di Emilio Praga
Commento:
Si riconoscono nel testo due parti simmetriche, composte ciascuna di quattro strofe. Nelle prime quattro strofe è utilizzata esclusivamente la prima persona plurale (Noi siamo, svolazziam, il vocabolo plurale antecristi): facendosi portavoce di un'intera generazione, il poeta proclama il rifiuto della precedente tradizione.
Nelle successive tre strofe il discorso s'incentra invece sull'io, che diventa l'unico protagonista, ora dopo aver constatato la fine di ogni ideale del passato, Praga focalizza il discorso poetico sull'individuo-poeta, enunciando in cosa consiste la sua nuova identità di poeta.
Tre i motivi salienti del testo.
All'inizio viene fortemente sottolineata la condizione di declino e di malattia che caratterizza il poeta e coloro che gli sono simili: si tratta infatti di un malessere non solo personale, ma generalizzato in una condizione collettiva.
Segue la dichiarazione della crisi profonda dei valori tradizionali, incarnata in primo luogo dalla crisi della religione: qui la polemica coinvolge anche il grande Manzoni, scrittore cattolico per eccellenza. La rivolta anarcoide di Praga ostenta temi e toni blasfemi, addirittura satanici, laddove è evidente la suggestione di Baudelaire, anche se la profondità intellettuale della poesia baudelairiana resta piuttosto lontana.
La forte opposizione fra l'ansia di un ideale irraggiungibile e la consapevolezza della negatività del presente e del reale suggerisce il punto d'arrivo della lirica, e cioè il vero, svelato da ogni mascheratura e ogni orpello, nella sua degradazione.
La ricerca di un linguaggio crudo e provocatorio convive con espressioni più letterarie (nume, vertice sacro, litane). Significative le ricorrente frantumazioni del verso in brevi frasi parlate o dialogate, in incisi, con frequenti imprecazioni e interiezioni. Più che coordinare e subordinare, Praga allinea; tale procedimento conferisce alla poesia una fisionomia per così dire dissaldata.
Commento:
Si riconoscono nel testo due parti simmetriche, composte ciascuna di quattro strofe. Nelle prime quattro strofe è utilizzata esclusivamente la prima persona plurale (Noi siamo, svolazziam, il vocabolo plurale antecristi): facendosi portavoce di un'intera generazione, il poeta proclama il rifiuto della precedente tradizione.
Nelle successive tre strofe il discorso s'incentra invece sull'io, che diventa l'unico protagonista, ora dopo aver constatato la fine di ogni ideale del passato, Praga focalizza il discorso poetico sull'individuo-poeta, enunciando in cosa consiste la sua nuova identità di poeta.
Tre i motivi salienti del testo.
All'inizio viene fortemente sottolineata la condizione di declino e di malattia che caratterizza il poeta e coloro che gli sono simili: si tratta infatti di un malessere non solo personale, ma generalizzato in una condizione collettiva.
Segue la dichiarazione della crisi profonda dei valori tradizionali, incarnata in primo luogo dalla crisi della religione: qui la polemica coinvolge anche il grande Manzoni, scrittore cattolico per eccellenza. La rivolta anarcoide di Praga ostenta temi e toni blasfemi, addirittura satanici, laddove è evidente la suggestione di Baudelaire, anche se la profondità intellettuale della poesia baudelairiana resta piuttosto lontana.
La forte opposizione fra l'ansia di un ideale irraggiungibile e la consapevolezza della negatività del presente e del reale suggerisce il punto d'arrivo della lirica, e cioè il vero, svelato da ogni mascheratura e ogni orpello, nella sua degradazione.
La ricerca di un linguaggio crudo e provocatorio convive con espressioni più letterarie (nume, vertice sacro, litane). Significative le ricorrente frantumazioni del verso in brevi frasi parlate o dialogate, in incisi, con frequenti imprecazioni e interiezioni. Più che coordinare e subordinare, Praga allinea; tale procedimento conferisce alla poesia una fisionomia per così dire dissaldata.