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La Controriforma cattolica


Riassunto:

Gli ultimi decenni del secolo sono rappresentati da un processo di esaurimento delle forme rinascimentali da una lenta trasformazione che conduce alle soglie della nuova civiltà barocca del secolo XVII.
Questi decenni sono dominati dalla controriforma Cattolica, che informa di sé le attività pratiche e anche la cultura. Rappresentò essa innanzi tutto l'esigenza di un rinnovamento della Chiesa nello spirito e nella struttura, per opporsi al poderoso assalto della Riforma protestante. Ma dopo il concilio di Trento, che portò ad una sistemazione del contenuto dogmatico e della disciplina gerarchica, la Chiesa passò al contrattacco, sia rivolgendosi con ardore missionario alla conquista spirituale dei territori extra europei, sia cercando di ridestare nell'Europa cattolica un rinnovato ardore religioso. Quest'opera di difesa e restaurazione ebbe carattere essenzialmente conservatore, fu soprattutto l'imposizione di una disciplina di vita e di costume. Timoroso del periodo sempre incombente della riforma, la Chiesa cercò di fermare ogni manifestazione di libero pensiero o per lo meno di circondarla entro i limiti di un'ortodossia rigorosa, ricorrendo al Tribunale dell'Inquisizione e all'aiuto del braccio secolare, cioè del potere politico, gravò per molti decenni sull'Europa, segnando il temporaneo declino dello spirito di tolleranza e di libera ricerca che era stata la manifestazione più significativa della civiltà rinascimentale.
In Italia gli uomini di cultura si piegarono alle esigenze del nuovo clima di austerità, molto spesso per convenienza ma non soltanto per questo. Infatti in un Italia umiliata soggetta al predominio spagnolo, la Chiesa rappresentava in qualche modo una ragione d'orgoglio e dignità nazionale e d'altra parte essa cercò di conciliarsi con la cultura umanistica, sia pure inquadrandola in una visione religiosa, come aveva cercato di fare anche nel passato. In realtà la civiltà rinascimentale italiana aveva ormai perduto ogni virtù espansiva e si stava adagiando in uno stanco ideale di decoro formale, in una concezione della svolta soprattutto alla ricerca del piacere e dell'utile individuale. Ogni autentico entusiasmo morale era ormai tramontato insieme col crollo della libertà italiana e delle idealità ad essa legate. Anche l'arte si staccava sempre più dalla sorgente viva della coscienza raggelandosi in un classicismo formale, fondato su una minuta e pesante precettistica. Era l'estrema parabola discendente del sogno di una vita perfetta e di un arte perfetta, che avevano cercato di realizzarsi nell'aristocratico ambiente della corte, staccandosi però nel contempo, da un serio impegno con la realtà. La letteratura era ormai legata all'accademia, cioè ad una ristretta minoranza intellettuale, che non era riuscita ne lo aveva voluto a diffondere gli ideali rinascimentali fra il popolo, a far si che essi trovassero una concreta attrazione nella sostanza della vita collettiva. Si veniva così a sancire il trionfo della forma sul contenuto, dell'eleganza sulla verità. Su di una società ormai scettica e stanca, la Chiesa poté restaurare un senso di moralità e di entusiasmo religioso. Ma questo risveglio si attuò solo parzialmente ed'altra parte le limitazioni imposte alla libertà di pensiero impedivano che si realizzasse un vero rinnovamento. Anche qui l'azione delle Controriforme fu troppo limitata a esigenze immediatamente pratico-organizzative. Questa istanza religiosa riportava nelle coscienze il senso del peccato del limite umano, tanto più sentito in un momento in cui il senso concreto di una disfatta e della conseguente crisi spirituale, economica, politica, incrinavano la fiducia rinascimentale nella vita. Un senso di insicurezza, di fragilità domina la nuova visione dell'uomo, che è sentito soggetto al flusso alterno e cieco della nuova visione dell'uomo, che è sentito soggetto al flusso alterno e cieco della fortuna. E' un motivo, già apparso nel Guicciardini, si approfondisce drammaticamente del Tasso, per trapassare nella civiltà barocca del '600.


La letteratura dell'età Controriformista
La letteratura di questa età è caratterizzata da un'estrema e raffinata elaborazione formale. A ciò si aggiunge la tendenza a giustificare l'opera mediante trattati di arte poetica, nei quali mentre si cerca di dimostrare la piena regolarità dell'opera stessa, secondo i precetti desunti dalla Poetica di Aristotele, si esprime anche un senso di fastidio verso le regole, l'irrequieta tendenza al nuovo, un bisogno, per quanto esteriore di originalità. Altro elemento essenziale è il proposito moraleggiante, in ossequio alle Controriforme, unito alla preoccupazione del parlare ortodosso e del rispetto delle norme meno morali. Si tratta quasi sempre di un'ossequio esteriore: prevale, in realtà, un ispirazione sensuale, una ricerca di disimpegno ideologico, di un'arte intesa a procurare il piacere.
Esempio.
In Tasso il dissidio culturale e letterario di questa età assume un più drammatico carattere interiore e assurge a una nuova poesia.

Un settore di notevole impegno nella produzione di questa età, fu la trattatistica storica e politica. Continuò per tutto il secolo l'appassionata disputa sulla nuova scienza scoperta dal Machiavelli. il trionfante assolutismo rivela l'esattezza e la validità delle spiegate diagnosi machiavelliane sullo stato come potenza autonoma e accentratrice, ma d'altra parte la Controriforma faceva sentire in tutto la sua gravità e urgenza il problema del necessario rapporto tra politica e morale. I politici dell'ultimo 500 e 600 ricercarono la possibilità di conciliazione, partendo però da un'analisi spregiudicata dell'assolutismo. Non potendo rifarsi alle pagine del Machiavelli, esecrato e scomunicato ricorsero all'espediente del Tacitismo: ripeterono cioè, le più ardite analisi del fiorentino, affermando di desumarle dal testo, di un grande storico Catino, Tacito.
Tcitismo ed esigenze controriformiste ispirano le pagine dei migliori storici del tempo, ricordiamo tra essi i fiorentini Benedetto Varchi (1503-65) e Bernardo Signi (1504-56) e il veneziano Paolo Paruta (1540-98).Il più importante teorico della politica fu il piemontese Giovanni Botero. La sua opera più celebre, nella quale è notevole il tentativo di conciliazione fra la sfera politica e quella etica religiosa, fu il Della Ragione di stato (1589). In essa è implicato il concetto che lo stato, per sua alta moralità individuale. Su questa via i teorici del tardo Cinquecento e del primo '600 oscillarono fra una sofferta esigenza morale e la giustificazione dell'Assolutismo.



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