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Il Romanzo Decadente

Gli ultimi decenni dell'Ottocento sono segnati, sul piano letterario, da due fenomeni:
  • da una parte, si afferma il Naturalismo (in Italia il Verismo);
  • parallelamente, dall'altra parte, si diffonde il Decadentismo, in modo un po' più lento, ma destinato a influire in profondità sulla letteratura novecentesca.
In tale contesto, anche la narrativa conosce importanti trasformazioni. Si affermano infatti da un lato il romanzo naturalista verista; dall'altro lato, acquista rilievo una diversa forma di romanzo, meno oggettiva e meno concentrata sull'analisi delle strutture sociali ed economiche, perché più interessata alle dinamiche psicologiche e alle tensioni della vita interiore del soggetto.

Gli sviluppi del romanzo decadente e psicologico
Il romanzo decadente si afferma nel 1880-90, con le opere di autori come Antonio Fogazzaro, Iginio Ugo Tarchetti e Gabriele D'Annunzio in Italia, e di Joris Karl Huysmans e Oscar Wilde in Europa. Nelle loro opere incontriamo alcuni elementi tipici della nuova civiltà letteraria, il Decadentismo, appunto che si andava affermando in tutta Europa:
- la scelte dell'estetismo, cioè di una vita progettata e costruita essa stessa come un'opera d'arte;
- la sensibilità per i simboli e, più in generale, l'attenzione verso i lati in ombra della realtà.
- tra questi lati in ombra spicca la psiche umana, con i suoi misteri e le sue contraddizioni.
Poco dopo, a inizio Novecento, tali contraddizioni della psiche umana diverranno l'oggetto quasi ossessivo d'indagine e di rappresentazione del grande romanzo psicologico. Autori del calibro di Pirandello, Svevo e Tozzi in Italia, di Mann, Joyce, Proust, Musil, Kafka in Europa, evidenzieranno la crisi dell'io come entità solida e stabile nel tempo e, in particolare, faranno emergere il tema della dissociazione e della follia: un tema che si affaccia già nel romanzo decadente, ma senza ancora monopolizzare l'attenzione del narratore.

La scelta dell'estetismo
A caratterizzare il romanzo decadente di fine Ottocento era anzitutto l'estetismo, al centro di opere come A ritroso (o Controcorrente, 1884) di Joris-Karl Huysmans (1848-1907), Il piacere (1889) di Gabriele D'Annunzio (1863-1938), Il ritratto di Dorian Gray (1890) di Oscar Wilde (1854-1900). Tutti e tre i loro protagonisti sono degli esteti, impegnati a fare della propria vita un'opera d'arte, secondo la poetica, appunto, dell'estetismo decadente.
Un'esteta appare anche, in buona parte, Corrado Silla, protagonista maschile di Malombra (1881) di Antonio Fogazzaro: ma l'inquietudine che lo anima appare, in certi momenti, troppo ambigua e strana per essere semplicemente spiegabile con la tendenza all'estetismo. Lo stesso vale per alcuni personaggi dello scrittore statunitense Henry James (1843-1916).
Il fatto che gli esteti della narrativa decadente cerchino di conformare ogni aspetto della propria vita all'ideale della Bellezza stacca nettamente i loro romanzi dall'oggettività del Naturalismo e dalle sue ambientazioni umili e quotidiane: la sensibilità di chi sa gustare l'arte e le sue raffinatezze esige luoghi e linguaggi superiori. Gli esteti decadenti sono figure solitarie e anche immorali, visto che l'etica corrente appare loro troppo comune e ordinaria. Ugualmente, essi disprezzano la folla: sul piano politico sono dei reazionari, ostili alla democrazia parlamentare, colpevole di difendere gli interessi (ai loro occhi meschini) delle masse.

La forza del simbolo oltre alla realtà che appare
A caratterizzare il nuovo romanzo decadente è poi la sua forte attenzione per gli elementi simbolici e allegorici della realtà. La cultura del Positivismo aveva concentrato l'interesse sulla realtà materiale del mondo e della società umana: un mondo che appariva ben ordinato e percorribile con il raziocinio. La cultura decadente della fine del secolo dissolve invece questa fiducia nei fatti e sposta l'attenzione da ciò che è sperimentale e tangibile. a ciò che sta oltre la realtà. L'interesse di autori e personaggi si appunta su quei lati in ombra, su quelle sfumature che, pur non essendo immediatamente percepibili o misurabili, non sono per questo meno importanti.
Un romanzo improntato al Simbolismo è, per esempio, Il piacere di D'Annunzio (1889), un'opera in cui il mondo esterno sembra essere ricreato sulla pagina a partire dalla squisita sensibilità del suo protagonista, fino ad assumere i colori stessi dei suoi mutevoli stati d'animo. Andrea Sperelli ama Maria (candida, cioè pura, come l'Ermellino), ma contemporaneamente non dimentica Elena (la Porpora, cioè la passione). In una pagina famosa (parte III, capitolo 3) egli sta attendendo Elena in una notte di neve, davanti a Palazzo Barberini; durante la lunga, impaziente attesa, immagina che a farglisi incontro non sia più Elena, ma Maria, più appropriata a quella notte di soprannaturale bianchezza; e, commenta l'autore, la forza del Simbolo soggiogava lo spirito di Andrea.

La psiche e le sue contraddizioni
Un terzo aspetto tipico del romanzo decadente è l'attenzione verso le complessità della psiche umana. Già i romantici a inizio Ottocento avevano messo l'accento sull'io individuale, sottolineando la sua autonomia e libertà. Ora però i decadenti vogliono avventurarsi nelle regioni più nascoste dell'io. Con un brivido di paura e di piacere, intuiscono che, più del mondo della natura o della storia, è la nostra psiche profonda la fonte delle eccitazioni più forti e conturbanti. E' così, al posto del sentimento romantico, a dominare sono adesso gli istinti e i moti interiori più morbosi o torbidi.
Ciò avviene per esempio nel romanzo Fosca (1869) di Iginio Ugo Tarchetti imperniato sull'inspiegabile conflitto di odio e, insieme, di attrazione che si agita nell'animo del protagonista Giorgio, preso da insana passione per una donna bruttissima, Fosca appunto. Tratti amorosi e tratti macabri si contaminano nell'opera, anche per mettere in parodia l'idillio amoroso dei romantici; ma il vero tema del romanzo è l'impossibilità, per l'individuo, di liberarsi dalle tensioni che imprigionano la sua coscienza.
Tarchetti fu tra i maggiori rappresentanti della Scapigliatura, alla quale ci riportano diversi elementi di Fosca: l'occultismo, lo spiritismo, l'interesse verso forme di deviazione fisica e psichica, tutti i motivi che facevano di quest'opera un esempio di narrativa nuova e sperimentale.
Altrettanto nuovo e anticipatore fu Malombra di Fogazzaro: un romanzo uscito nello stesso anno (1881) dei Malavoglia di Verga, ma che rivelava una forte sfiducia nel Positivismo e una netta presa di distanza dalla poetica verista. Malombra è un libro di atmosfere, concentrato attorno alla tensione all'indefinito, al mistero del poeta (titolo di un romanzo di Fogazzaro del 1888). La trama narra un caso di psicosi; la protagonista Marina si crede la reincarnazione di una sua antenata vissuta un secolo prima, fino al punto che questa ossessione arriva a distruggere lei e quanti le vivono intorno. Ma tutti i personaggi del romanzo mostrano psicologie inquiete, troppo sensibili, eccessive, a partire dal protagonista maschile, Corrado Silla, che è per sua stessa ammissione un inetto: un termine destinato di lì a breve a importanti sviluppi nella narrativa di Italo Svevo.



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