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Riassunto sulla Decolonizzazione in Asia e Africa

Riassunto:
La seconda guerra mondiale sancì la definitiva crisi del colonialismo dei popoli. L’Asia si avviò per prima verso la decolonizzazione, la cui più importante tappa fu l’indipendenza dell’India (1947). L’insanabile contrasto tra induisti e musulmani portò alla divisione del Paese in due Stati (India e Pakistan), che tuttavia non fece cessare le violenze e i massacri e condusse all’assassinio di Gandhi (gennaio 1948). I successori di Gandhi, Nehru e Indira Gandhi, scelsero la via delle riforme, ma non riuscirono a risolvere i gravi problemi dell’India: la fame, l’arretratezza e la crescita demografica. In quegli anni raggiunsero l’indipendenza anche altri Paese del Sud est asiatico. Particolarmente travagliata fu la vicenda del Vietnam, che fu diviso nel 1954, lungo il 17° parallelo, in Vietnam del Nord e Vietnam del Sud.
Nel Medio Oriente, dove già dalla fine del secolo si era sviluppato un movimento nazionalista arabo, la seconda guerra mondiale accelerò il processo di emancipazione. Nel 1945 gli Stati del Medio Oriente già indipendenti e riconosciuti come membri dell’Onu erano Arabia Saudita, Egitto, Iraq, Libano, Siria, Yemen del Nord, Transgiordania, che dettero vita alla Lega araba.
La progettata creazione di uno Stato israeliano in Palestina, verso la quale si era indirizzata una massiccia emigrazione ebraica, provocò l’ostilità degli Arabi, che esplose quando una risoluzione dell’Onu sancì la creazione di uno Stato israeliano a fianco di uno Stato palestinese (29 novembre 1947). Dopo la proclamazione dello Stato d’Israele, la Lega araba dichiarò guerra gli Israeliani (prima guerra arabo-israeliana, 1948-1949) ma subì una dura sconfitta. Israele, ma anche la Transgiordania (che nel 1959) diventò regno di Giordania) accrebbero i propri territori e la stessa città di Gerusalemme venne divisa in due parti: una araba, l’altra ebraica. I Palestinesi, rimasti senza patria e ridotti alla condizione di profughi, dettero vita, nel 1964, all’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina). Nel 1956, Francia e Gran Bretagna, con l’appoggio di Israele, intervennero militarmente in Egitto, dove il nuovo leader Nasser aveva nazionalizzato il canale di Suez. L’intervento dell’Onu, sostenuto da Usa e Urss, impose agli aggressori di ritirare le loro truppe. Le due superpotenze affermarono il loro ruolo egemone, mentre l’influenza francese e inglese in Medio oriente ne uscì fortemente ridimensionata.
Nel 1967 il Medio Oriente fu teatro di una nuova guerra, la guerra dei Sei giorni, che si concluse con l’occupazione di nuovi territori da parte di Israele. Da quel momento l’Opl iniziò a praticare come strumento della lotta contro Israele l’azione terroristica in Medio Oriente e in ogni parte del mondo.
Il processo di decolonizzazione iniziato in Asia nel dopoguerra proseguì in Africa negli anni Cinquanta - sessanta. Grazie anche all’azione dei movimenti indipendenti poterono emanciparsi dapprima le colonie italiane (Etiopia nel 1941 e Libia nel 1952), poi quelle francesi (Tunisia e Marocco, 1956). Più tormentata fu l’indipendenza dell’Algeria, conquistata nel 1962 dopo una sanguinosa guerra condotta dal Fronte di liberazione nazionale algerino contro la Francia. Le trattative per la soluzione della questione algerina vennero condotte dal generale della Quinta Repubblica francese. Anche i Paesi dell’Africa subequatoriale raggiunsero l’indipendenza nello stesso periodo (Ghana, Nigeria, Somalia, Sierra Leone, Tanzania e Kenya), così come quelli dell’Africa del Sud, dove in alcuni casi si insediarono i regimi razzisti (Repubblica Sudafricana, Zimbabwe).
Il Congo ottenne l’indipendenza dal Belgio nel 1960, ma la caotica situazione interna portò il Paese alla guerra civile, che cessò nel 1965.
Nel 1955, ventinove Stati afroasiatici, per reazione alla politica dei blocchi, costituirono il movimento dei Paese non allineati (conferenza di Bandung, 1955). Questi Paesi da poco indipendenti furono definiti terzo mondo per differenziarli dal primo mondo dell’Occidente e dal secondo mondo comunista dell’Est.
Liberatisi dal colonialismo politico, molti Paesi afroasiatici subirono un neocolonialismo economico da parte delle nazioni ricche, alle quali si erano rivolti per un massiccio sfruttamento delle loro risorse, come nel caso dell’estrazione del greggio a costi irrisori effettuata dalla compagnie petrolifere (Sette sorelle) nei Paese arabi, che nel 1960 reagirono costituendo l’Opec.

Nel 1973, una nuova guerra tra Paesi arabi e Israele, la guerra del Kippur, fu all’origine del blocco petrolifero deciso dai Paesi arabi e del successivo aumento del prezzo del petrolio. Una gravissima crisi economica colpì gravemente i Paesi industrializzati (1973-1974) e dette al mondo arabo la consapevolezza del proprio autonomo ruolo nel contesto internazionale. Nel 1979 fu firmato a Camp David, con la mediazione degli Stati Uniti, un trattato di pace tra Israele ed Egitto, che venne considerato un tradimento di Sadat, Nel 1982 Israele invase il Libano, dando origine a un conflitto che si intrecciò con la guerra civile libanese.

Analisi della decolonizzazione in asiatica e africana
Gli scenari della decolonizzazione
Nel secondo dopoguerra ha inizio un vasto processo di dissoluzione degli imperi coloniali noto con il termine decolonizzazione, che in una prima fase è limitato al continente asiatico; una seconda fase maturerà tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta e coinvolgerà gli Stati africani. Tale fenomeno è il risultato di un complesso insieme di fattori innanzitutto delle vicende legate alla seconda guerra mondiale. Durante l’ultimo conflitto, infatti, gli Stati colonizzatori avevano dovuto chiedere alle colonie grandi quantità di uomini e di mezzi, concedendo in cambio la promessa di una futura maggiore autonomia politica, di uguaglianza e di giustizia sociale per i quali si combatteva sui fronti di tutto il mondo contro le forze coalizzate del nazifascismo e dell’imperialismo giapponese.
Anche il diretto contatto con i colonizzatori e le comuni esperienze di studio e di lavoro hanno una parte importante nella formazione del movimento indipendentista, contribuendo a diffondere fra le popolazioni colonizzate il desiderio di emanciparsi e di conquistare la libertà.
La politica del non allineamento
La decolonizzazione contribuisce in un certo senso a mettere in crisi il bipolarismo della guerra fredda, aprendo la strada a un terzo blocco di Paesi, che si pongono fuori dagli schieramenti legati alle politiche di Usa e Urss. Nasce così il non allineamento, sancito nel 1955 alla conferenza di Bandung in Indonesia, dove ventinove Paesi afroasiatici proclamarono la lotta al residuo colonialismo, alla discriminazione razziale e alla divisione del mondo in blocchi contrapposti.
Nasce la questione mediorientale
I drammatici esisti della seconda guerra mondiale, con il genocidio di sei milioni di Ebrei, conducono l’Onu a pronunciarsi in favore della nascita in Palestina di due Stati, uno arabo e uno ebraico. Tale risoluzione viene però subito respinta dai Paesi arabi che, appena dopo la proclamazione dello Stato d’Israele, daranno inizio alla prima guerra arabo-israeliana, che segnerà l’affermazione del nuovo Stato ebraico mostrandone la sua determinazione e combattività. In seguito al conflitto molti Palestinesi lasciano le loro terre e cercano riparo nei Paesi vicini, dando così inizio al dramma palestinese. Da quel momento il Medio Oriente diventerà non soltanto un focolaio di tensione permanente locale, tra Israele e i Paesi arabi, ma anche un terreno di scontro internazionale tra Unione Sovietica e Stati Uniti.

Situazione generale
Siria e Libano si erano dichiarati indipendenti già durante la seconda guerra mondiale. Nel 1945 i Paesi arabi si riuniscono nella Lega araba allo scopo di aiutare i Paesi non ancora indipendenti a emanciparsi pienamente dai colonizzatori.
Drammatiche sono le vicende che portano all’indipendenza dell’Algeria dalla Francia.
Il processo di decolonizzazione interessa anche i Paesi dell’Africa nera, ma le lotte di liberazione non cancellano i problemi del continente africano e non spezzano il legame e la dipendenza economica dai Paesi ex colonizzatori (neocolonialismo).
L’area geografica in cui prende avvio il processo di decolonizzazione è l’Asia. Le Filippine ottengono l’indipendenza dagli Stati Uniti già nel 1946. Nel 1947 è la volta dell’India e del Pakistan; nel 1948 della Corea e della Birmania.
In Palestina cessa il mandato della Gran Bretagna e nel 1948 l’Onu stabilisce la creazione di due Stati, uno ebraico e uno arabo. Alla nascita di Israele segue la guerra arabo israeliana (1948-49), la prima di una lunga serie in Medio Oriente, destinato a diventare una delle aree più instabili del Mediterraneo.
La fine del dominio francese in Indocina nel 1954 porta alla nascita di tre nuovi Stati: Cambogia, Laos e Vietnam.
L’ultimo Stato a ottenere l’indipendenza è la Malaysia, nel 1957.



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