La competizione tra Usa e Urss nella ricerca di nuovi strumenti di distruzione condusse alla prima esplosione, sperimentata dagli Stati Uniti, di un nuovo tipo di bomba atomica, la bomba H, detta anche bomba all'idrogeno o bomba termonucleare, nell'aprile 1952. Subito dopo l'esplosione, una nube di fumo radioattivo coprì il cielo sopra l'atollo Eniwetok, nel Pacifico: l'isolotto, lungo circa 1 chilometro e largo 500 metri, fu letteralmente volatilizzato. Il calore sprigionato fu valutato in 500.000 gradi e la colonna di vapori, dalla caratteristica forma a fungo, raggiunse l'altezza di 40 km. La nube radioattiva infettò un area di 200 Km di diametro, colpendo anche i pescatori che in quelle ore si trovavano in mare. Mentre la bomba atomica si basava sul principi della fissione nucleare, quella all'idrogeno sfruttava l'energia liberata dalla fusione degli atomi attraverso il calore sprigionato da una esplosione nucleare. Il potenziale distruttivo della bomba H era molto superiore rispetto alla bomba atomica, anche se gli effetti erano simili: un effetto meccanico per l'onda d'urto dell'esplosione, un effetto termico devastante, un effetto radioattivo che si protraeva per un lungo periodo. Se la bomba di Hiroshima aveva provocato distruzioni in un raggio di 1500 metri, la bomba H le avrebbe provocate in un raggio di 15 chilometri, cosicché per esempio una metropoli come New York sarebbe stata rasa al suolo. La comparsa delle due bombe nucleari, con il loro enorme potenziale distruttivo e i disastrosi effetti aprì una nuova fase nella storia delle relazioni internazionali e influì sugli stessi modi di pensare dei contemporanei, introducendo un fattore di angoscia permanente che ha finito per caratterizzare un'epoca. Espressioni come era nucleare o era atomica, equilibrio nucleare, rischio nucleare sono così entrate nel linguaggio politico, militare a anche in quello comune.