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Biografia: Elio Vittorini

Biografia:
Nacque a Siracusa nel 1908. Figlio di un ferroviere, ragazzo inquieto e amante dell'avventura, scappò di casa più volte, finché nel 1926 lasciò definitivamente la Sicilia e trovò lavoro in un'impresa edile in Friuli. Nel 1929 si stabilì a Firenze e divenne collaboratore della rivista Solaria, mentre da autodidatta imparava l'inglese che sarebbe diventato strumento del suo lavoro: traduttore di famose opere di scrittori inglesi e americani. Nel 1939 si trasferì a Milano, cominciò la pubblicazione delle sue opere maggiori, mentre continuava a interessarsi di letteratura statunitense, tanto che introdusse in Italia opere di Faulkner, Steibeck, Saroyan... che costituirono uno stimolo notevole al rinnovamento della nostra letteratura. Nel 1939 cominciò anche la sua militanza clandestina antifascista a fianco dei comunisti e, arrestato dopo il 25 luglio 1943, durante una rappresaglia antifascista, rimase in carcere fino all'armistizio (8 settembre dello stesso anno), poi partecipò attivamente alla Resistenza collaborando alla stampa clandestina. Dopo la guerra, nel 1945, fondò la rivista Il Politecnico e nello stesso anno si iscrisse al Partito Comunista, ma se ne allontanò nel 1947. Nel 1957 fondò la rivista Il Menabo che diresse insieme a Italo Calvino, con l'intento di far conoscere autori nuovi non soltanto italiani, ma anche di altri paesi. Morì a Milano, dopo una lunga malattia, nel 1966.

Le idee e la poetica
L'opera di Vittorini si presenta molteplice, sia per gli spunti sia per le risoluzioni narrative. Lo scrittore non assume mai uno stile definitivo, desiderando sperimentare modi narrativi nuovi e nuovi campi di indagine. Nel suo romanzo più noto, Il garofano rosso, la narrazione si svolge su tre piani: il diario, il dialogo e la lettera, tre modi del protagonista per rilevare sé stesso con immediatezza e per l'autore tre mezzi per interpretare ed esaltare il mondo dei giovani, senza alterarne il fascino. Con i continui mutamenti di stile Vittorini intese adeguarsi non solo ai soggetti trattati, ma alla società in movimento e in evoluzione di cui seppe cogliere e intuire i mutamenti. Uno dei suoi problemi fu quello di rendere la letteratura uno strumento di conoscenza di una società caratterizzata dallo sviluppo tecnologico: non basta, pensava, che lo scrittore descriva questo sviluppo, ma deve indagare la catena di effetti che provoca, o meglio deve indagare la condizione umana alienata che esso determina. Ecco che in questo senso Vittorini si può considerare promotore e anticipatore di molte correnti successive e, attraverso le sue riviste, sollecito e oculato scopritore di giovani autori che gli incoraggiò con sicurezza e lungimiranza di critico.

Ricordiamo le sue opere principali:

Il Garofano Rosso (1933-34, a puntate su Solaria): il protagonista di questo romanzo è Alessio Mainardi di cui l'autore segue le vicende di giovane studente che si affaccia alla vita degli adulti con le prime esperienze di amore e di politica, durante gli anni del primo squadrismo fascista nell'ambiente della borghesia siciliana. La vicenda, che ha spunti autobiografici, è pretesto all'autore, pur in una certa discontinuità del tono narrativo, per analizzare con realismo psicologico le inquietudini e i disorientamenti propri dell'adolescenza in un momento storico di grande confusione.

Conversazione in Sicilia (1941): nel periodo della guerra di Spagna, mentre a Milano i giornali riferiscono drammatiche notizie di massacri, Silvestro in preda a una profonda crisi esistenziale, o come egli dice agitato da astratti furori, ritorna in Sicilia per rivedere la madre e per ritrovare la mitica terra dell'infanzia. L'incontro con la sua terra che gli rievoca momenti e figure del sereno passato di fanciullo, lo mette a contatto anche con una più triste realtà presente, in cui i piccoli siciliani miti e disperati, sofferenti per malattie o per fame, tutti sono profondamente legati al dolore. E così, conclude Silvestro, il dolore del mondo è dovunque e perenne: nei massacri delle guerre strillate dai giornali, come nella sofferenza silenziosa e rassegnata dei provinciali di Sicilia.

Uomini e no (1945): è un romanzo intessuto di tanti episodi di crudo realismo e in tonalità epica, in cui Vittorini narra alcune delle sue esperienze di partigiano. Spesso la narrazione acquista toni meditativi, lirici, simbolici, nello sforzo di superare la drammaticità del presente e ricondurre ogni azione al simbolico contrasto fra il bene e il male.



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