello se l’infilo’ in tasca e diede il resto delle pietre, sotterrate con il cadavere, ai due loschi individui, che lo chiusero nella cripta assieme al morto. Il giorno dopo, un prete, incuriosito dal tombino aperto, si calò nell’ipogeo e così, Andreuccio pote’scappare dopo aver spaventato a morte il prete, e ritornare a Perugia con il rubino.

Cisti Fornaio
Un giorno giunsero a Firenze degli ambasciatori inviati lì da papa Bonifacio. Essi erano ospiti di Geri Spina, marito di Oretta. Il gruppo, ogni giorno passava davanti al negozio del fornaio Cisti, il quale, pur facendo un lavoro umile, aveva potuto arricchirsi. Quest’ultimo aveva una riserva di vini bianchi, la migliore di Firenze, ed era desideroso di offrirne un po’ anche alla brigata che ogni giorno passava di lì. Tuttavia, a causa della sua umile posizione, non poteva invitarli, e così decise di tentarli, mettendosi per due mattine di seguito a gustare il suo vino davanti al locale. Il secondo giorno, Geri, chiese al fornaio di poter assaggiare un po’ del suo vino. Questo piacque talmente tanto agli ambasciatori, che tutte le mattine passarono da lui per berne. Un giorno, Geri decise di organizzare un banchetto in onore degli ambasciatori che stavano per ripartire, e per questo mandò un suo servo dal fornaio a prendere un po’ di quel vino. Il servo si presentò allora da Cisti con un recipiente talmente grande che quando il fornaio lo vide, ridendo, disse al ragazzo che certo il suo padrone non lo aveva mandato da lui. Riferito questo, Geri disse al servo di tornare dal fornaio e chiedergli a chi dunque lo aveva mandato, e Cisti rispose che sicuramente lo aveva mandato a prendere acqua nell’Arno. Geri comprese dunque che era a causa della grandezza eccessiva del fiasco e così, dopo aver rimproverato il servo lo inviò di nuovo dal fornaio, stavolta con un fiasco adeguato. Cisti allora glielo riempì senza problemi e il giorno stesso si recò da Geri per spiegare il suo comportamento.

Ser Ciappelletto
Il protagonista di questa novella, Ser Ciappelletto, è descritto da Boccaccio come “il peggior uomo che mai nascesse”. Egli è un falsario pronto ad utilizzare tutti i suoi mezzi per contorcere la realtà, un abile bugiardo e uno spietato disseminatore di litigi e contrasti all’interno di parenti e amici; assassino, bestemmiatore, traditore della Chiesa e della religione (che naturalmente non segue), ladro, ruffiano nei confronti di uomini e donne è, oltretutto, un accanito bevitore di vino: un uomo, quindi, non estraneo al peccato.Egli viene assunto da Musciatto Franzesi per la gestione dei suoi intricati affari sparsi in innumerevoli regioni. Durante il suo viaggio, trova accoglienza in casa di due fratelli usurai e qui è vittima di un malore. I due proprietari sono timorosi delle ripercussioni che la diffusione della notizia della morte di un personaggio simile nella loro abitazione senza l’estrema unzione avrebbe comportato. Il loro dialogo, però, non sfugge a Ser Ciappelletto, che rassicura i suoi ospiti garantendo loro nessuna preoccupazione futura. Per questo, fa venire il più “santo” tra i parrochi, per una sua prima ed ultima confessione. Durante la visita del prete, Ciappelletto gli fa credere di essere un uomo perfetto, che non abbia mai commesso un peccato, quasi un santo. Il frate, stupito da una simile purezza, dopo la morte dell’uomo, raccoglie tutti i suoi fratelli in riunione con il solo obiettivo di lodare il defunto. Al funerale partecipa un gran numero di persone che, convinte che ciò che è stato detto riguardo il morto sia del tutto vero, adorano la sua salma proprio come se si trattasse di un individuo degno di essere beatificato ed adorato.

Calandrino e l'elitropia
La novella è ambientata a Firenze e il protagonista è il pittore Calandrino, vittima di una burla di Maso del Saggio e suoi amici. I buontemponi gli raccontarono che vicino Firenze c’era un fiume dove si trovavano pietre nere e di diversa grandezza che davano l’invisibilità. Saputo ciò Calandrino decise di cercarle con suoi due amici, Bruno e Buffalmacco, che appresa questa notizia, capiscono subito che si tratta di una burla, finsero meraviglia e decisero di andare con lui. Una mattina andarono vicino questo fiume in cerca delle pietre; dopo un po’ di ore i due amici, come stabilito, vedendo Calandrino carico di pietre, finsero di non vederlo più, così pensò di essere invisibile. Allora i due se ne andarono e Calandrino li precedeva, pensando di non essere visto; ma i due amici, come era stato preparato, si dissero che se avessero visto Calandrino gli avrebbero tirato le pietre per essersi preso gioco di loro: così iniziarono a tirare pietre davanti a loro prendendo sempre Calandrino il quale però soffriva in silenzio il dolore per non farsi scoprire. Prima di tornare a casa alcuna persona fermò o rivolse la parola al pittore: infatti tutti erano stati avvisati da Bruno e Buffalmacco. Però la moglie, non essendo stata avvertita, vide Calandrino e gli parlò: allora egli, pensando che la moglie gli avesse tolto l’invisibilità, la menò. Quindi i due amici lo andarono a trovare a casa e videro la moglie picchiata e lui affannato così vollero delle spiegazioni; Calandrino narrò loro tutti i fatti infuriato con la moglie. I due con una gran voglia di ridere riuscirono a riappacificare marito e moglie con grande fatica e se ne andarono ridendo.



🧞 Continua a leggere su Scuolissima.com
Cerca appunti o informazioni su uno specifico argomento. Il nostro genio li troverà per te.




© Scuolissima.com - appunti di scuola online! © 2012 - 2024, diritti riservati di Andrea Sapuppo
P. IVA 05219230876

Policy Privacy - Cambia Impostazioni Cookies