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Età Umanistica e Rinascimentale

Riassunto:
Nei secoli XIV e XV gradualmente cambiano la cultura, l’arte e la posizione sociale degli intellettuali. La profonda religiosità medievale continua ad accompagnare l’uomo, ma si fa strada anche il desiderio di realizzare sulla Terra una vita migliore; molti sono i campi in cui si studia, si ricerca, si realizzano cambiamenti, allontanandosi sempre di più dall’austera vita medievale, in cui gli uomini confidavano di raggiungere la felicità soltanto dopo la morte, in paradiso.
La nuova cultura, che prende il nome di Umanesimo, considera l’uomo in modo nuovo, attribuisce grande importanza alle sue doti e ha fiducia nelle sue possibilità. Secondo gli umanisti, Dio ha posto l’uomo al centro dell’universo lasciandolo libero di elevarsi al livello degli angeli o di scendere a quello dei bruti: l’uomo dunque è fabbro del suo destino. Di conseguenza il mondo non è più visto solo come una valle di lacrime da attraversare per conquistare la salvezza eterna: è invece un universo da conoscere e di cui godere le bellezze. Questa è l’epoca delle grandi scoperte geografiche, dell’invenzione della stampa a caratteri mobili, della creazione di splendide opere di pittura e scultura, della fioritura di raffinatissime corti di signori e di principi.
L’esaltazione della nobiltà dell’uomo e delle sue possibilità è un motivo largamente presente nelle opere dei grandi autori greci e latini: per questo gli umanisti si dedicano alla lettura e allo studio delle opere classiche, che per loro rappresentano il livello più alto di perfezione e bellezza e spesso si ispirano a esse, prendendole come un sicuro modello da imitare. Anche pittori, scultori e architetti prendono a esempio le opere dell’arte classica per loro creazioni: per edificare e adorarne chiese, ma anche palazzi di signori e principi. Lo studio dei classici alimenta dunque la nuova sensibilità e si esprime in una straordinaria fioritura di capolavori d’arte non solo letteraria ma pittorica e architettonica: è il Rinascimento.

Dai Comuni alle Signorie: la corte.
Nei secoli XV-XVI si verifica anche un notevole sviluppo dell’economia mentre a livello politico ai Comuni si sono sostituite le Signorie, forme di governo in cui il potere cittadino si concentra nelle mani di un unico signore.
Il miglioramento della vita materiale è lento, graduale e riguarda soprattutto i ceti sociali più alti. In Italia si affermano stati che fanno capo a città importanti; in queste città c’è la corte: un palazzo dove il signore (o il principe) vive con la sua famiglia, la servitù, i suoi consiglieri e numerose persone, che si occupano degli affari di Stato, dei rapporti diplomatici, della lussuosa vita mondana che qui si svolge. I nobili di corte infatti, insieme col signore, nel tempo libero dalle incombenze politiche, si dedicano a una vita di divertimenti raffinati. I passatempi preferiti, oltre alle feste, ai banchetti, sono l’ascolto di poesie, le discussioni dotte, l’assistere a rappresentazioni e giochi.
Il signore, per assicurare alla sua corte la varietà e l’alta qualità degli intrattenimenti, invita a corte i più famosi poeti, pittori, studiosi, architetti, che la rendono bella e prestigiosa, e li ospita, onorandoli e ricompensandoli con la stima sua e di tutti i cortigiani.

Le corti in Italia
Molte sono le corti che fioriscono in Italia, alcune così splendide da costruire un modello per le monarchie che si stavano formando in Europa. Tra le corti più importanti di distinguono quelle dei Medici a Firenze, quella dei Gonzaga a Mantova e quella degli Este a Ferrara. In queste corti vengono scritte opere letterarie di grande bellezza e notorietà.



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