di Ludovico Ariosto
Riassunto:
Il Furioso si riallaccia all'Orlando Innamorato del Boiardo, aggiungendo parti e concludendolo e come il Boiardo l'Ariosto accetta la fusione dei due cieli cavallereschi e d'avventura, dando una precisa prevalenza al secondo. L'avventura, soprattutto col ritmo agile e sempre imprevedibile sembra imporre la propria legge al poema, si che esso si presenta come una trama fittissima di personaggi e vicende composta da innumerevoli fili che l'Ariosto continuamente annoda, discioglie, ricompone. L'andamento del poema assume in tal modo l'aspetto di inestricabile groviglio, tanto più che il poeta interrompe il racconto di una vicenda nel momento più avvincente, per inserire il racconto di un altra e riprende la prima dopo molti canti, quando numerose altre avventure sono sopraggiunte. Ma questo disordine è solo apparente: mentre sembra aderire al libro gioco dell'avventura umana del mondo, in realtà cela un ordine ben saldo, un'accurata sapienza compositura che sa ben dosare e graduare gli effetti e si fonda un ritmo narrativo complesso al tempo stesso agile. Tutto il poema è un continuo susseguirsi di personaggi e di episodi di duelli e battaglie, di imprevisti, incontri, di mostri e magie di castelli incantati, di sterminati viaggi fin sulla luna, il tutto avvolto in un vertiginoso ritmo d'avventura. Il fascino maggiore del poema deriva da questa spontanea mescolanza di realtà e sogno.
Le storie che svolgono i temi dell'amicizia della fedeltà, della lealtà, della prodezza, dello spirito d'avventura, della magnanimità, e al contrario l'infedeltà, l'inganno, il tradimento, della violenza, della superbia, sotto il velo della favola fantasiosa palpita dovunque la vita, colta e rappresentata nella sua inesauribile complessità. Personaggi e vicende non rappresentano quasi mai un'originale invenzione dell'Ariosto, che li ha ripresi dalla tradizione romanzesca, carolingia e bretone, Ariosto assunto il vecchio schema del romanzo cavalleresco come un pretesto fantastico e letterario che gli consentisse un tipo di narrazione varia e avventurosa, una struttura dinamica, atta a esprimere il perenne movimento della vita. Non ha sentito e rivissuto con serietà (né lo poteva) quel mondo ormai da molto. Sul quale proiettare le forme della moderna sensibilità rinascimentale, fondata sulla piena rivalutazione dell'uomo, del suo intelletto, della sua libertà, dei suoi affetti: sulla schietta affermazione della vita terrena, lontana dall'ansia metafisica, dal senso della fragilità e del peccato che avevano caratterizzato drammaticamente la spiritualità medioevale.
In tal modo, il poema cavalleresco è divenuto per l'Ariosto il romanzo delle passioni e degli ideali degli uomini del suo tempo. La rappresentazione dell'esistenza e della natura umana dominata dalla fiducia ottimistica in un'intima razionalità, in una superiore armonia dell'universo, in cui tutti i contrasti si conciliano. Nel poema c'è tutto di tutto di vari motivi, il loro libero armonioso comporsi in una creazione che riflette tutta la realtà, nella sua vicenda cangiante e inesauribile apparentemente disordinata, ma intimamente unitaria, come la natura che crea nuove forme e le compone in un'immagine unica di cosmica bellezza. Al centro del poema come al centro del mondo, di cui esso intende dare una visione totale, è l'uomo visto nella sua libera avventura terrena, nei suoi limiti, nei suoi errori e nelle sue precarie, contrastanti passioni, ma soprattutto nella sua sostanziale dignità, che gli deriva dalle capacità di conciliare il contrastante gioco dei suoi affetti in una luce di razionalità limpida e consapevole. L'Ariosto non mira a creare personaggi autonomi, ma delle figure che riflettono un aspetto tipico della natura umana, valide non tanto in se per sé, ma nei loro continui rapporti con le altre figure. Nel poema non vi è un motivo dominante, così come non vi è un personaggio veramente dominante anche qui più che il particolare, conta l'immagine complessiva, il particolare vive nella sua relazione con il tutto. L'intervento dell'autore si avverte soprattutto nella moralità, rapide osservazioni che condensano volta per volta il significato delle vicende in una semplice quotidiana eppur profonda saggezza e nell'ironia, in quel sorriso leggero che trascorse per tutto il poema e rappresenta l'atteggiamento indulgente e comprensivo con cui il poeta contempla, le azioni dei suoi personaggi, facendoci avvertire dietro abbandoni fantastici del sogno, la presenza di una coscienza vigile che osserva realisticamente uomini e cose. In tutto il poema cogliamo un'anima affabile, indulgente e serena non ignara delle difficoltà del vivere che sa guardare le miserie e le meschinità degli uomini con lo sguardo lucido e disincantato del Machiavelli, ma tende ad un'ideale di mediocrità, cioè alla misura, all'equilibrio di chi non lascia dominare dalle chimere speranze, né dalle angosciose delusioni del sogno oblioso o dalla realtà gretta. E' qui la radice di quell'armonia del poema che i critici hanno sottolineato, conquista morale e al tempo stesso artistica. La visione complessa e vasta, fiduciosa e serena della vita è il risultato di una continua ricerca, di una costruzione sapiente intesa a ritrovare ed ad affermare un superiore ordine nell'apparente caos dell'esistenza. Nasce così il tono medio del Furioso che si trova nei personaggi nella struttura e nello stile. I personaggi oscillano fra una realtà grandiosa e una più umile grandiosità si intreccia alla meschinità, all'espandersi sicuro dell'uomo nel mono si unisce la coscienza dei limiti. Acuto e grave, reale e ideale, ma dal contrasto non si sviluppa il dramma, bensì un'esigenza di conciliazione, attuata in questo tono medio, il suo continuo proporsi, nel suo svolgersi perenne osservato con una fede sicura, non banalmente ottimistica, ma seria e pensosa, nell'uomo e nella vita. Ed è quest'anima rinascimentale del poema.
Un altra modalità di sintesi fatta me
La materia del Furioso non è costituita dalla antiche istituzioni cavalleresche, ormai scadute nella coscienza cinquecentesca, ma quella di una moderna concezione della vita e dell'uomo che è presente e liberamente celebrata in ogni pagina del poema (non è in antitesi, con la vecchia, ma in se stessa disinteressamento, tanto parentale è ormai la sua forza autonoma.)
Ariosto non è affatto indifferente alla propria materia, ma partecipa ad essa con tutto il suo impegno. E' egli stesso che la suscita trasformando così il poema cavalleresco in romanzo contemporaneo, nel romanzo cioè delle passioni e aspirazioni degli uomini del suo tempo. Ciò è avvenuto grazie alla condizione di straordinaria saggezza che l'Ariosto aveva saputo attingere da un'attiva esperienza della vita, una saggezza che consiste in un'apertura serena e cordiale verso il mondo, fondato sula conoscenza dell'uomo, della sua varia e contraddittoria natura, e sull'accettazione della realtà in tutti i suoi aspetti.
L'atteggiamento di apertura al mondo induce il poeta a rivolgersi con interesse egualmente vivo a ogni manifestazione, a ogni sentimento, senza risolversi in nessuno di essi in particolare l'Ariosto non mirava a creare figure autonome ma creare figure che riflettessero soltanto un aspetto tipico della natura umana e non già che ne esaurissero l'infinita varietà ecco perché la vita dei personaggi non è mai approfondita, ciò evita che essi chiudono in sé stessi, bloccando il movimento narrativo e concentrando sul proprio caso tutta l'attenzione del lettore. Ecco perché nel Furioso nessun personaggio racchiude in sé tutto lo spirito dell'opera. Alla varietà dei personaggi corrispondono un'altrettanta pluralità di motivi di cui nessuno preminente. Accanto ai temi virtuosi dell'amore dell'amicizia, della fedeltà, della desolazione, della gentilezza, abbiamo temi dell'infedeltà, dell'inganno del tradimento, della superbia, della violenza e della crudeltà. Temi che si intrecciano tra loro condizionandosi a vicenda. L'arte è quella che mira ad una complessa rappresentazione delle vite, tutte le figure e i temi non sono perfettamente fusi, ma sono di risultati episodici. L'opera si presenta unita e armonica. L'unità è il risultato di una serie infinita di moti della vita universale, compresenti nella loro tonalità all'intelletto dello scrittore che li abbraccia e li rappresenta nei loro rapporti sempre diversi e inesauribili. Anche se il poema sembra dominato dal caso in realtà è la mente dell'Ariosto che ne predispone, tutte le implicazioni e ne amministra con mano ferma e sicura gli impulsi e le energie. L'unità del Furioso non è altro che l'opera di sapiente, armonizzazione che l'Ariosto ha saputo compiere per ridurre a cordiale e naturale convivenza i molteplici temi anche contrastanti di cui il poema è contesto. Un'opera che solo lo scrittore può rappresentare in quanto uomo dell'arte può rappresentare interpretando e rappresentando la vita degli uomini della natura, soggetti a impulsi esterni e vittime di se stessi. Lo scrittore è ormai fuori dalla vita interprete degli impulsi è colui che dopo averli conosciuti tutti nella loro esistenza e nelle loro contraddizioni, può controllarli interamente e quindi raffigurarle con lucido coordinamento. La condizione di eccezionale libertà conferisce all'Ariosto quella sua rara virtù di sacro e obbiettivo distacco, quella autentica saggezza giudicata nell'indifferenza o superficialità.
Riassunto:
Il Furioso si riallaccia all'Orlando Innamorato del Boiardo, aggiungendo parti e concludendolo e come il Boiardo l'Ariosto accetta la fusione dei due cieli cavallereschi e d'avventura, dando una precisa prevalenza al secondo. L'avventura, soprattutto col ritmo agile e sempre imprevedibile sembra imporre la propria legge al poema, si che esso si presenta come una trama fittissima di personaggi e vicende composta da innumerevoli fili che l'Ariosto continuamente annoda, discioglie, ricompone. L'andamento del poema assume in tal modo l'aspetto di inestricabile groviglio, tanto più che il poeta interrompe il racconto di una vicenda nel momento più avvincente, per inserire il racconto di un altra e riprende la prima dopo molti canti, quando numerose altre avventure sono sopraggiunte. Ma questo disordine è solo apparente: mentre sembra aderire al libro gioco dell'avventura umana del mondo, in realtà cela un ordine ben saldo, un'accurata sapienza compositura che sa ben dosare e graduare gli effetti e si fonda un ritmo narrativo complesso al tempo stesso agile. Tutto il poema è un continuo susseguirsi di personaggi e di episodi di duelli e battaglie, di imprevisti, incontri, di mostri e magie di castelli incantati, di sterminati viaggi fin sulla luna, il tutto avvolto in un vertiginoso ritmo d'avventura. Il fascino maggiore del poema deriva da questa spontanea mescolanza di realtà e sogno.
Le storie che svolgono i temi dell'amicizia della fedeltà, della lealtà, della prodezza, dello spirito d'avventura, della magnanimità, e al contrario l'infedeltà, l'inganno, il tradimento, della violenza, della superbia, sotto il velo della favola fantasiosa palpita dovunque la vita, colta e rappresentata nella sua inesauribile complessità. Personaggi e vicende non rappresentano quasi mai un'originale invenzione dell'Ariosto, che li ha ripresi dalla tradizione romanzesca, carolingia e bretone, Ariosto assunto il vecchio schema del romanzo cavalleresco come un pretesto fantastico e letterario che gli consentisse un tipo di narrazione varia e avventurosa, una struttura dinamica, atta a esprimere il perenne movimento della vita. Non ha sentito e rivissuto con serietà (né lo poteva) quel mondo ormai da molto. Sul quale proiettare le forme della moderna sensibilità rinascimentale, fondata sulla piena rivalutazione dell'uomo, del suo intelletto, della sua libertà, dei suoi affetti: sulla schietta affermazione della vita terrena, lontana dall'ansia metafisica, dal senso della fragilità e del peccato che avevano caratterizzato drammaticamente la spiritualità medioevale.
In tal modo, il poema cavalleresco è divenuto per l'Ariosto il romanzo delle passioni e degli ideali degli uomini del suo tempo. La rappresentazione dell'esistenza e della natura umana dominata dalla fiducia ottimistica in un'intima razionalità, in una superiore armonia dell'universo, in cui tutti i contrasti si conciliano. Nel poema c'è tutto di tutto di vari motivi, il loro libero armonioso comporsi in una creazione che riflette tutta la realtà, nella sua vicenda cangiante e inesauribile apparentemente disordinata, ma intimamente unitaria, come la natura che crea nuove forme e le compone in un'immagine unica di cosmica bellezza. Al centro del poema come al centro del mondo, di cui esso intende dare una visione totale, è l'uomo visto nella sua libera avventura terrena, nei suoi limiti, nei suoi errori e nelle sue precarie, contrastanti passioni, ma soprattutto nella sua sostanziale dignità, che gli deriva dalle capacità di conciliare il contrastante gioco dei suoi affetti in una luce di razionalità limpida e consapevole. L'Ariosto non mira a creare personaggi autonomi, ma delle figure che riflettono un aspetto tipico della natura umana, valide non tanto in se per sé, ma nei loro continui rapporti con le altre figure. Nel poema non vi è un motivo dominante, così come non vi è un personaggio veramente dominante anche qui più che il particolare, conta l'immagine complessiva, il particolare vive nella sua relazione con il tutto. L'intervento dell'autore si avverte soprattutto nella moralità, rapide osservazioni che condensano volta per volta il significato delle vicende in una semplice quotidiana eppur profonda saggezza e nell'ironia, in quel sorriso leggero che trascorse per tutto il poema e rappresenta l'atteggiamento indulgente e comprensivo con cui il poeta contempla, le azioni dei suoi personaggi, facendoci avvertire dietro abbandoni fantastici del sogno, la presenza di una coscienza vigile che osserva realisticamente uomini e cose. In tutto il poema cogliamo un'anima affabile, indulgente e serena non ignara delle difficoltà del vivere che sa guardare le miserie e le meschinità degli uomini con lo sguardo lucido e disincantato del Machiavelli, ma tende ad un'ideale di mediocrità, cioè alla misura, all'equilibrio di chi non lascia dominare dalle chimere speranze, né dalle angosciose delusioni del sogno oblioso o dalla realtà gretta. E' qui la radice di quell'armonia del poema che i critici hanno sottolineato, conquista morale e al tempo stesso artistica. La visione complessa e vasta, fiduciosa e serena della vita è il risultato di una continua ricerca, di una costruzione sapiente intesa a ritrovare ed ad affermare un superiore ordine nell'apparente caos dell'esistenza. Nasce così il tono medio del Furioso che si trova nei personaggi nella struttura e nello stile. I personaggi oscillano fra una realtà grandiosa e una più umile grandiosità si intreccia alla meschinità, all'espandersi sicuro dell'uomo nel mono si unisce la coscienza dei limiti. Acuto e grave, reale e ideale, ma dal contrasto non si sviluppa il dramma, bensì un'esigenza di conciliazione, attuata in questo tono medio, il suo continuo proporsi, nel suo svolgersi perenne osservato con una fede sicura, non banalmente ottimistica, ma seria e pensosa, nell'uomo e nella vita. Ed è quest'anima rinascimentale del poema.
Un altra modalità di sintesi fatta me
La materia del Furioso non è costituita dalla antiche istituzioni cavalleresche, ormai scadute nella coscienza cinquecentesca, ma quella di una moderna concezione della vita e dell'uomo che è presente e liberamente celebrata in ogni pagina del poema (non è in antitesi, con la vecchia, ma in se stessa disinteressamento, tanto parentale è ormai la sua forza autonoma.)
Ariosto non è affatto indifferente alla propria materia, ma partecipa ad essa con tutto il suo impegno. E' egli stesso che la suscita trasformando così il poema cavalleresco in romanzo contemporaneo, nel romanzo cioè delle passioni e aspirazioni degli uomini del suo tempo. Ciò è avvenuto grazie alla condizione di straordinaria saggezza che l'Ariosto aveva saputo attingere da un'attiva esperienza della vita, una saggezza che consiste in un'apertura serena e cordiale verso il mondo, fondato sula conoscenza dell'uomo, della sua varia e contraddittoria natura, e sull'accettazione della realtà in tutti i suoi aspetti.
L'atteggiamento di apertura al mondo induce il poeta a rivolgersi con interesse egualmente vivo a ogni manifestazione, a ogni sentimento, senza risolversi in nessuno di essi in particolare l'Ariosto non mirava a creare figure autonome ma creare figure che riflettessero soltanto un aspetto tipico della natura umana e non già che ne esaurissero l'infinita varietà ecco perché la vita dei personaggi non è mai approfondita, ciò evita che essi chiudono in sé stessi, bloccando il movimento narrativo e concentrando sul proprio caso tutta l'attenzione del lettore. Ecco perché nel Furioso nessun personaggio racchiude in sé tutto lo spirito dell'opera. Alla varietà dei personaggi corrispondono un'altrettanta pluralità di motivi di cui nessuno preminente. Accanto ai temi virtuosi dell'amore dell'amicizia, della fedeltà, della desolazione, della gentilezza, abbiamo temi dell'infedeltà, dell'inganno del tradimento, della superbia, della violenza e della crudeltà. Temi che si intrecciano tra loro condizionandosi a vicenda. L'arte è quella che mira ad una complessa rappresentazione delle vite, tutte le figure e i temi non sono perfettamente fusi, ma sono di risultati episodici. L'opera si presenta unita e armonica. L'unità è il risultato di una serie infinita di moti della vita universale, compresenti nella loro tonalità all'intelletto dello scrittore che li abbraccia e li rappresenta nei loro rapporti sempre diversi e inesauribili. Anche se il poema sembra dominato dal caso in realtà è la mente dell'Ariosto che ne predispone, tutte le implicazioni e ne amministra con mano ferma e sicura gli impulsi e le energie. L'unità del Furioso non è altro che l'opera di sapiente, armonizzazione che l'Ariosto ha saputo compiere per ridurre a cordiale e naturale convivenza i molteplici temi anche contrastanti di cui il poema è contesto. Un'opera che solo lo scrittore può rappresentare in quanto uomo dell'arte può rappresentare interpretando e rappresentando la vita degli uomini della natura, soggetti a impulsi esterni e vittime di se stessi. Lo scrittore è ormai fuori dalla vita interprete degli impulsi è colui che dopo averli conosciuti tutti nella loro esistenza e nelle loro contraddizioni, può controllarli interamente e quindi raffigurarle con lucido coordinamento. La condizione di eccezionale libertà conferisce all'Ariosto quella sua rara virtù di sacro e obbiettivo distacco, quella autentica saggezza giudicata nell'indifferenza o superficialità.